“Ed è per questo che hai attaccato Norkrak?”
Alucard annuì, fissando le fiamme danzanti di fronte a lui.
“Il resto lo sai già.”
Un lampo illuminò la sua mente all’improvviso, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento.
“A proposito, non ti ho raccontato la parte più importante di tutte!” esclamò con un sorriso sarcastico.
Ivy lo fissò confusa, corrugando la fronte.
“Angel è tornato in vita.”
A quelle parole il volto della principessa si rabbuiò di colpo, mentre ogni cosa le tornava alla mente. Il suo volto disgustoso, il suo sorriso crudele, la sua voce fastidiosa. L’irruzione alla base, i corpi senza vita di Emily e il barista, e infine il sacrificio di Alucard.
“Nitros ha pensato bene di riportare in vita anche lui, ma è evidente che l’idea era di Dracula.” continuò il vampiro senza accorgersi dell’effetto che la sua rivelazione aveva avuto sulla ragazza.
“Non voglio essere rapita di nuovo da lui…”
Alucard alzò lo sguardo, sorpreso. Ivy teneva il capo abbassato e sembrava che stesse combattendo contro le lacrime.
“Non succederà, te lo prometto.”
La principessa guardò il vampiro negli occhi e lui le sorrise dolcemente, sorprendendola. Quelle semplici parole, accompagnate dal suo sorriso, erano bastate a cancellare ogni sua preoccupazione e allora anche le sue labbra si distesero in un sorriso sereno.
“È meglio se ti riposi ora, domani ci aspetta una lunga camminata se vogliamo arrivare in città prima del tramonto.” le suggerì il vampiro.
“Sì, forse hai ragione.” confermò Ivy stendendosi vicino al fuoco.
Si rigirò un paio di volte in cerca di una posizione confortevole, ma il terreno roccioso non le forniva molte possibilità.
“Non è che avresti…”
Alucard posò il mantello sopra di lei, come se le avesse letto nel pensiero.
“È abbastanza grande per raggomitolartici dentro.” disse tornando a sedersi.
“Grazie.” mormorò Ivy assaporando il suo profumo.
Sapeva di ginepro e muschio nero, chissà se nascondeva qualche boccetta nella tasca interna del cappotto o era proprio la sua pelle ad emanare quella fragranza fresca e intrigante. Qualunque fosse il suo segreto, adorava quel profumo e, soprattutto, adorava addormentarsi nel suo abbraccio.
Si avvolse nel mantello come una crisalide nera e si addormentò su un fianco, il volto rivolto verso le fiamme. Alucard la guardò a lungo coi suoi profondi occhi azzurri, prima di alzarsi e avvicinarsi all’ingresso della caverna. Quali erano i veri piani di Dracula? Cos’aveva fatto per tutto quel tempo, cosa stava architettando? A cosa gli era servita la farsa dei Dalv? E i demoni ancestrali? Qual era il filo che collegava tutte quelle cose apparentemente prive di senso?
I suoi pensieri furono interrotti da una sensazione strana, come se una mano gelida avesse sfiorato la sua schiena. Si guardò intorno con circospezione, ma non c’era nessuno a parte loro due. Scosse la testa, solo il pensiero di Dracula gli faceva venire allucinazioni e paranoie.
Dracula e Uber erano in combutta? Non si era mai fatto tanti scrupoli ad allearsi anche coi peggiori nemici dei vampiri pur di raggiungere il suo scopo, ma qual era quello scopo? La conquista di Norkrak? Cos’aveva Norkrak di così importante, che benefici avrebbe potuto portargli il titolo di re dei vampiri? I suoi poteri superavano quelli di qualsiasi altro vampiro, forse anche di Kain stesso, cosa sperava di ottenere prendendo il suo posto sul trono, cosa che non avesse già?
Rabbrividì di nuovo e questa volta ebbe la conferma che c’era qualcosa che non andava. Evocò l’Astaroth, i suoi sensi di vampiro avevano appena fatto scattare l’allarme. Si guardò intorno, guardingo, ma non percepì nessun’altra presenza nella grotta. Eppure c’era qualcosa di sbagliato, qualcosa che gli sfuggiva. Si inginocchiò e appoggiò le mani al terreno innalzando un muro di pietra che ostruì l’entrata della caverna. Qualunque cosa si annidasse là fuori, avrebbe dovuto abbattere l’Anatema della terra per entrare.
Tornò a sedersi vicino al fuoco, cercando di ignorare la vocina nella sua testa che continuava a sussurrargli che il suo istinto non aveva mai sbagliato.
Posso darti quello che vuoi, ti aiuterò nella ricerca di Dracula.
Ivy mormorò nel sonno, voltandosi dall’altra parte.
Sono un tuo amico, fidati di me.
“Non ci provare, demone!” urlò Alucard alzandosi in piedi di colpo.
L’aveva sentita distintamente, la voce della creatura e le sue false promesse. Non gli avrebbe permesso di prendere Ivy, non dopo aver perso Sonia nello stesso modo.
Un ringhio rabbioso riempì il silenzio della grotta rimbombando tra le pareti rocciose. Alucard si guardò intorno, l’Astaroth stretta in mano. Dov’era? Dove si nascondeva?
Ivy si mosse di nuovo, distendendosi a pancia in su.
Non c’è molto tempo, il nemico si avvicina!
Chi sei tu?
Sono un amico, posso…
La creatura non riuscì a finire la frase perché una morsa improvvisa gli serrò la gola. Guardò il vampiro, sbigottito. Teneva una mano alzata verso di lui chiusa a pugno, gli occhi di un rosso acceso.
“Ti ho preso!” sibilò Alucard a denti stretti.
Il demone ululò, dimenandosi violentemente. Non sarebbe riuscito a tenerlo immobilizzato ancora per molto, il suo essere incorporeo gli impediva di avere una presa salda su di lui. Doveva escogitare qualcosa, e in fretta. Qualcosa con cui distogliere la sua attenzione da Ivy, qualcosa di sagace…
“Se vuoi un corpo perché non provi con il mio? Il tuo padrone sarà contento di avere il principe delle tenebre come marionetta!”
Ecco, quella era una vera cazzata, altro che grande idea sagace! Bravo Alucard, tu e le tue trovate!
“Con molto piacere!”
Senza pensarci due volte, il demone si proiettò nel corpo del vampiro che venne sbalzato contro il muro di roccia. Cadde in ginocchio piegandosi su se stesso e contorcendosi in preda al dolore. Sentiva la creatura dibattersi dentro di sè, farsi strada con zanne e artigli per strappargli il controllo del suo corpo. Chiuse gli occhi, fronteggiandolo in un’estenuante e faticosa lotta mentale.
Ivy si svegliò di soprassalto attirata dal trambusto, e quando vide il vampiro rotolarsi a terra per gli spasmi spalancò gli occhi sbigottita.
“Alucard, cosa…”
“Troppo tardi principessa, lui è già mio!” ringhiò il demone alterando la voce di Alucard, le zanne scoperte in quello che doveva essere un grottesco sorriso.
“Ma davvero?” ribatté la ragazza con assoluta calma, come se la cosa non la disturbasse affatto.
“Oh sì, e resterò nel suo corpo fino a quando non morirà!” continuò la creatura prima di scoppiare in una risata diabolica.
“Se la metti così…”
Ivy sollevò il braccio destro e l’Acheron si materializzò nella sua mano.
“Cos’hai intenzione di fare, ucciderlo forse?”
“Alucard preferirebbe farsi ridurre a brandelli piuttosto che lasciarsi possedere da un vile bastardo come te!” rispose la ragazza puntandogli la spada contro.
“Non ne hai il coraggio!”
Ivy gli fu addosso in una frazione di secondo e lo trafisse all’addome prima che il demone finisse di pronunciare le sue ultime parole. La creatura gracchiò di dolore mentre veniva risucchiata all’interno della spada abbandonando il corpo del vampiro che crollò a terra non appena la ragazza la estrasse.
“Alucard, stai bene?” domandò angustiata scrollandolo per le spalle.
Lui alzò il capo, gli occhi di un rosso fiammeggiante, e Ivy, presa dal panico di trovarsi di fronte al suo lato oscuro, afferrò la pentola lì vicino e gliela tirò in testa con forza, facendogli perdere i sensi.