“E sarebbe?” chiese ancora più interessata.
“Apri la scatola.”
La ragazzina fece come le aveva detto, sperando di trovarci un vestito nuovo, ma rimase sorpresa vedendone il contenuto.
“Una frusta? Ma è in argento, costerà un occhio della testa! Ho capito! La vendo, ci ricavo un mucchio di soldi e…”
Alucard rimase perplesso nel vedere l’arma. Assottigliò gli occhi azzurri, mentre un presentimento cominciava a formarsi nella sua mente,
“Tu, mia cara Sonia, diventerai una cacciatrice di vampiri e libererai il mondo da questa piaga.” spiegò Daniel incrociando le braccia.
“Io… una cacciatrice? Liberare il mondo? Non ci capisco niente, è tutto così assurdo…” balbettò confusa.
Di certo non era quello il futuro che aveva fantasticato nei suoi sogni, rischiare la vita ogni notte combattendo vampiri assetati di sangue non combaciava con l’immagine di lei e il suo Adrian insieme in qualche castello circondata da servitori.
“Domani cominceremo il tuo addestramento, è ora che impari ad usare i tuoi poteri come si deve.” continuò l’anziano.
“Scusate, si è fatto tardi, devo andare.” annunciò Alucard alzandosi di scatto.
“Ma Adry, sei appena arrivato! E dai, se per una volta torni a casa tardi non finirà di certo il mondo.” protestò Sonia voltandosi verso di lui.
Prima suo nonno spuntava con una frusta e un destino da cacciatrice di vampiri e poi Adrian se ne andava di punto e in bianco, quasi a voler distruggere totalmente la sua fantasia e rovinarle la festa.
“Devo andare, mi dispiace.” ripeté risoluto recuperando la propria giacca.
“E va bene, a domani…” mormorò delusa Sonia.
Non era di certo così che aveva immaginato il suo compleanno.
Alucard cominciò ad incamminarsi sulla via che conduceva alla rocca, meditando su quanto era accaduto, quando venne fermato da una voce alle sue spalle.
“Adry, aspetta un attimo!”
Si voltò. Sonia stava correndo verso di lui.
“C’è qualcosa che non va? Ti vedo pensieroso, non è da te essere così serio…” gli chiese dopo averlo raggiunto, guardandolo preoccupata.
“Penso che per un po’ non potremo più vederci.”
Sonia sgranò gli occhi, sconvolta dalle sue parole senza senso.
“E perché?! Se è per gli allenamenti con la frusta e la magia non ti devi preoccupare, tanto saranno più le volte che scapperò o che resterò a letto con qualche scusa che quelle che mi allenerò con quel vecchio bacucco di mio nonno!” lo rassicurò con un sorriso.
“Devo andare.” detto questo Alucard si voltò senza aggiungere altro, lasciandola senza parole.
La ragazza lo guardò allontanarsi amareggiata, non capendo cosa gli fosse preso così all'improvviso.
La scoperta del destino di Sonia non fu l’unica sventura di quella giornata. Mentre Alucard faceva il tragitto di ritorno non si accorse di essere osservato. Dopo una lunga ricerca infruttuosa di dodici anni, Dracula era finalmente giunto a quel paesino dimenticato dal mondo. Appostato nell'ombra, riconobbe il figlio nel momento stesso in cui lo vide, l’oscurità che si celava dentro il suo corpo non poteva appartenere ad altri che a lui stesso ed era come se avesse riconosciuto il suo creatore e lo stesse chiamando. Osservò il tragitto che stava percorrendo e lo anticipò sorvolandolo senza essere visto. Giunse infine alla vecchia rocca apparentemente abbandonata, al limitare della foresta. Percepì distintamente il profumo del sangue di Elaine, così puro e innocente da essergli quasi disgustoso.
“Ecco dove ti nascondevi!” sibilò irato, osservando l’edificio dall'alto.
Si teletrasportò all'interno della camera della donna, intenta a leggere il libro di poco prima alla luce di un candelabro.
“Finalmente ti ho trovata!” urlò comparendo al centro della stanza.
La donna si alzò di colpo, rovesciando la poltrona.
“Dracula!”
Indietreggiò terrorizzata, finendo contro la parete di fondo.
“Come hai potuto portarmi via mio figlio? Pagherai molto caro questo tuo tradimento!”
“Sono tornato.”
La voce di Alucard arrivò dal piano terra e subito si sentirono i suoi passi sulle scale. Il vampiro dai capelli dorati guardò la moglie, furente.
“Fingi che io non ci sia.” detto questo sparì, mimetizzandosi nell'oscurità della camera.
Elaine si ricompose, cercando di sembrare il più calma possibile nonostante il cuore le battesse all'impazzata. Non osava immaginare cosa le avrebbe fatto, o peggio, cosa avrebbe fatto ad Alucard se avesse disobbedito.
“Hem, b-bentornato Adrian, com'è andata?”
“Perché devo essere un vampiro? Non posso essere un normale essere umano?” la interruppe bruscamente il figlio, lanciando la giacca in uno scatto d’ira.
Elaine lo guardò confusa, non capendo il senso delle sue parole. O forse era solo il suo cervello che si rifiutava di funzionare sapendo che Dracula era lì a pochi passi da entrambi.
“Perché dici queste cose? In fin dei conti sei un vampiro solo per metà.”
“Sonia diventerà una cacciatrice e prima o poi scoprirà chi, o meglio, cosa sono in realtà. Daniel già lo sospetta, mi guarda in maniera sempre più strana. Finiremo per scontrarci un giorno, ne sono sicuro, e allora non so chi vincerà, non potrei mai ucciderla. Perché non posso essere un normale essere umano?!”
Dracula rimase disgustato dalle parole del figlio, Elaine l’aveva infettato coi suoi insegnamenti. Cominciò a prendere forma nella sua mente perversa un piano ben preciso. Attese che Alucard uscisse dalla stanza per andare in camera sua e dopo aver lanciato un’occhiata di fuoco alla moglie, sparì nel nulla teletrasportandosi alla Fortezza Oscura per ultimare il suo disegno.
Ogni vampiro possiede un Dono Oscuro che gli deriva dalla trasformazione in Creatura delle Tenebre, oltre alla capacità di teletrasportarsi ovunque. Questi poteri vengono definiti Anatemi Oscuri e caratterizzano le abilità di ognuno di noi. C’è chi è dotato di una forza straordinaria e chi di una velocità insuperabile, oltre ad attacchi energetici e psichici. Con il passare degli anni altri Anatemi possono aggiungersi al primo attraverso evoluzioni che però allontanano sempre di più il vampiro dalla sua natura umana, a volte cancellandone anche l’anima, permettendogli addirittura di superare le proprie debolezze naturali come la luce del sole.
La sera seguente, temendo di veder comparire Dracula da un momento all'altro, Elaine propose ad Alucard di andare a farsi un giro, sperando così di allontanarlo dal padre.
“Perché non vai a trovare la tua amica? Non è detto che solo perché diventerà una cacciatrice non potrete più frequentarvi.”
“Che senso ha?” domandò Alucard infastidito. “Cosa credi che succederà quando scoprirà che sono per metà vampiro?”
“Perché non le dai una possibilità? Potrebbe stupirti, mettila alla prova.” lo incitò la madre, sperando di spronarlo così ad andarsene.
“Tu la fai troppo facile!” sbottò il figlio afferrando la propria giacca. “Vado a farmi un giro e sì, starò attento ai vampiri!” l’anticipò volendo essere accondiscendente, ignaro che il loro più grande nemico li avesse già scovati.
Elaine sorrise tristemente, tenendo quel segreto per sé.
“Bravo bambino.” mormorò rincuorata, se non altro era riuscita nel suo intento di allontanarlo.
“Non sono un bambino!” ci tenne a farle presente Alucard prima di abbandonare la rocca e inoltrarsi nel folto della foresta, sperando così di liberare la mente e trovare una soluzione a quello che credeva essere il suo unico problema.
Il momento propizio che il Signore delle Tenebre aspettava era finalmente giunto, avrebbe messo in atto il suo progetto quella notte stessa.
A casa di Sonia, nel frattempo, la ragazza stava preparandosi ad uscire.
“Ciao mamma, io vado a farmi un giretto!” annunciò indossando la sua mantellina col cappuccio.
“A quest’ora? Ma è tardi!” obiettò la donna incredula.
“Non ti preoccupare, sono una futura cacciatrice, no? Il buio non mi spaventa! Hahaha! Ciao ciao!”
La ragazza uscì di casa e, dopo essersi assicurata che sua madre non la stesse più osservando dalla finestra, cominciò a correre in direzione della rocca di Alucard.
"Quel disgraziato! Mi sentirà adesso, oh se mi sentirà! Non pensavo che l’altra sera parlasse sul serio! Oggi non è venuto a trovarmi, nemmeno per farmi un salutino! Ma adesso vado a casa sua e gli faccio cambiare idea! Non si trattano così le signore, no no!"
Corse a lungo prima di arrivare finalmente in prossimità della rocca, non pensava distasse così tanto dal suo paese. Priva di qualsiasi illuminazione, emergeva dalle tenebre simile a un tetro castello abbandonato. Sonia rabbrividì, come faceva Adrian a vivere in un posto così lugubre?
Si avvicinò all'ingresso e bussò più volte senza ottenere alcuna risposta. Dopo qualche secondo di indecisione si fece coraggio e aprì il pesante portone in legno che non oppose alcuna resistenza, come se fosse già stato aperto.
“È permesso? Si può?” si schiarì la voce.
L’androne era immerso nella più completa oscurità. Stava per andarsene, convinta che in casa non ci fosse nessuno, quando sentì delle voci provenire dal piano superiore.
“C’è nessuno?” chiese ancora, titubante.
Aprì il palmo della mano e creò un globo di luce, dopodiché salì le scale in punta di piedi. Ma che cavolo sto facendo, mica sono una ladra, pensò tra sé e sé sentendosi ridicola. Arrivata in cima alla scalinata in legno si guardò intorno. Nel lungo corridoio buio c’era una porta aperta da cui filtrava della luce. Ci sbirciò dentro, sperando di trovarci Alucard, ma l’unica cosa che vide fu un uomo vestito di nero che trafiggeva una donna dai lunghi capelli rossi. Cercò di scappare, terrorizzata, ma le gambe non volevano saperne di rispondere ai suoi comandi, come se fossero di pietra. In quel momento l’assassino si girò e la vide.
“Ma guarda che fortuna!”
Un’espressione sinistra si dipinse sul suo volto pallido, un volto che sarebbe stato anche attraente senza quell'espressione crudele che lo deformava.
“Tu devi essere la ragazza di cui parlava Alucard!”
Sonia sgranò gli occhi, riuscendo finalmente ad indietreggiare di qualche passo. Di cosa stava parlando quell'essere? Come faceva a conoscerla? E chi era Alucard?
“Hai fatto bene a venire qui, mi hai risparmiato la fatica di cercarti!”
Si avventò su di lei senza neanche darle il tempo di urlare, trafiggendola con la sua spada. La ragazza si accasciò a terra in una pozza di sangue, sussurrando con il suo ultimo respiro il nome di Adrian. Dracula leccò il sangue dalla lama, il sangue di una giovane fanciulla pura e innocente, così prelibato e allo stesso tempo disgustoso per il suo candore. Raccolse i corpi delle due donne, li sistemò al centro della stanza e dispose tutt'attorno ogni singolo candelabro che trovò nella rocca, in un disegno grottesco che solo lui poteva apprezzare. Soddisfatto del suo operato, non rimaneva altro che attendere il figlio che non tardò ad arrivare.
“Sono tornato.” annunciò Alucard entrando nella rocca. “Che strano, ero sicuro di aver chiuso il portone.” rifletté pensieroso prima di incamminarsi su per le scale.
Aprì la porta della camera della madre, domandandosi come mai non gli fosse ancora venuta incontro per assicurarsi che stesse bene. La scena che si presentò ai suoi occhi gli tolse il respiro, paralizzandolo sulla soglia. Boccheggiò, incapace di credere a ciò che stava vedendo. Com'era possibile? Cos'era successo?
Una voce emerse da un punto imprecisato della stanza apparentemente vuota.
“Hai fatto presto.”
Alucard sfoderò la spada legata alla cintola puntandola in avanti, il volto stravolto dalla rabbia.
“Chi sei maledetto bastardo?! Vieni allo scoperto, così che possa ucciderti!” urlò fuori di sé dall'ira e dal dolore.
“Quanta insolenza! Tua madre non ti ha insegnato l’educazione, Alucard?”
Quel nome lo trafisse come una lama fredda, risvegliando qualcosa in lui.
“E’ questo il modo di rivolgersi al proprio padre?!”
Dracula emerse dall'oscurità con un’espressione divertita dipinta sul volto. Alucard lo fissò sconvolto. Quell'uomo dai capelli dorati era suo padre, il crudele vampiro di cui aveva solo sentito parlare nei racconti di sua madre, il mostro da cui lei lo aveva salvato era lì, di fronte a lui.