II - ISOLAMENTO
Se qualcuno avesse guardato da vicino, ecco cosa avrebbe potuto notare.
Tutti portavano lunghi mantelli, stracciati e rattoppati ma molto ampi, tanto che, al bisogno, potevano coprirli fino agli occhi, schermo contro la tramontana e la curiosità. Sotto quei mantelli si muovevano agilmente. I più avevano un fazzoletto avvolto intorno al capo, una rudimentale forma di turbante già in uso in Spagna. Quel copricapo non era insolito in Inghilterra. A quei tempi, nel Nord andava di moda tutto ciò che veniva dal Sud. Forse perché il Nord dominava il Sud. Trionfava sul Sud e lo ammirava. Dopo la disfatta dell' Armada , alla corte di Elisabetta diventò di moda parlare castigliano. Parlare inglese alla corte della regina d'Inghilterra era quasi “shocking”. Sottoporsi in una certa misura ai costumi di coloro sui quali si detta legge è un’usanza del vincitore barbaro, quando il vinto ha una certa raffinatezza; il tartaro ammira e imita il cinese. Ecco perché la moda castigliana penetrò in Inghilterra, in compenso gli interessi inglesi s'infiltravano in Spagna.
Uno degli uomini che si stavano imbarcando aveva l'aria del capo. Aveva ai piedi scarpe di corda ed era bardato di cenci guarniti di passamani dorati e un panciotto tutto lustrini, che luccicava sotto la cappa, come un ventre di pesce. Un altro aveva calato sul volto un cappellaccio a forma di sombrero, ma senza il buco per la pipa, cosa che denotava un uomo colto.
Il bambino, sopra gli stracci, era avvolto in una casacca da marinaio che gli arrivava fino alle ginocchia, secondo il principio per il quale una giacca da uomo fa le veci di un cappotto da bambino.
Dalla statura si sarebbe detto un ragazzo di dieci o undici anni. Era scalzo.
Il padrone e i due marinai erano la ciurma dell’orca, la quale, probabilmente, proveniva dalla Spagna, o vi tornava: senza dubbio trafficava di nascosto da una costa all’altra.
Le persone che stavano per imbarcarsi parlavano sommessamente fra loro.
Il loro bisbiglio era composito: ora una parola in castigliano, ora in tedesco, ora in francese, qualche volta in gallese, qualche volta in basco. Era un dialetto, o forse un gergo.
Sembrava fossero di tutte le nazioni, ma della stessa banda.
Anche l'equipaggio probabilmente era dei loro. In quell’imbarco si intuiva una grande complicità.
Quella brigata pittoresca sembrava una combriccola di camerati, o forse anche una masnada di complici.
Se l’aria fosse stata un po’ più chiara, guardando con più attenzione si sarebbe visto che avevano corone e scapolari mezzi nascosti negli stracci. Una delle presunte donne teneva un rosario quasi simile, per la grossezza dei grani, a quelli dei dervisci, ed era chiaramente un rosario irlandese di Llanymthefry, detto anche Llanandiffry.
Allo stesso modo, se ci fosse stata meno oscurità, sulla prua dell'orca si sarebbe notata la scultura dorata di una Nuestra-Señora con niño . Si trattava probabilmente della Madonna basca, una specie di Vergine degli antichi cantabri. Sotto la statuetta, che faceva le veci della prua, c’era una lanterna, spenta in quel momento, eccesso di precauzione che indicava una grande voglia di nascondersi. Quella lanterna serviva a due scopi: quando era accesa ardeva per la Vergine e illuminava il mare, insomma un fanale che funzionava anche da cero.
Il tagliamare, lungo, ricurvo e appuntito sotto il bompresso, spuntava dalla prua come un corno di mezzaluna. All'attaccatura di questo tagliamare, ai piedi della Vergine, c’era un angelo inginocchiato, addossato alla ruota di prua, con le ali piegate, intento a scrutare l'orizzonte con un cannocchiale. L'angelo era dorato come la Madonna.
Nel tagliamare c’erano fessure e osteriggi per lasciar passare le onde, ulteriore occasione di dorature e arabeschi.
Sotto la Madonna era scritta a lettere maiuscole dorate la parola Matutina , nome della nave, che in quel momento non si poteva leggere a causa dell’oscurità.
Ai piedi della scogliera era ammucchiato con il disordine e la confusione di chi parte, il carico che i viaggiatori portavano con sé, e che, grazie alla tavola che faceva da ponte, passava velocemente dalla riva nella barca. Sacchi di biscotti, un bariletto di stock-fish , una cassa di cibi da conservare, tre barili: uno d'acqua dolce, uno di malto e uno di catrame; quattro o cinque bottiglie di birra, un vecchio portamantelli chiuso da fibbie, bauli, casse, una balla di stoppa per torce e segnali, questo era il carico. Quegli straccioni avevano delle valigie, indizio forse di una vita nomade; i mendicanti ambulanti sono costretti ad avere qualcosa, qualche volta spiccherebbero volentieri il volo come gli uccelli, ma non possono, a meno di non abbandonare ciò che gli serve per vivere. Hanno necessità di casse di attrezzi e ordigni di lavoro, quale che sia la loro professione errante. Questi si trascinavano dietro quel bagaglio, certo di grande impaccio, in chissà quante occasioni.
Sicuramente non era stato facile trasportare tutta quella roba fino alla scogliera. Del resto, ciò rivelava che se ne andavano per sempre da quei luoghi. Non c'era tempo da perdere: era un continuo passaggio dalla riva alla barca e dalla barca alla riva; tutti davano una mano, chi portava un sacco, chi una cassa. Quelle che sembravano donne lavoravano come gli altri. Si sovraccaricava anche il bambino.
Non sappiamo se quel ragazzino avesse i suoi genitori in quella combriccola. Nessuno si occupava di lui. Lo facevano lavorare e basta, non sembrava un bambino in una famiglia, ma uno schiavo in una tribù. Serviva tutti, ma nessuno gli diceva una parola.
Comunque, faceva in fretta, e come tutta quella misteriosa cricca, sembrava che non pensasse ad altro che a imbarcarsi il più presto possibile. Ne conosceva il motivo? Probabilmente no. Si affrettava in modo meccanico, perché vedeva che gli altri si muovevano in fretta.
L'orca aveva un ponte. Il fissaggio del carico nella stiva fu fatto velocemente, era arrivato il momento di prendere il largo. L'ultima cassa era già stata portata sul ponte, restavano da imbarcare solo gli uomini. I due del gruppo che sembravano donne erano già a bordo; gli altri sei, tra cui il bambino, erano ancora sulla spianata bassa della scogliera. L’imbarcazione si dispose a partire, il padrone si mise al timone, un marinaio prese un'ascia per troncare la gomena d’ormeggio. Tagliare una gomena è segno che si ha una gran fretta, normalmente viene sciolta. Andamos , disse sottovoce quello dei sei che sembrava il capo e che aveva gli stracci coperti di lustrini. Il bambino si precipitò sulla tavola per passare per primo. Appena vi mise sopra il piede due uomini gli si lanciarono contro rischiando di farlo cadere in acqua, un terzo lo scostò con il gomito, il quarto lo spinse indietro con il pugno e seguì il terzo, il quinto, che era il capo, più che entrare saltò nella barca e spinse via con il tallone la tavola che cadde in mare; un colpo d'ascia tagliò l'ormeggio, la barra del timone virò, la nave abbandonò la riva e il bambino rimase a terra.