CAPITOLO 1-1

2003 Words
CAPITOLO 1 Un viaggio movimentato Il sole era alto nel cielo e una lieve brezza spirava da est portando con sé il canto degli uccelli e il profumo del calicanto. Ma fu un altro profumo a stuzzicare l’olfatto di Ivy, un profumo più vicino, fresco e ricco di ricordi. Riaprì gli occhi con un sorriso che svanì in fretta: era distesa sul fondo di una grotta rocciosa, buia e umida, e l’unica fonte di luce era rappresentata dal sole che filtrava dall’apertura alla sua destra. Abbassò lo sguardo. Il suo mantello era adagiato sopra di lei come una coperta, mentre voltando il capo notò il suo cappotto trasformato nel suo cuscino, ma di lui non c’era traccia. Era sola. “Alucard?” chiamò mettendosi a sedere. Un’ombra comparve davanti all’entrata della caverna e Ivy si schermò gli occhi con una mano. I lunghi capelli che svolazzavano al vento e la luce del sole alle sue spalle lo facevano sembrare una creatura mitica, o semplicemente l’eroe di un film epico. Ivy sorrise inconsciamente, mentre il suo sguardo contemplava il suo volto pallido e il suo corpo statuario. Era lì con lei. Erano di nuovo insieme. “Sì?” chiese Alucard confuso dal suo silenzio prolungato. La principessa si riscosse di colpo e arrossì, era rimasta imbambolata a guardarlo per alcuni secondi. “Dove siamo?” domandò fingendo di sbadigliare e stropicciarsi gli occhi nel tentativo di nascondere il suo imbarazzo. “Perché non vieni a vedere?” la invitò lui con un sorriso porgendole la mano. Ivy si alzò da terra e appoggiò con cura il mantello vicino al cappotto, si ripulì i pantaloni e infine raggiunse il vampiro fermo all’ingresso della caverna. Uscirono insieme all’esterno e la brezza divenne una vera e propria ondata d’aria fresca che scompigliò i lunghi capelli rossi della ragazza. Erano sul costone di un’alta montagna piena di anfratti e guglie acuminate e Ivy rabbrividì, più per il freddo pungente che per l’altitudine ma finse di non darlo a vedere. Alucard camminò fino al bordo e le indicò qualcosa all’orizzonte. La principessa aguzzò la vista e finalmente riuscì a scorgere una città poco distante dalle montagne. “Non vorrai dirmi che quella… è Tyros?!” esclamò incredula sgranando gli occhi. “Mentre la dormigliona russava della grossa, il bravo ragazzo ha percorso tutta Norkrak!” rispose il vampiro con un sorrisetto incrociando le braccia al petto. “Tu saresti il bravo ragazzo?” ribatté sarcastica sollevando un sopracciglio. “E tu la dormigliona.” “Hai mai pensato di iscriverti alla maratona annuale di Norkrak?” continuò Ivy, impressionata. “Ogni anno se la giocano Sebastian e Faustus, non c’è storia contro loro due.” sbuffò il vampiro prima di rientrare nella caverna e raccogliere cappotto e mantello. “Muoviamoci, sono già le undici e mezza e siamo in ritardo sulla tabella di…” “Cosa?!” urlò improvvisamente la principessa sgranando gli occhi. “Le undici e mezza?! Ho saltato due colazioni e l’aperitivo, che tragedia!” piagnucolò prendendosi il capo tra le mani e inginocchiandosi affranta. Alucard sospirò con fare stanco e si passò una mano tra i capelli. Per quale assurdo motivo aveva accettato di portarla con sé? “Alzati, voglio essere il più lontano possibile da Norkrak prima che cali la notte.” sbuffò indossando il cappotto e agganciando il mantello. “Perché scusa?” “Forse perché di notte girano i vampiri e se ci localizzano lo diranno al vecchiaccio, e se il vecchiaccio scopre dove siamo, siamo finiti?” ribatté con sarcasmo. “Per la cronaca, il vecchiaccio sarebbe il mio babbo?” chiese Ivy trattenendo un sorriso. “Esattamente, quindi muoviamoci!” tagliò corto incamminandosi giù per il pendio. “E i demoni allora?” domandò ancora rincorrendolo. “Quelli non mi preoccupano, anzi: se ci trovassero loro guadagneremmo molto tempo, potremmo scoprire dove si nasconde Dracula!” “Cosa c’entra Dracula coi demoni scusa?” chiese la ragazza confusa, fermandosi di colpo. “È vero, non lo sai…” mormorò tra sé e sé Alucard. “Già, e ci sono tante altre cosette che non so, quindi che ne dici di movimentare questo viaggio super noioso raccontandomi cosa cavolo hai fatto dopo essere uscito da quella stupida dimensione piena di zombie?” sbottò Ivy incrociando le braccia al petto. Il vampiro non rispose, come se fosse indeciso se raccontarle ogni cosa per filo e per segno o mantenere il silenzio. “Ne riparleremo stasera, ora dobbiamo affrettarci.” concluse riprendendo la discesa. La principessa assottigliò gli occhi. Dobbiamo affrettarci, c’è poco tempo, non abbiamo tempo da perdere… ma non sapeva dire altro?! Ne riparleremo stasera, come no, sicuramente avrebbe inventato un’altra scusa per… “Ti vuoi muovere?!” La voce del vampiro le arrivò da molto lontano. Si guardò intorno e lo vide ai piedi della montagna, le mani ai fianchi, gli occhi azzurri ridotti a due fessure e un’espressione spazientita sul volto pallido. “Aspettami!” Prese la rincorsa per eseguire un super mega salto carpiato con triplo avvitamento, ma inciampò su un sassolino microscopico e cadde dall’altura ruzzolando rovinosamente. Il vampiro portò una mano alla fronte e scosse la testa, dopodiché si avvicinò a lei. “Ti sei fatta male?” “Sì! E anche tanto!” piagnucolò la ragazza tirando su col naso. “Tutto perché non potevi scendere come le persone normali, vero?” sospirò porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi. Ivy si rimise in piedi imbronciata per la figuraccia, ma quando cominciò a camminare il piede destro le lanciò una fitta acuta, costringendola a zoppicare. Alucard alzò gli occhi al cielo, dopodiché la prese improvvisamente in braccio cogliendola di sorpresa. La ragazza lo guardò stupita e stava per ringraziarlo, ma lui liquidò in fretta la cosa con un semplice: “Mi rallenteresti e abbiamo già perso troppo tempo.” Ivy assottigliò gli occhi stizzita. Perché doveva rovinare tutto, non poteva restarsene in silenzio una volta ogni tanto? “Hai tutta questa fretta, ma dove stiamo andando di preciso?” chiese appoggiando la testa contro la sua spalla. “Non lo so neanch’io, da qualche parte arriveremo.” sbuffò Alucard. “Perché non chiediamo informazioni?” Il vampiro si fermò di colpo e sgranò gli occhi. “Hai ragione, perché non ci ho pensato prima? Mi scusi, sa per caso dove si trova il nascondiglio di Dracula? Come? Da quella parte? Ok, e dopo? Va bene, alla prima a destra, molte grazie, le offrirò un caffè!” “Spiritoso!” sbottò la rossa facendogli una linguaccia. “Si può sapere che idee ti vengono in mente? Chiedere informazioni, a chi?!” “E se fosse alla Fortezza Oscura?” domandò ancora fingendo di non averlo sentito. Alucard scosse la testa, riprendendo poi a camminare. “Dracula sa che sono alla sua ricerca, non si nasconderebbe mai nel luogo più ovvio del mondo.” “Forse non si sta nascondendo.” ribatté Ivy. “Forse è proprio quello che vuole, che tu lo trovi.” Il vampiro abbassò lo sguardo, riflettendo sulle sue parole. Non aveva tutti i torti, il suo palesarsi un istante prima che il quartier generale crollasse era stato un vero e proprio invito, se avesse voluto continuare a rimanere nell’ombra avrebbe mantenuto segreta la sua presenza e soprattutto il suo coinvolgimento coi Dalv. “In quel caso sarebbe una vera e propria trappola.” E per nessuna ragione al mondo avrebbe portato Ivy con sé, gliel’avrebbe consegnata su un piatto d’argento. “Beh, ma potremmo sempre controllare, se poi non è lì lo cercheremo da un’altra parte!” sbuffò la principessa ma Alucard finse di non averla sentita. Ivy incrociò le braccia al petto, offesa, e il vampiro riprese a correre ignorando le sue continue lamentele. La Sala dei Pilastri, cuore pulsante del castello di Norkrak e punto nevralgico del regno, sembrava essere uscita da una centrifuga. Il pavimento era disseminato di festoni, bottiglie vuote, bicchieri, piatti, avanzi di cibo (nel bel mezzo della festa si era scatenata una vera e propria battaglia a colpi di torte in faccia), ma soprattutto vampiri in coma etilico. Kain riaprì gli occhi e li sbattè più volte prima di mettere la vista a fuoco. Aveva perso i sensi dalla sbornia e si era addormentato sopra la prima cosa che aveva trovato, ovvero uno dei tanti tavoli imbanditi di cibi e bevande prelibate. Si rialzò a fatica ignorando gli scricchiolii di protesta di collo e schiena e solo in quel momento si accorse che il suo cuscino era stato un dolce alla panna. Ripulì la guancia impiastricciata e leccò la crema dalla punta delle dita prima di lasciar vagare lo sguardo per la sala. Faustus stava dormendo abbracciato a Livius, Leander era collassato sotto uno dei tavoli, Marcus era accasciato in un angolo e Magnus a cavallo di un altro tavolo. Di certo non si poteva dire che a Norkrak non sapessero festeggiare! Passò una mano tra i lunghi capelli prima di grattarsi il mento pensieroso. Era stato troppo preso dai festeggiamenti per accorgersene, ma né Alucard né Faith si erano presentati in scena. Uscì dalla stanza e per poco non inciampò in Acamas e Ianos addormentati con la schiena contro il muro. Rise sommessamente, nemmeno i due vampiri più saggi e posati di Norkrak si esimevano dal fare baldoria! Bussò alla camera della figlia, ma non ottenendo alcuna risposta aprì la porta. Non c’era nessuno, il letto era intatto. Provò in quella di Alucard, ma la trovò nella stessa identica situazione. “Se stai cercando i due che ieri sera se la sono svignata mentre noi facevamo baldoria… se la sono svignata mentre noi facevamo baldoria!” Kain si voltò di scatto, sorpreso. Sebastian era fermo alle sue spalle, le braccia conserte e un sorriso beffardo sul volto pallido. Era davvero il vampiro che più teneva l’alcol a Norkrak, non si era di certo tirato indietro la sera precedente, eppure era di fronte a lui fresco e profumato. “A proposito, Alucard ha lasciato questa!” continuò porgendo una lettera al suo signore. Kain la prese tra le mani e lesse ciò che il principe aveva scritto. Le sue iridi dorate si spalancarono di colpo. “Dracula era il capo dei Dalv?!” “A quanto pare…” confermò il luogotenente sollevando le braccia, segno che l’aveva letta anche lui. “Perché non li hai fermati?! Perché non mi hai avvertito prima?!” tuonò il signore di Norkrak afferrandolo per il colletto della casacca. “Raduna l’esercito, le squadre speciali, le spie, gli altri luogotenenti, chiunque! So cosa vuole fare quell’idiota, non gli permetterò di andare al suicidio contro Dracula da solo, anzi, con Faith! Dobbiamo trovarli!” “Mio signore, forse non ve ne siete accorto ma al di là dei confini di Norkrak è già giorno, solo noi luogotenenti possiamo spingerci oltre.” gli fece presente Sebastian. “Perché fuori Norkrak? Non possono aver già lasciato la regione!” obiettò Kain. “Stiamo parlando di Alucard…” gli ricordò il luogotenente. “E io voglio ricordarti che con lui c’è Faith! Distribuisci tutti i vampiri sul territorio, setacciate ogni angolo, grande o piccolo che sia, rivoltate ogni pietra ma riportatemeli qui!” urlò infuriato, assordandolo. “Sì mio signore!” acconsentì Sebastian portando la mano chiusa a pugno all’altezza del cuore, prima di voltarsi e correre per il corridoio. “Tanto saranno già fuori Norkrak, ne sono più che convinto!” mormorò tra sé e sé scuotendo la testa. I due fuggitivi nel frattempo stavano ancora camminando, o meglio, Alucard camminava e Ivy se ne stava appollaiata in braccio a lui lamentandosi continuamente. Avevano evitato ogni città ed insediamento abitato per non correre il rischio di essere riconosciuti, optando per percorsi impervi e sperduti tra foreste, montagne e lande desolate. “A cosa sta pensando il nostro super loquace leader?” chiese Ivy annoiata dal suo prolungato silenzio, ma Alucard non rispose. “Uffa, perché non mi rendi mai partecipe dei tuoi pensieri?!”
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