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La sposa rubata

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Blurb

Essere la figlia di un re del rame di Butte non compra la felicità di Mary Millard, specialmente quando scopre il piano di suo padre di darla in sposa ad un uomo crudele. Disperata, Mary stringe un accordo con un uomo incontrato su un treno: deve fingersi il suo fidanzato così da poter rimandare l’inevitabile. Tuttavia, non sa che non sarà un uomo a salvarla, bensì due.

Parker e Sully capiscono fin dal primo istante in cui incontrano una bellissima passeggera sul treno per Butte che sarà la loro sposa. Si aspettavano di corteggiarla come si dovrebbe, di abituarla all’insolita usanza di fare da moglie a due mariti. Invece, lei si rivolge a loro con un folle complotto per proteggersi da un uomo che loro sanno che è tutto meno che gentile. Tuttavia un fidanzato non può proteggerla da un pessimo matrimonio. Solo un marito può farlo.

Quando Mary sposa i suoi uomini di Bridgewater, impara che per quanto abbia due grandi cowboy a proteggerla dal suo passato, è possibile che anche lei abbia il potere di salvarli a sua volta.

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Prologo
Prologo MARY «A quattro zampe, tesoro.» L’uomo se ne stava accanto al letto, nudo come il giorno in cui era nato, ad accarezzarsi l’uccello durissimo. Del liquido trasparente fuoriusciva dalla punta e il ghigno folle che aveva in volto dimostrava che si stava divertendo. Era attraente, snello, muscoloso e aveva la mandibola scurita da una barba ben rasata. La donna gli sorrise maliziosa e fece come le era stato detto. Indossava solamente un corsetto rosso sangue, i lacci in cima sciolti e il seno abbondante che ne strabordava fuori. Mi trovavo nella stanza accanto, a spiare attraverso un piccolo buco, le mani premute contro la parete, a osservare. Chloe, una delle tante puttane del Briar Rose’s, stava accanto a me, spalla contro spalla, mentre spiava da un altro punto tutto suo. La prostituta, ora a quattro zampe, spinse in fuori il sedere e lo agitò, invitando l’uomo a guardarle la figa. Per quanto nessuno dei due fosse timido e una fosse una professionista, avevano un atteggiamento che indicava che fossero già stati assieme a quel modo in passato. Mi ero messa a spiare insieme a Chloe negli ultimi mesi e ormai riuscivo a capire certe cose. Sì, conoscevo i termini più volgari per indicare il membro di un uomo, il posto segreto di una donna e molto di più. Cazzo, figa, culo, sperma. Quelle parole non erano più rozze o oscene. Avevo fatto visita al bordello, inizialmente in maniera piuttosto innocente per portare degli abiti come carità tramite le Ausiliatrici, ma avevo conosciuto Chloe e ci ero tornata per amicizia. E, lo ammetto, perché ero curiosa di sapere che cosa succedesse in un bordello. Cosa succedesse tra un uomo e una donna. Trasalii quando l’uomo sculacciò la prostituta sulle natiche, un’impronta di un rosa acceso che sbocciava sulla sua pelle chiara. «Vedi, a Nora piace,» sussurrò Chloe. Non c’era dubbio che la prostituta fosse a conoscenza degli spioncini, ma l’uomo che aveva pagato per farsi la florida Nora probabilmente no. Erano previsti come misura di sicurezza – gli uomini erano imprevedibili e alle volte crudeli – ma io li trovavo utili per origliare. La signorina Rose, la Madama, sembrava contenta delle mie attività ragionevolmente innocenti, fintanto che fossi rimasta nascosta. «Le piace farsi sculacciare?» sussurrai di rimando. Riuscivo a vedere che le piaceva davvero, con la sua espressione sorpresa, poi le palpebre che si abbassavano a mezz’asta. Anche a me piaceva, ma non osavo dirlo a Chloe, nè a nessun altro. L’idea della mano di un uomo che mi colpiva il sedere nudo mi faceva bagnare tra le cosce, mi faceva contrarre la figa, proprio come a Nora. La sua figa era rosa, gonfia e umida della sua eccitazione. Senza dubbio lo era anche la mia ed io stavo solo guardando. Volevo un uomo che mi facesse così. Non l’uomo con Nora, ma un uomo. Il mio uomo, chiunque potesse essere. Volevo lanciargli un’occhiata maliziosa da sopra la spalla, vedere il suo ghigno rivolto a me. Mi morsi un labbro per soffocare un gemito, quando lui la sculacciò di nuovo, il forte schiocco della sua mano contro la sua pelle che risuonava attraverso la parete. Avevo visto p********e che fingevano con gli uomini, che recitavano mimando il piacere in cambio di soldi. Tuttavia, Nora non aveva bisogno di fingere con lui. Invece di infilarle il cazzo dentro – di scoparsela, come diceva Chloe – lui si inginocchiò sul letto alle sue spalle e le mise la bocca... lì. «Ossignore,» sussurrai. Chloe coprì una risatina con le dita. Io guardai la mia amica, tutta capelli rossi ribelli e guance rosate, e seppi di avere gli occhi sgranati. Quella era una cosa nuova da vedere. «Gli piace la figa,» sussurrò lei. Riportai l’occhio allo spioncino, quando sentii l’esclamazione di piacere di Nora. Lui le stava leccando la pelle, succhiandola, mordicchiandola perfino. Oddio. La sua barba cominciò a luccicare dell’eccitazione di lei. «Brava, tesoro, vieni per me,» disse l’uomo. «Vienimi sulle dita, dopodichè ti scoperò.» «Sì!» gridò Nora. L’uomo si ripulì la bocca con la mano libera e le fece scivolare dentro e fuori le dita, mentre lei vi si dimenava sopra. Fu difficile non agitarmi sul posto mentre guardavo l’uomo dare a Nora un tale piacere. Era così impaziente di vederla venire che metteva da parte le proprie necessità. Lo volevo anch’io. Volevo un uomo che mi mettesse al primo posto. Lui la sculacciò di nuovo. L’uccello dell’uomo era enorme e gocciolava, chiaramente bisognoso di trovare anche lui sollievo. «Ora, tesoro. Dammelo ora.» Nora lo fece, urlando il proprio piacere. L’espressione sul suo volto fu squisita. Abbandono selvaggio. Non pensava ad altro che al piacere che l’uomo le stava estraendo dal corpo. Il ghigno folle di lui lasciava intendere che potere avesse sul suo corpo. Dio, lo volevo anch’io. Lo bramavo. Ne avevo bisogno. Ma io non ero una puttana al Briar Rose. Io ero un’ereditiera del rame e non avrei nemmeno dovuto sapere che cosa fosse una scopata. Non avrei dovuto conoscerne nemmeno la parola. Eppure lo sapevo. Ciò mi rendeva una libertina? Forse, ma la mia vita era così piatta, così severa e vuota che fare visita a Chloe e scoprire un mondo del tutto nuovo era l’unica cosa che mi divertiva. Che mi dava speranza. Speranza che ci fosse un uomo là fuori che mi avrebbe desiderata come quell’uomo desiderava Nora. Volevo essere selvaggia, non repressa. Volevo lasciare che tutti i miei desideri segreti venissero condivisi con una persona che se ne sarebbe presa cura, non che li avrebbe schiacciati sotto lo stivale della società per bene. Volevo più di quanto avrei mai ottenuto col mio promesso sposo. Se mio padre avesse ottenuto ciò che voleva, sarebbe stato il signor Benson e lui non mi avrebbe mai sculacciata, né mi avrebbe leccato la figa nè mi avrebbe mai presa da dietro come stava facendo quell’uomo con Nora. Invece, me ne sarei rimasta sdraiata sulla schiena nel letto, sarebbe stato buio e il signor Benson mi avrebbe sollevato la camicia da notte e mi avrebbe presa senza pudore, riempiendomi del suo seme. Sarebbe stato goffo e fastidioso, appiccicoso e disordinato; io non avrei provato alcun piacere. Non avrei provato... nulla. Quando l’uomo e Nora trovarono il loro ultimo piacere, entrambi ad alta voce, io e Chloe demmo le spalle al muro. Un’altra prostituta, Betty, infilò la testa nella stanza vuota dalla quale ci eravamo messe a spiare. «Mary, c’è il tuo uomo,» sussurrò. «Il signor Benson?» Il mio cuore perse un battito all’idea che avrebbe potuto vedermi. Ne dubitavo fortemente, ma ero nervosa comunque. «È qui?» L’idea di osservare il mio promesso sposo che si scopava un’altra donna mi faceva venire la nausea. Betty annuì, ma non sembrava entusiasta. «Sì, e sta portando una frusta da Tess.» Io e Chloe ci lanciammo un’occhiata e corremmo dietro a Betty. Fui colta dal panico all’idea di ciò a cui avrei assistito attraverso un altro spioncino, dal momento che seppi in quel momento che se avessi sposato il signor Benson, il piacere che Nora aveva trovato non mi sarebbe mai appartenuto.

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