CAPITOLO TRE

2312 Words
CAPITOLO TRE Keira non poté far altro che tornare in ufficio il mattino seguente. Un cuore spezzato non era un motivo valido per saltare il lavoro, e due giorni di fila sarebbero stati davvero esagerati. Oltretutto non voleva passare un’altra giornata a deprimersi dentro un bar, e di certo non voleva ritrovarsi invischiata in un ennesimo piano sciocco e insensato di Bryn! L’ultimo, l’appuntamento da Gino, le aveva lasciato l’amaro in bocca. Nonostante si sentisse come se una cupa nube temporalesca le aleggiasse attorno alla testa, Keira riuscì a vestirsi e a prepararsi per la giornata. Di solito vestirsi per il lavoro la faceva sentire più forte, ma quel giorno aveva la sensazione di essere un’impostora, anche se aveva scelto uno dei completi più casual tra tutto il suo guardaroba da ufficio. Mentre usciva da casa di Bryn, si accorse che Nina le aveva mandato un messaggio di incoraggiamento. Tutti stanno aspettando con ansia il tuo ritorno. Keira sorrise. Era felice di avere una buona amica come Nina. Nonostante la differenza di età tra di loro, erano molto in sintonia l’una con l’altra. E Nina aveva anche avuto una tale carriera nel mondo della scrittura da essere un’eccellente mentore per lei. Entrando nell’ufficio principale del Viatorum, fu sorpresa dall’atmosfera differente che trovò all’interno. In passato, c’era sempre stato il panico nell’aria, una specie di stress invisibile che permeava l’intero luogo. Per quanto fosse stata di buon umore al suo ingresso, era certo che ne sarebbe uscita stanca, ansiosa e tesa. Ma ovviamente il punto era che Joshua non lavorava più alla rivista. Grazie a Keira, era stato licenziato da Elliot. Era incredibile quanto ciò avesse migliorato il posto. Sembrava persino più confortevole, anche se le piastrelle erano dello stesso bianco sterile e immacolato di prima, e la struttura open plan ugualmente riecheggiante. C’era un’unica differenza visibile, o così notò Keira: tutte le porte delle sale riunioni e degli uffici che circondavano lo spazio aperto erano spalancate. Riusciva a vedere Heather, l’assistente di Elliot, che scriveva al computer nel suo ufficio. Dentro la sala conferenze, diversi membri dello staff erano impegnati in una riunione che sembrava allegra piuttosto che rigida e formale. Ai tempi di Joshua quelle porte erano sempre state chiuse, come una barriera fisica tra lo staff di livello superiore e quello appena assunto. “È Keira!” esclamò una voce, e all’improvviso tutti si voltarono a guardarla. Con sua grande sorpresa, qualcuno iniziò ad applaudire. Keira si sentì arrossire mentre sempre più persone si alzavano dai tavoli e si univano all’applauso. Era così che si era sentita Dorothy dopo aver ucciso la Malvagia Strega dell’Ovest? Dopo tutto un uomo aveva perso la sua fonte di reddito, anche se se lo era meritato! Nina si avvicinò alla sua scrivania e l’abbracciò. “Sei tornata,” disse gentilmente. “Te l’avevo detto che erano tutti felici di rivederti!” Denise, una degli scrittori junior con cui Keira non aveva mai scambiato più di due parole in passato, accorse da lei e la strinse in un abbraccio. Keira ne fu sorpresa. “Oh. Uhm, ehi,” la salutò goffamente. “Volevo solo dirti grazie,” esclamò Denise. “Ero sul punto di licenziarmi per colpa di Joshua. Mi aveva fatto credere di essere inutile, che non ero capace di scrivere e non avevo alcun talento. Stavo per smettere del tutto di fare del giornalismo. Ma grazie a te sono ancora qui e tutto sta andando mille volte meglio di prima.” “Non c’è di che,” rispose Keira, con un certo orgoglio. Tenere testa a Joshua non era stato facile, ma ne era valsa la pena, e aveva aiutato più gente di quanto avesse pensato. Qualsiasi residuo del senso di colpa che aveva provato per via di ciò che aveva fatto svanì quando vide che impatto aveva avuto su tutto lo staff. Josh era un uomo adulto, responsabile delle proprie azioni. Nessuno lo aveva costretto a comportarsi da bastardo con tutti quelli che lo circondavano. Si era praticamente licenziato da solo, e Keira era solo stata il catalizzatore. Provando un’ondata di sicurezza in sé per la prima volta da quando Shane le aveva spezzato il cuore, Keira si diresse verso la propria scrivania, pronta a rigettarsi nel lavoro. Era lì che dava il suo meglio, dopo tutto. Anche se la sua vita amorosa era andata in pezzi, la sua carriera stava decollando e lei l’avrebbe sfruttata nel modo migliore. Ma quando ebbe raggiunto la sua postazione, vide che nessuna delle sue cose era lì. La foto incorniciata di sua madre e di Bryn era svanita, insieme al suo mini cactus, il tappetino del mouse a pois che la sua amica Shelby le aveva dato come regalo per la laurea, e la tazza a forma di gatto che l’altra sua migliore amica, Maxine, le aveva regalato l’anno prima. Sperò disperatamente che non fossero state gettate via per sbaglio. Erano piccole cianfrusaglie, essenzialmente prive di valore, ma per lei significavano molto. Si guardò intorno, preoccupata. Fu a quel punto che notò Elliot che le si avvicinava a grandi passi. L’uomo si fermò, torreggiando su di lei con il suo metro e ottanta di altezza, e le strinse la mano. “Bentornata. Ti ho trasferita nell’ufficio d’angolo, spero che vada bene.” “Ho un ufficio?” ripeté lei, con tono incredulo. “Certamente,” rispose Elliot. “Ora sei una scrittrice senior. Tutti i senior hanno un ufficio.” Le fece cenno di seguirlo. Mentre Keira attraversava l’ufficio, colse un’occhiata di Nina. L’amica le strizzò l’occhio. Doveva averlo sempre saputo. Si fermarono davanti alla porta aperta di un piccolo ufficio in angolo. Il nome di Keira era stato inciso su una targa dorata avvitata sopra. I suoi oggetti preferiti erano stati sistemati sulla scrivania nella stessa posizione in cui erano stati in precedenza, ma quando prima avevano dato alla sua area di lavoro un aspetto gremito, ora sembravano spersi in mezzo all’ampia stanza vuota. Keira era euforica, come se stesse camminando sulle nuvole. Non aveva mai avuto un proprio ufficio, né una targa sulla porta. “Va bene per te?” chiese Elliot. “È incredibile!” rispose Keira, entrando e facendo una piroetta. La stanza non aveva esattamente le dimensioni giuste per un arabesque, ma per lei non aveva nessuna importanza. “Abbiamo adottato una politica della porta aperta,” aggiunse Elliot. “A meno che non si stia svolgendo una riunione o una telefonata. Abbiamo votato mentre eri in ferie.” Keira lo fissò con un’espressione sorpresa ma felice. Non riusciva nemmeno a immaginare come potesse essere un sistema di votazione al Viatorum! Ai tempi di Joshua bastava che lui abbaiasse i suoi ordini e tutti obbedivano. Se ti chiamava in ufficio durante una festività nazionale, che fosse Natale, Hannukkah, Eid, o qualsiasi altra celebrassi, dovevi presentarti o eri licenziato. Keira era così felice che anche gli scrittori junior avessero una loro voce adesso. “Ti hanno già presentato Lance?” continuò Elliot. “Lance?” ripeté Keira. “No, è uno scrittore nuovo?” Elliot scoppiò a ridere. “È il tuo nuovo capo,” annunciò. “Oh,” rispose Keira, accigliandosi. “Pensavo che fossi tu il mio nuovo capo.” Il pensiero di un’altra persona al comando la preoccupò. E se si fosse rivelato un altro Joshua? E se le loro visioni creative non avessero combaciato? Elliot scosse il capo. “Non posso essere qui ventiquattro ore su ventiquattro. Nonostante tutti i suoi difetti, Joshua era molto zelante. Mi serve qualcuno sul campo anche quando non posso esserci io, ed è per questo che ho incaricato Lance. Ma non preoccuparti, ti piacerà. È l’opposto di Joshua, te lo garantisco.” Lei lo seguì fuori dall’ufficio e nella sala conferenze, dove il suddetto Lance li stava già aspettando. Elliot aveva ragione, era il contrario di Joshua, almeno a prima vista. Era un uomo basso e robusto, che indossava un abito vecchio e sformato e aveva i capelli tutti scompigliati. Quando vide entrare Keira le rivolse un ampio sorriso, un gesto che richiedeva muscoli che probabilmente Joshua non aveva nemmeno, e le tese la mano. Lei gliela strinse. “Tu devi essere la star del Viatorum,” iniziò Lance. “L’eroina, Keira Swanson.” Keira ridacchiò un po’ in imbarazzo. “Non esageriamo.” “Non è un’esagerazione,” disse lui, riaccomodandosi sulla sua poltrona e invitando Keira ed Elliot a fare lo stesso con un gesto. “Ho letto tutti i tuoi vecchi pezzi e devo dire che hai un gran talento.” “Grazie,” disse Keira arrossendo. Non era abituata a ricevere complimenti. Elliot li concedeva raramente, Joshua mai. Ancora non sapeva come prenderli, come rispondere in modo appropriato ma senza sembrare arrogante. Lanciò uno sguardo a Elliot mentre si sedeva accanto e lui e l’uomo le rispose con un’occhiata d’intesa, come per dirle: Te l’avevo detto che era tutto il contrario. “Dunque, occupiamoci subito degli incarichi,” esordì Lance, battendo le mani. “Elliot ha preparato quello più succoso in assoluto.” Strofinò insieme le mani, sorridendo entusiasta. “La competizione sarà spietata!” Detto questo, saltò in piedi e corse alla porta. Con la voce più giuliva immaginabile chiamò: “È il momento degli incarichi, ragazzi e ragazze!” Si scatenò un’attività frenetica mentre lo staff accorreva alla sala conferenze. Keira si sentì all’improvviso fuori luogo. Le cose erano molto cambiate, ma i ritmi erano sempre ugualmente veloci, a quanto pareva. E l’atmosfera competitiva non era svanita, era solo completamente diversa da quando Joshua era incaricato. Mentre gli altri scrittori entravano nella sala, percepì fisicamente la loro fame e ansia di essere messi alla prova. Erano sempre state presenti ma in precedenza erano state offuscate dall’insicurezza. Senza Joshua a buttarli giù, insieme all’approccio amichevole e incoraggiante di Lance, gli altri scrittori del Viatorum avevano iniziato a fiorire, a dare il meglio di loro. Con sua sorpresa Keira si rese conto che la competizione alla rivista era più feroce che mai. “Uno di voi fortunelli sta per ricevere il miglior incarico della propria vita,” annunciò Lance con un sorriso a trentadue denti. “Tre settimane di viaggio in Italia, e sto parlando di Firenze, la Toscana, Verona e Capri.” Un bisbiglio eccitato, quasi elettrico, riempì la stanza. Keira si agitò sulla sua sedia, desiderosa di ricevere quell’incarico. Non riuscì a impedirsi di immaginare quanto sarebbe stato fantastico visitare l’Italia, mangiare la vera pizza italiana e il gelato, piuttosto che l’imitazione offerta da Gino. Quell’incarico era fatto chiaramente su misura per lei. Era l’unica persona ad avere esperienza con un lavoro simile. Ma dovevano desiderarlo tutti! Si era lasciata prendere da un falso senso di sicurezza, dopo gli applausi e il nuovo ufficio d’angolo. Ma sembrava che sotto sotto le cose fossero rimaste uguali, solo con una facciata differente. Si preparò alla lotta. “Dunque,” disse Lance, congiungendo le mani davanti a sé. “Chi si dà disponibile?” La mano di Keira si alzò immediatamente. I giorni in cui si limitava ad aspettare che le occasioni le cadessero in grembo erano finiti. Ormai aveva fame di successo e non si sarebbe lasciata sfuggire quell’opportunità tra le dita. Oltretutto, quel viaggio le sarebbe servito per togliersi Shane dalla mente. Ma con sua sorpresa, si accorse che nessun altro aveva alzato la mano. Confusa, Keira guardò un volto dopo l’altro, vedendo che si erano tutti voltati verso di lei. E che stavano sorridendo. “Che cosa sta succedendo?” chiese, riabbassando la mano. Lance scoppiò in una calda risata. “È per te!” esclamò. “È ovvio. Ti stavamo solo facendo uno scherzo.” Tutti iniziarono a ridere. Keira si guardò intorno, completamente scioccata. Da quando il Viatorum era diventato un posto in cui si facevano scherzi tra colleghi? “Vuoi dire che hai sempre avuto l’intenzione di affidarlo a me?” domandò. “Certo!” rispose Lance, continuando a ridere di gusto. E con grande stupore di Keira, tutti l’avevano presa con spensieratezza. Sembravano felici per lei. Non c’era più invidia, nessuna spietatezza. “Anche loro hanno già ricevuto degli ottimi incarichi,” spiegò Lance. “Non ti preoccupare di questo. Non mi piacciono le lotte intestine sul posto di lavoro, non le posso sopportare. Ognuna ha i propri punti di forza. E il tuo è viaggiare all’estero e scrivere degli articoli magnifici.” Keira voleva darsi un pizzicotto. Era un sogno? Stava ancora dormendo sul divano scomodo di Bryn, fantasticando sul suo giorno di ritorno a lavoro ideale? Ma no, era tutto vero. Senza Joshua, il Viatorum si era trasformato nel lavoro dei suoi sogni. E aveva appena ricevuto l’incarico perfetto per lei. “È il nostro modo per dirti grazie,” intervenne Denise. “Per averci liberati di Josh.” Keira rise, entusiasta. Era così emozionata dal suo nuovo incarico, ma era anche piuttosto nervosa. Che fosse una caratteristica instillata da Joshua o una parte della sua personalità, i nuovi progetti la riempivano sempre di ansia e insicurezza. Dentro di sé non era sicura di esserne all’altezza, specialmente essendo ancora tanto turbata da Shane. Ma sapeva anche di non potersi rifiutare. Tutti la stavano guardando con ammirazione. Era costretta a rigettarsi nella mischia, per così dire. “Quale è il titolo dell’articolo?” chiese, cercando di concentrarsi sul compito da svolgere, per evitare di pensare a Shane. “Il Paese dell’Amore,” disse Lance, spalancando le mani davanti a sé con aria drammatica. “Un altro pezzo sull’amore?” ripeté lei, spiazzata. “Ma certo!” esclamò il capo. “È quello che ti riesce meglio, Keira. Il tuo ultimo articolo era incredibile.” “Solo perché mi sono innamorata…” spiegò. Lance annuì. “Esattamente. È stato magnifico. Voglio leggerne un altro così, quindi ti mando nella più romantica di tutte le destinazioni. Voglio che parli con la gente del posto e scopri i loro segreti. Gli italiani conoscono davvero il vero amore? Perché è considerato il luogo più romantico del pianeta? Che segreto nascondono sull’amore?” Aveva sul volto un sorriso ampio e incoraggiante. Ma dentro Keira, il panico stava avere il sopravvento. Come avrebbe potuto scrivere dell’amore quando aveva il cuore in mille pezzi? In Irlanda aveva faticato a completare l’incarico perché era stata ingenua, sciocca e inesperta. Quella volta sarebbe stata cinica e amareggiata. Non avrebbe mai funzionato. “C’è spazio per una certa flessibilità nel titolo?” balbettò. “Qualche possibilità di modificare la prospettiva? Non vorrei trovarmi incastrata nel ruolo della scrittrice dell’amore.” Lance sembrò sorpreso. “Ma tu sei la scrittrice dell’amore, Keira. La Guru del Romanticismo. È quello che la gente si aspetta da te. Il tuo punto di forza. Il tuo elemento esclusivo.” Lei non riusciva a crederci del tutto. Ma che altre possibilità aveva? Lance si era fatto in quattro per lei, per assicurarsi di farle avere l’incarico migliore. Non aveva scelta, doveva accettare di scrivere l’articolo. Tutti volevano che lo facesse, e la sua carriera dipendeva da quello. Avrebbe dovuto fingere. O forse non sarebbe stata costretta. Forse avrebbe incontrato un altro uomo. Non un nuovo Shane, non qualcuno di cui si sarebbe innamorata perdutamente, ma un appassionato uomo italiano con cui avrebbe potuto avere una breve e travolgente storia. Niente legami, niente amore, solo lussuria. Sorrise tra sé e sé. Magari era quella la cura per il suo cuore ferito! Anche se l’amore era l’ultimo dei suoi pensieri, forse un’avventura con un italiano sexy sarebbe stata la medicina che le serviva per dimenticare Shane. Guardò Lance e sollevò un sopracciglio. “Grazie,” accettò. “Quando parto?”
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