Capitolo Uno

1264 Words
Capitolo UnoDurante il suo volo per Inverness, in Scozia, Clarice ricontrollò i dettagli della sua prossima destinazione: Moss Cottage sull’Isola di Skye. Prometteva dei paesaggi incontaminati, un’atmosfera accogliente e, cosa più importante, un luogo tranquillo in cui rifugiarsi e dimenticare il caos della vita moderna. Era questo che cercava: un modo per evadere. Lontano dalle distrazioni della vita a Londra, via dal costante squillare del suo telefono, notifiche di email o tweet. Lontano dai ricordi della vita che aveva condiviso con Alan prima che lo beccasse mentre la tradiva. Una volta arrivata al cottage, avrebbe inviato un messaggio a Lily, la sua migliore amica. Era stata proprio lei a suggerirle di andare sull’Isola di Skye. Clarice si era ripromessa di staccare la spina. Dalle nove alle cinque sarebbe stata scollegata con il resto del mondo, cercando di concentrarsi su un compito alla volta. Dopo aver lanciato un’occhiata al finestrino – stavano cominciando la discesa su una fitta coltre di nuvole – sfogliò la pagina, leggendo nuovamente il retro del suo opuscolo. Le attrazioni locali includono passeggiate in mezzo alla natura, in spiaggia, e tra le colline. Camminare era l’unica cosa da fare sull’isola secondo l’opuscolo. Ci sarà l’elettricità, giusto? Clarice continuò a leggere l’altro lato ed esaminò le immagini. C’era una lampada in una foto, e questo suggeriva ci sarebbe stata l’energia elettrica… finché avrebbe potuto usare il suo portatile, tutto sarebbe andato bene. Non appena il piccolo aeromobile toccò terra, sentì una scarica di eccitazione nel petto. Presto, a poco più di tre ore di auto, avrebbe raggiunto la sua destinazione. « Per favore, restate seduti ai vostri posti finché non si sarà spento il segnale luminoso,» il capitano disse con voce quasi robotica. Clarice sorrise. Non sarebbe successo. Metà di queste persone avrebbe preso bagagli e cellulare prima di essere atterrati. Si piegò per osservare fuori dal finestrino. Durante il volo la vista era stata ostruita da una spessa coltre di nubi, molto più in basso dell’altitudine dell’aereo. Adesso, il mondo esterno appariva esattamente come ci si aspetterebbe in Scozia d’autunno: grigio e umido. Che importa, non uscirò da casa, almeno non spesso. Clarice fece un respiro profondo, cercando di rilassarsi. Non aveva mai fatto niente di simile. Lasciarsi tutto alle spalle per alcune settimane di totale solitudine. Tuttavia, questa volta era necessario. Cercare di capire se potesse ottenere maggiore flessibilità per la consegna del suo prossimo libro, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Il suo editore le stava col fiato sul collo. Apparentemente, una malattia mortale non era una scusa sufficiente per rinviare la data di pubblicazione. Una rottura travagliata e conseguente crisi esistenziale non contavano. Per questo Clarice era stata costretta a prendere delle misure drastiche per finire in tempo il suo manoscritto. Finalmente, il segnale si spense con il consueto suono e, poco dopo, le porte dell’aereo si aprirono. Clarice salutò con un sorriso l’anziano signore seduto al suo fianco. Il volo era stato relativamente breve, ma era ancora sorpresa che non le avesse mai rivolto la parola. Lui annuì, poi si unì alla folla di impazienti passeggeri. Era un aeroporto piccolo, quindi niente lussuosi corridoi che conducevano dall’aereo alla porta. Tutti i passeggeri presero le scale mobili per dirigersi al ritiro bagagli. Anche le valigie arrivarono con strumenti di bassa tecnologia: su dei carrelli in bella vista. Clarice prese il suo bagaglio e cominciò a camminare. Dopo aver vagato senza meta, vide il cartello dell’auto in affitto. Alan si occupava di questi dettagli durante i loro viaggi, ma adesso dipendeva da lei. Quanto può essere difficile? A quanto pare, prendere un’auto ordinata in precedenza, non lo è per niente. Comunque, Clarice era ancora nervosa quando si sedette al posto del conducente e cominciò a sfogliare i suoi appunti con i percorsi per raggiungere l’Isola di Skye. Sembrava abbastanza semplice, non c’erano molte strade da scegliere. Anche la mappa sul cellulare di Clarice era d’accordo. Dopo aver preso un respiro profondo, girò la chiave. Fino ad ora tutto bene, adesso mancava solo l’ultimo sforzo. Per quanto interessante, il viaggio verso l’Isola di Skye non la preparò alla bellezza che si ritrovò di fronte. Imponenti scogliere nere spiccavano dalle nubi. La vegetazione non era molto fitta, solamente erbe e muschi con qualche albero sparso. Sebbene la strada scomparisse nel paesaggio, Clarice si sentì in vena di esplorare, scoprendo quella misteriosa terra per la prima volta. Dopo la curva, rallentò istintivamente, sia per le vetture provenienti dalla direzione opposta – molto sporadiche – sia per ammirare il paesaggio. Attraversò qualche cittadina, ma per la maggior parte, l’isola sembrava incontaminata e quasi deserta. La strada divenne più stretta quando avanzò con riluttanza. Ogni mappa che aveva stampato, anche quella del navigatore satellitare, confermava che avesse preso la direzione giusta. Alla fine, raggiunse una piccola comunità che secondo Google era distante circa venti minuti dalla sua destinazione. Definirlo paesino il gruppo di case che trovò, sarebbe stato esagerato. Fortunatamente in uno degli edifici vide un negozietto che vendeva beni di prima necessità. Clarice parcheggiò e si affrettò a fare un po’ di spesa così non avrebbe dovuto lasciare il cottage per almeno un paio di giorni. «Salve?» esclamò dopo essere entrata. Nessuna risposta. Si guardò intorno nel negozio poco illuminato. Sembrava un soggiorno, con qualche scaffale di cibarie, legna da ardere e attrezzatura da campeggio. «Con permesso?» chiese. Finalmente, da una porta in fondo a una stanza, apparve un anziano signore. «Ah, un cliente!» le sorrise, e quell’azione accentuò ogni ruga del suo viso. «Come posso aiutarla?» «Ho solamente bisogno di comprare qualcosa,» Clarice spiegò, sorridendo nervosamente mentre adocchiava dei biscotti su uno scaffale. «Aye, certo. Faccia pure un giro. Se ha bisogno di qualcosa di specifico, forse avremo bisogno di ordinarlo.» Clarice annuì e prese delle confezioni di biscotti. Era un’abitudine sgranocchiarli mentre scriveva, soprattutto quando la scrittura è il tuo lavoro e le dedichi tutto il tuo tempo. Non sapeva in che altro modo affrontare la scadenza per la consegna del suo libro. Prese anche del pane, uova, e altri oggetti essenziali, poi andò verso il bancone dove l’anziano signore la stava aspettando. Non aveva nemmeno una cassa. Scrisse tutto su un taccuino e fece il calcolo mentalmente. «Dove alloggerà, se posso chiedere?» le porse un foglio con il totale: £20.78. Aveva una scrittura tremolante. Clarice rimase in silenzio, chiedendosi se fosse saggio rispondere. Diamine, questo posto è così piccolo che probabilmente lo scoprirà lo stesso. Non sei più a Londra! «Moss Cottage. In fondo alla strada suppongo?» «Ah sì. La vecchia fattoria McMillan. Posto adorabile, molto tranquillo. Solo…» sollevò la mano in maniera solenne. «Attenta all’orso.» «Grazie. Umm, aspetti, quale orso?» Clarice chiese. «Sulle colline della fattoria. Tenga gli occhi aperti se andrà in giro da sola. Soprattutto la sera.» Clarice fissò il viso dell’uomo, cercando di capire se volesse prenderla in giro, ma aveva un’espressione seria. «Non sapevo ci fossero orsi in Scozia.» L’uomo sogghignò. «Be’, secondo le autorità, non ce ne sono, ma noi lo abbiamo visto. Un tipo enorme, potrebbe farla a pezzi.» L’espressione dell’uomo tornò seria. «Ma basta con queste storie, sembra una lass facilmente impressionabile, farà attenzione. Si goda la vacanza.» Sorrise ancora, la sua pelle segnata dal tempo si piegò in piccolissime rughe. «Uhh, grazie.» «Arrivederci!» Tornata in auto, Clarice provò a scrollarsi di dosso quella sensazione di disagio. Un orso. Qui? È ridicolo, giusto? Per quanto ne sapeva, non c’erano orsi nel Regno Unito. Salvo che non fossero scappati da uno zoo. No, forse il vecchio si era goduto il suo Scotch un po’ troppo. Doveva essere questo il motivo.
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