Chapter 2

3532 Words
2 SAWYER «Un’asta di scapoli? Mi prendi per il culo,» disse Huck, passandosi una mano sulla nuca e fissandomi ad occhi sgranati per poi lasciarsi cadere sullo sgabello al bancone. «Occhio al linguaggio,» lo rimproverò Alice. Aveva smesso di tagliare le carote per lo stufato per cena e gli rivolse la sua solita occhiataccia. Nonostante fossimo uomini adulti e vaccinati, ciò non le impediva di ricordare a tutti e tre le buone maniere. Mio fratello si limitò a risponderle con un sorriso, anche se un po’ imbarazzato. Era l’espressione che l’aveva tirato fuori dai guai crescendo e che riusciva ancora a far togliere le mutandine alle donne. Dal momento che era lui il capo della polizia, ora, aveva smesso di fare disastri, ma non di ammaliare le signore. «D’accordo. Mi prendi in giro,» disse. La nostra governante incurvò un angolo della bocca verso l’alto mentre spostava lo sguardo da Huck a Thatcher e a me. I tre fratelli Manning. Fratelli scapoli, con suo disappunto. Ci trovavamo in cucina con Alice mentre lei preparava la cena. Io ero sul divano nel salotto—l’openspace che era in parte soggiorno, sala da pranzo e collegato alla cucina—con un sacchetto di piselli surgelati sull’inguine. Non appena eravamo tornati al ranch, avevo tolto a Claire le cinture del suo seggiolino e lei era corsa verso le stalle dove Roy le aveva promesso di farle cavalcare un pony. Dopo che l’avevo vista incontrare il vecchio assistente, ero entrato in casa puntando dritto verso il freezer. Quando mi ero lasciato cadere sul divano mettendomi il pacco sul… pacco, Alice aveva inarcato un sopracciglio, ma non aveva detto una sola parola. I miei fastidiosi fratelli invece sì ed io avevo dovuto raccontare loro tutto per filo e per segno. O per colpo e per ginocchiata. Cazzo. Inizialmente avevano pensato che stessi scherzando, ma i piselli sul mio inguine sopra i jeans li avevano fatti ricredere. Avevano perfino fatto una smorfia e si erano portati d’istinto le mani ai loro gioielli di famiglia in segno di protezione maschile. Dopo un po’ di tempo ed essendomi ripreso un po’, io dovetti ridere perché una donna mi aveva messo al tappeto come Redwood, cazzo. Non molti riuscivano a cogliermi di sorpresa, ma Kelsey di sicuro l’aveva fatto. Sapevo che cosa aspettarmi la prossima volta. Ci sarebbe stata una prossima volta. Nessuna donna mi aveva intrigato come aveva fatto lei da… mai, il che significava che avevo perso la testa. Era esuberante, scontrosa e ce l’aveva con me. Me n’ero rimasto sdraiato sul pavimento dell’asilo per qualche minuto dopo che lei era uscita di corsa. In parte perché non ero stato in grado di muovermi e in parte perché aveva distrutto il mio orgoglio. Avevo pensato alla nostra breve conversazione sin da allora cercando di capire cosa avessi detto o fatto che l’avesse infastidita a tal punto. Io non facevo del male alle donne. Non le prendevo in giro. Non le illudevo. Ero il fratello Manning bravo. Di sicuro non avevo fatto nulla a Kelsey, eppure lei sembrava avere il grilletto sensibile, cazzo, e a quanto pare glielo avevo fatto premere. Pensavo di essermi comportato da gentiluomo nei pochi minuti in cui avevamo parlato. Mi ero offerto di farle vedere la città, non il mio cazzo. «Non sto scherzando,» ripeté Alice. «Un’asta di scapoli venerdì sera e ne fate parte tutti e tre.» Thatcher mi lanciò un’occhiata, ma non sembrava troppo turbato all’idea. Era venuto dalle stalle e aveva dei jeans tenuti su da una cintura con la fibbia da campione della categoria junior di steer roping e una maglietta a maniche corte, che era impolverata quanto i suoi robusti stivali da lavoro. Aveva un segno nei capelli rossi per via del suo Stetson, che era appeso ad un gancio vicino alla porta sul retro accanto al mio. Lavorava come barista allo Sperone Fortunato in città, ma quello lo faceva di notte. Di giorno, praticamente gestiva il ranch. Huck mi rivolse un’occhiata cupa, come se fosse stato diretto alla gogna venerdì invece che ad un evento di beneficienza. Si mosse a disagio, sistemandosi la cintura carica della radio, delle manette, della fondina e della pistola. Entrambi eravamo capisquadra. Lui era a capo della polizia del Bend. Io dei vigili del fuoco. Io avevo avuto la giornata libera, per cui mi ero offerto di andare a prendere Claire così che Alice non fosse dovuta tornare in città. Mi spostai i piselli ghiacciati sull’inguine, ricordandomi dove mi avesse portato la gentilezza. «Lo ammetto,» disse lei con una piccola scrollata di spalle, «mi divertirò non poco a vedere voi tre che vi agitate sul palco.» «A nostre spese,» commentai io, sistemandomi il cuscino dietro la testa. Lei mi puntò addosso quegli occhi grigi. «È una donna a pagare il conto. Voi non avete spese.» Incurvò un angolo della bocca, come se stesse facendo l’insolente di proposito. Come se lei fosse mai stata insolente. «È per una buona causa,» aggiunse, ricordandomi che non potevamo lamentarci. Ciò, però, non fermò Huck. «Sì, ma qui? Il Bend è così piccolo, chi farà offerte?» chiese. Io e Huck eravamo funzionari statali. Eravamo abituati ad aiutare la comunità. Diamine, mettevamo in gioco la nostra vita ogni volta che eravamo di turno. Ma quella era decisamente un’altra storia. Thatcher fece il giro dell’isola della cucina e rubò un pezzetto di carota dal tagliere infilandoselo in bocca. Alice gli schiaffeggiò la mano, ma gli rivolse un’occhiata indulgente. «Se devo essere costretto a uscire con la miglior offerente, non voglio che sia la signorina Turnbuckle della biblioteca,» avvertì. «Voglio passare saggiamente il mio tempo.» Avevo la sensazione che saggiamente volesse dire a letto con la testa tra le gambe di una donna mentre lei urlava il suo nome, ma non avevo intenzione di dirlo. Non davanti ad Alice. A me sarebbe piaciuto passare saggiamente il mio tempo con la bellissima rossa che mi aveva messo al tappeto. Ero cotto a puntino. Per. Nessun. Cavoletto. Di. Bruxelles, aveva detto. Con quelle parole, mi aveva reso piuttosto chiaro che non volesse avere nulla a che fare con me, diamine. L’avevo guardata entrare ed ero rimasto nel parco giochi, sconvolto. Non è che le avessi chiesto di saltarmi nel letto. Non le avevo detto cosa stessi pensando, come volessi piegarla a novanta sul bordo del mio letto e scoparmela con forza, scoprire se a una brava ragazza come lei piacesse farsi sculacciare. O che aspetto avrebbero avuto le sue labbra piene avvolte attorno al mio cazzo. Qualunque di quelle cose si sarebbe meritata una ginocchiata nelle palle. Però io non avevo detto nulla di tutto quello e lei mi aveva praticamente fatto esplodere un testicolo. Qualunque uomo sano di mente avrebbe recepito il messaggio e si sarebbe diretto dalla parte opposta, ma io ero entrato per scusarmi e sistemare la cosa, il che era andato malissimo, cazzo. «Sono certa che Selma Turnbuckle ci sarà e potrebbe benissimo puntare su uno di voi e vincere. Se dovesse farlo, vi comporterete da perfetti gentiluomini,» avvertì lei, agitando il coltello nella direzione di tutti noi. Quella donna faceva da governante del ranch e da mamma chioccia per tutti. E voleva che ci sposassimo. A me stava più che bene, ma non volevo farmi vendere al migliore offerente. Non ero una cazzo di mucca. Mi sarei sicuramente sentito un pezzo di carne sul palco del centro sociale con delle donne che puntavano su ciò che vedevano: me e i miei fratelli e gli altri uomini che erano stati costretti a partecipare. Parte dell’uscire con qualcuno era sperare di non fare davvero i gentiluomini alla fine dell’appuntamento. La signorina Turnbuckle, però, la bibliotecaria del paese, doveva avere almeno settant’anni. Aveva i capelli grigi da che ero bambino. Non avevo altro che pensieri da gentiluomo per quanto riguardava lei. Magari non sarebbe stato male, come appuntamento. Aveva sempre adorato il fatto che la mamma ci avesse dato il nome dei personaggi di Mark Twain. L’avrei accompagnata a casa e sarebbe finita lì. Era passato un sacco di tempo da quando avevo provato della vera attrazione per una donna. Anni. Fino a poco prima. Fino a Kelsey. Quando l’avevo vista dall’altra parte del parco giochi mi ero sentito come un personaggio dei cartoni animati, con gli occhi che mi schizzavano fuori dalle orbite e il cazzo che si faceva subito duro. Era semplicemente bellissima, cazzo. Avevo trentaquattro anni, per l’amor del cielo, e non ero affatto un monaco, ma non mi ero mai sentito così, come se fossi stato colpito alla testa col palo di una staccionata. Io volevo tutto il pacchetto. Gli sguardi appassionati, il corteggiamento, i preliminari, il sesso sudato. Invece, mi ero beccato una ginocchiata nell’inguine. Dovevo essere folle, perché volevo ancora Kelsey. Forse ancora di più perché mi aveva resistito. Per quale motivo, non lo sapevo. Ma l’avrei scoperto. Avrei dovuto farmi vedere da uno bravo, perché le femmine erano pazze. Avevo avuto una donna che avevo pensato fosse quella giusta, ma era finita malissimo. Tina. Pensare al suo nome aveva lo stesso effetto sul mio cazzo del pensare alla signorina Turnbuckle. Spostai i piselli e feci una smorfia. «Hai detto di volerci felicemente sposati,» disse Thatcher, rubando un altro pezzo di carota. Poteva anche essere il più giovane, ma era il più rompiscatole. «Alice, un appuntamento con una delle tue amiche non ci porterà all’altare,» aggiunse. Lei posò il coltello e sospirò. Si asciugò le mani sul grembiule. «Voglio che troviate una buona donna tutti quanti.» Il suo sguardo si spostò su di me quando lo disse, sottolineando la parola buona perché sapevamo tutti che io avevo trovato una donna—Tina—ed era finita malissimo. «Che facciate dei figli.» Io non mi sarei mai aspettato di trovare una buona donna. A quanto pareva, Tina voleva i terreni dei Manning e i soldi ad essi associati più che me. Quando l’accordo prematrimoniale che le avevo presentato aveva mostrato quali fossero stati i suoi veri interessi, mi aveva abbandonato. Me e la città. Non avrebbe mai potuto scoparsi il capo dei pompieri della città, ingannarlo e restare nei paraggi. Il Bend era troppo piccolo per permettere a roba del genere di passare inosservata. Le probabilità di trovare Quella Giusta nella campagna del Montana, quella che mi avrebbe fatto sorridere e mi avrebbe fatto venire con forza erano praticamente nulle. Pensai subito a Kelsey. Lei mi aveva fatto sorridere. E mi avrebbe fatto venire così forte, cazzo—non appena le mie palle si fossero riprese. Per quanto riguardava il fare dei figli, se non altro mi stava bene fare un po’ di pratica. Un sacco. Non mi serviva nemmeno un letto. Avrei fatto pratica ovunque con Kelsey piegandola a novanta sulla mia scrivania o prendendomela nell’ultimo box nelle stalle. Su una coperta nei pascoli a sud. Perfino nella mia doccia, cazzo. Porca puttana, ero nei guai se mi stavo immaginando di fare tutte quelle cose con una donna che palesemente mi odiava. «Io ho Claire,» le ricordò Huck. Alice addolcì la propria espressione al sentir parlare della figlia di Huck. Quella donna faceva parte della famiglia da prima che io fossi nato ed era rimasta a prendersi cura di tutti noi dopo che i nostri genitori erano morti quando io avevo avuto quindici anni. Non avevamo un legame di sangue, ma era decisamente la nonna onoraria di Claire. «Eccome. Ora trovati anche una donna.» Huck piegò la testa all’indietro e rise. La madre di Claire era un casino ed era sparita da tempo. Huck stava molto meglio senza di lei. E lo stesso valeva per Claire. Forse Alice aveva ragione nel farci partecipare a quell’asta. Chiaramente, io e Huck facevamo pena nello sceglierci delle donne. Per quanto riguardava Thatcher, nessuna donna si era dimostrata un’arrampicatrice sociale né si era presentata incinta di lui, ma era ancora single e questo, agli occhi di Alice, era un difetto letale. «Sissignora,» disse Huck, tranquillizzandola. «L’asta è stata organizzata tramite il centro sociale,» disse lei, prendendo il tagliere e facendo scivolare le carote nella pentola sul fuoco. «Dovete ammettere che è una cosa diversa dalla vendita delle corone di fiori dell’anno scorso.» Lo era eccome, diamine. Vendere ghirlande di agrifoglio era una cosa, vendere me stesso un’altra. «Il reverendo Abernathy farà da presentatore,» aggiunse lei, come se ciò potesse migliorare la cosa. Thatcher rise. Huck gemette. Lo feci anch’io, ma tra me e me. Eravamo andati in chiesa da bambini con i nostri genitori, ma ci eravamo allontanati da quel gregge. «Questi appuntamenti verranno supervisionati, dunque?» domandò Huck. «Aspetta. Non si tratta di un qualche trucchetto per farci sposare sul momento, non è vero?» Io mi immobilizzai, pensando che potesse effettivamente succedere. «Huckleberry Manning, hai battuto la testa? È un evento di beneficienza, non una trappola.» Alice gli rivolse di nuovo la sua occhiata. «Verranno donne non solo da Bend a fare offerte. Mi aspetto che ne arrivino fino da Helena. Non capita spesso che i fratelli Manning finiscano in vendita.» Spesso? Diciamo più che altro mai. Potevamo anche essere andati a caccia di donne in passato, e Huck magari era pure padre adesso, ma noi fratelli Manning eravamo selettivi. Quantomeno discreti. Di sicuro non facevamo la spia quando ce la facevamo con qualcuno. Lei ci scrutò tutti e tre da capo a piedi. Eravamo tutti più alti di un metro e ottanta e avevamo le spalle ampie, la mascella squadrata e gli occhi azzurri di nostro padre, ma in qualche modo eravamo finiti con l’avere i capelli di colori diversi. I miei erano quasi neri. Quelli di Huck erano biondi e Thatcher li aveva pel di carota. Mi ricordavo che nostro padre aveva sempre detto che la Mamma doveva averlo tradito con un paio di cowboy per farci uscire così diversi, ma erano stati talmente innamorati che non esisteva proprio che uno di loro due potesse aver violato il loro matrimonio. Era stata un’unione perfetta che anch’io volevo per me stesso, ma dubitavo che l’avrei mai ottenuta. Stavo invecchiando e, a quanto pareva, le donne mi desideravano solamente per il mio grosso conto in banca o per il mio grosso cazzo. O entrambi. «Non mi serve aiuto con la mia vita amorosa,» disse Thatcher, offrendoci il suo ghigno malizioso. Alice sbuffò e tornò a tagliare verdure, passando al sedano. L’odore di carne che si arrostiva nella pentola sul fuoco mi fece brontolare lo stomaco. «Vita amorosa? No, ma non hai mai portato una donna a casa per cena,» gli disse lei. «Lui ha avuto una figlia al di fuori del matrimonio.» Puntò il coltello in direzione di Huck e lui arrossì, ma non si vergognava di Claire. Alice la amava alla follia, per cui il suo unico problema era il fatto che fossimo tutti e tre ancora single. «E tu.» Si voltò e mi rivolse un’occhiata subdola. «Io?» chiesi, posandomi una mano sul petto. «Che ho fatto io?» Lei lanciò un’occhiata ai piselli che avevo sull’inguine. «È chiaro che non lo stai facendo nel modo giusto,» ribatté con insolenza. «Dal momento che hai sprecato un pacco dei miei piselli nel tentativo di ottenere un appuntamento.» «Dopo Tina--» Sollevai i piselli. «E quello che è successo poco fa, vuoi che vada a provarci con qualche donna?» Lei si accigliò, imbronciando le labbra come se il pensiero di Tina le avesse lasciato l’amaro in bocca. «Provarci? No. Guarda dove ti ha portato. È chiaro che hai bisogno di essere aggiudicato ad un’asta se non riesci a farcela da solo.» Si voltò verso la sua pentola di stufato, un po’ agitata, poi mi guardò da sopra la spalla. Io mi sentii effettivamente arrossire. Mi sentivo sconfitto. Volevo Kelsey. Volevo che fosse lei a comprarmi all’asta perché volevo una seconda possibilità. Diamine, volevo sapere cosa l’avesse scaldata tanto. Ma lei non avrebbe mai puntato su di me. «Non vi crescerò per sempre,» proseguì lei. «Ve l’ho già detto, e ve lo dirò un’altra volta, mi sto organizzando per trasferirmi vicino a mia sorella in Alabama dove fa caldo tutto l’anno.» L’aveva già detto ed io avevo la strana sensazione che fosse sempre più decisa ad attuare quel piano ogni giorno che passava. Alice era stata la nostra roccia sin da quando erano morti i nostri genitori. Era madre, governante, infermiera e ci aveva perfino fatto da autista fino a quando io non avevo preso la patente e mi ero assunto quel compito. «Non vuoi che ci proviamo con donne qualunque, ma ti sta bene venderci alla miglior offerente?» le chiese Huck. «Io non stavo cercando di provarci con una donna qualunque,» gli ricordai, cercando di far loro capire che non ero un puttaniere. «La nuova maestra all’asilo è… diamine, è particolare. Mi sono offerto di farle vedere la città, non il mio letto.» Alice assottigliò lo sguardo e strinse le labbra. Ignorò me e Thatcher per voltarsi verso Huck. «Voi vi siete offerti volontari--» «Volontari? Più che altro costretti,» si intromise Huck, ma non riuscì ad interrompere Alice. «--per fare da scapoli per raccogliere fondi per il programma giovani al centro sociale. Vi ricordate quanto foste coinvolti da piccoli?» Avevamo giocato nella lega dei piccoli e avevamo partecipato a qualche gita in campeggio. Qualche ballo. Io avevo perfino dato il mio primo bacio ad uno di quelli. Quando me n’ero andato al college nel Missoula, Huck e Thatcher—che avevano due e quattro anni meno di me—avevano fatto altre cose del programma. Alice aveva ragione. Era una buona causa, ma avrei preferito staccare loro un assegno piuttosto che ritrovarmi all’asta, solo che non osavo dirlo. Ero il fottuto capo dei pompieri. Ero coinvolto nella comunità. «La signorina Turnbuckle sarebbe un appuntamento da sogno rispetto a gente come Delilah Mays,» disse Thatcher, poi rabbrividì esageratamente. Poteva essere il meno… selettivo, ma nemmeno a lui interessava un elemento del genere. «Delilah?» Huck gemette e andò al frigo, prendendo una tazza dalla credenza e versandosi un po’ di caffè che Alice teneva sempre pronto. «Ha messo gli occhi su tutti quanti noi da quando ci sono cresciuti i peli sulle palle.» «Occhio al linguaggio,» lo avvertì di nuovo Alice, scuotendo la testa sconvolta, come al solito, dalle parole volgari di Huck. «Ma che ca—cavolo, Huck?» dissi nello stesso istante io, cercando di non ridere sebbene fosse vero. «Vi do ragione su questo,» ammise Alice. «Non riesco a credere che si sia infilata nel tuo letto all’ultimo anno.» «Infilarsi nel mio letto?» domandai io, spalancando gli occhi. «Alice, non è passata dalla porta d’ingresso. Si è arrampicata dalla finestra e si è spogliata completamente.» Thatcher ridacchiò. «La prima volta che ti sei trovato una donna nel letto e non sei riuscito a scopartela.» Io non potei fare a meno di ridere, sebbene all’epoca fosse stato un incubo. Delilah era bellissima. Lo era stata perfino allora. Era il sogno erotico di qualunque liceale. Ma quando ti coglieva di sorpresa nel tuo letto… il mio cazzo da adolescente si era indurito alla vista delle sue tette sode, ma si era presto sgonfiato. Per un po’ di tempo, avevo pensato che me l’avesse rotto. Quel fiasco non l’aveva scoraggiata più di tanto, sebbene fosse passata ad Huck e Thatcher. Non si era arrampicata fino alle loro finestre. Se non altro aveva imparato quella lezione, sebbene fossi sicuro che desiderasse ancora uno di noi, perfino dopo tutti quegli anni di rifiuti. Alice si schiarì la gola e andò ai fornelli per abbassare la fiamma, lo sfrigolio della carne che si attenuava. Sapeva che non eravamo vergini, ma di sicuro non condividevamo con lei dove infilassimo il cazzo. «Farebbe venire l’ansia da prestazione a chiunque,» ribatté Huck. «È stato più di dieci anni fa. Non è migliorata affatto, al giorno d’oggi,» aggiunsi io, sebbene non perché non l’avessi mai avuta nel mio letto. Cazzo, no. «Era all’asilo. Sua figlia è proprio come lei. Sii felice che Claire sarà un anno avanti a lei a scuola.» Huck si passò una mano in viso e sospirò. «Ci saranno altre donne a fare offerte a parte Delilah,» aggiunse Alice, riportando la conversazione all’asta di scapoli. «È un ottimo modo per le donne per avvicinarsi a voi tre.» Ci scrutò da capo a piedi. «Dovete ammettere che, tra i volti corrucciati e la vostra stazza, mettete paura.» «Non possiamo semplicemente donare i soldi al programma?» domandò Huck, dando voce ai miei pensieri per poi bere un sorso di caffè. Era sempre stato il più capriccioso tra noi tre, ma eravamo tutti ugualmente condannati a quell’evento. Lamentarsene non avrebbe migliorato la cosa. «Ora basta.» Alice si posò le mani sulla vita sottile. Quasi sulla settantina, aveva la spina dorsale bella dritta ed era sana come un pesce. Tutti noi la superavamo di quasi cinquanta chili, ma nessuno attaccava briga con lei. «Se Huck può parlare dei peli sulle vostre palle, allora io posso parlare dei giorni in cui ho dato una mano a ripulirvi il culo.» Fece una pausa ad effetto, il che ci fece agitare tutti quanti. Lei puntò nuovamente il coltello verso di noi. «Voi tre parteciperete all’asta di scapoli venerdì sera. Verrete venduti a donne disponibili—e si spera attraenti. Fine della discussione.»
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