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JULIA
«I dildo non erano ciò che avevo in mente quando abbiamo parlato di omaggi per la festa,» disse Kaitlyn mentre ne teneva in mano uno di un verde acceso. Si spinse gli occhiali sul naso e lo guardò accigliata.
Mi fermai estraendone uno dalla scatola marrone in cui mi erano stati spediti. Li avevo ordinati online per la festa. «Non ne hai mai visto uno da vicino?»
Non amavo usare sextoys con un ragazzo, però avevo un vibratore nel cassetto del comodino per i periodi di astinenza... come quello.
Lei arrossì e mi guardò dall’altra parte del tavolo della sua cucina. Mi rivolse un sorrisetto malizioso mentre agitava il giocattolo avanti e indietro, facendone ondeggiare la punta. «Con due uomini con dei cazzi enormi, a chi servono questi?»
Io chiusi gli occhi e gemetti. «Ugh, odio quando parlate dei cazzi dei miei fratelli.» Dietro la terribile immagine dei miei fratelli nudi, si affacciò dentro di me una sensazione di solitudine. Io non avevo un uomo a scaldarmi il letto, o il cuore, e avevo perso le speranze di trovarne uno. Dopo quello che era successo con Frank Marsden avevo chiuso, non che avessi intenzione di dirlo a nessuno, figuriamoci a Kaitlyn e le altre. Lui viveva in città e Raines era un paese decisamente piccolo. Ero diventata così infelice dopo la nostra cosiddetta relazione che mi ero buttata a capofitto nel lavoro, assumendo incarichi ovunque in modo da tenermi lontano dalla città, almeno finché non mi fossi sentita abbastanza sicura di me da rimettere insieme i pezzi e ricominciare ad avere stima in me stessa. Fino a quando, si sperava, Frank non avrebbe voltato pagina.
Kaitlyn non si scusò, perchè avrebbe dovuto? Non era colpa sua se aveva una relazione stabile – e bollente – con il mio fratello maggiore, Duke, e anche con Jed Cassidy, che possedeva un bar sulla Main Street. Rise e posò il dildo sul tavolo. «E ci sono solo io, adesso. Aspetta che arrivino anche Ava e Parker.»
Le due donne avevano una relazione con gli altri miei fratelli. Parker se la faceva alla grande con Gus assieme ai suoi due colleghi, Kemp e Poe. Ava era fidanzata con mio fratello di mezzo, Tucker, e anche con Colton Ridge. Già, due uomini per Ava e tre per Parker. Quella sera ci sarebbe stata la festa di addio al nubilato di Ava, ospitata da Kaitlyn per quanto fossi io l’organizzatrice. Ecco perchè mi trovavo a casa sua prima del previsto, a preparare il tutto.
«Non dimenticare Jill. Porter è mio cugino e anche sentir parlare del suo cazzo non è poi tanto divertente,» borbottai. Ero felice per tutte e quattro loro, ma davvero non volevo conoscere tutti i dettagli relativi alle loro vite sessuali, specialmente quando la mia coinvolgeva solamente la mia mano o il mio vibratore.
«Allora non avresti dovuto comprare dei dildo,» ribatté Kaitlyn, afferrando un sacchetto, aprendolo e posizionandolo dritto accanto agli altri da riempire per preparare gli omaggi per gli ospiti.
«Oh, ti prego, anche l’assenza dei dildo non impedirebbe a tutte di parlare dei loro uomini sexy, o di sbavare addosso a quelli che ho invitato io.»
«Quindi va bene se tu chiami i tuoi fratelli – e tuo cugino – sexy, ma non va bene accennare ai loro cazzi,» sottolineò lei. Era figlia unica, per cui non aveva idea di come fosse vivere con tre fratelli più grandi. Tre fratelli più grandi e prepotenti.
Non che avessi intenzione di raccontare a nessuna di loro della mia vita sessuale – e dopo Frank, immaginavo che il sesso non sarebbe riapparso nella mia vita. Mai. Non ero in cerca di un ragazzo. In effetti, mi ero dovuta nascondere da un tipo al supermercato. Ovviamente, essendo Raines tanto piccola, ero stata costretta a vedere Frank assieme ad una donna, mentre se ne stavano lì in piedi di fronte alle mele nel reparto dei prodotti biologici. Avevo dovuto fare il giro del banco della gastronomia col carrello e nascondermi nel reparto della pasta fino a quando non ero stata certa che se ne fosse andato.
Certo, avere un uomo sarebbe stato bello. Avevo sempre voluto avere ciò che aveva Kaitlyn con Duke e Jed. Adesso, però, dal momento che ero considerata una “stronza frigida”, probabilmente non sarebbe mai successo. Sospirai, sapendo che Frank lo Stronzo aveva da tempo superato la nostra relazione, eppure rimaneva un bel problema in agguato tra la frutta e la mia scarsa autostima. Molto probabilmente si faceva le donne che sapevano il fatto loro, che erano in grado di fare un pompino che non lo facesse addormentare. Diamine, che non fossero “guaste”.
Gli uomini volevano fare sesso – del buon sesso - e dal momento che io non ne ero capace, chi mi avrebbe mai voluta? Avevo la sensazione che uno dei dildo omaggio sarebbe stato il mio migliore amico a tarda notte.
«Julia,» disse Kaitlyn, agitandomi una mano davanti a circa un metro di distanza.
Io sbattei le palpebre, sorrisi, poi mentii. «Scusa, stavo cercando di non pensare ai miei fratelli sexy.» Presi il dildo e lo afferrai come se fosse stato un cetriolo. «Questi sono solo per divertirsi un po’, e solo per le signore.»
«Non dimenticarti degli spogliarellisti.» Kaitlyn agitò le sopracciglia e sogghignò. «Sei decisamente più brava di me in queste cose. Se l’avessi organizzato io, avremmo probabilmente lavorato all’uncinetto invece di goderci uno spettacolo di ragazzi eccitanti e omaggi divertenti.»
«Non sei poi così noiosa come pensi,» risposi io, ravviandomi i capelli dietro l’orecchio. «Cioè, hai due uomini. E sei andata a vedere lo spettacolino maschile al Cassidy quella sera.» Dal momento che mi occupavo di marketing per lavoro, Jed mi aveva chiesto di aiutarlo a trovare dei modi per ampliare i propri affari. Uno spogliarello era stata solamente una delle idee che mi erano venute in mente. La serata donne era stata un gran successo. Per la festa di Ava di quella sera, avevo chiesto ad un’azienda di mandarmi due spogliarellisti. Se fossero stati anche solo minimamente come quelli di quell’autunno, sarebbero stati S.E.X.Y. I miei fratelli – e mio cugino – mi avrebbero ringraziata più tardi perchè Kaitlyn, Ava, Parker e Jill sarebbero state arrapate e pronte ad una nottata bollente.
Sospirai tra mè, ricordandomi mentalmente di comprare altre pile per il mio vibratore. Senza nessun uomo – o uomini – nella mia vita, mi sarebbero servite.
«Io sono stata portata sul palco. Dio, di fronte a così tanta gente,» aggiunse lei, distogliendo lo sguardo con ancora un po’ di imbarazzo.
«Con Duke e Jed. Non avevano intenzione di permettere agli spogliarellisti di avvicinarsi a te,» le ricordai, per quanto dubitavo che avrebbe potuto dimenticarlo dal momento che era stato il momento in cui loro tre si erano conosciuti per la prima volta. Era stato come un colpo di fulmine.
«Questa sera sarà diverso. Uno spettacolino proprio qui nel mio salotto.» Gemette. «Se i ragazzi dovessero scoprire che degli uomini si sono messi ad agitare gli uccelli in mezzo al soggiorno, andrebbero su tutte le furie.»
«Io non ho intenzione di dirglielo.» Roteai gli occhi, per nulla spaventata da nessuno dei Duke. «E poi, per loro si tratta solamente di lavoro. Sono dei professionisti.»
Lei sollevò le mani in segno di resa. «D’accordo, d’accordo. Se se la prendono, non ha poi così tanta importanza. Tanto a me piace farmi sculacciare.»
Non ero sicura se avrei dovuto ridere o tapparmi le orecchie.
«Bhe, se non altro tua madre non viene,» proseguì lei. «Non riuscirei a guardare degli spogliarellisti con lei. O sapere che si porterebbe a casa un dildo.»
Risi, sì, poi mi coprii la bocca con la mano. Avevo un buon rapporto con mia madre, ma non così buono.
Lei indicò il tavolo coperto di oggetti omaggio, sacchetti e carta velina. «Se qui sei a posto, io andrei a farmi una doccia.»
«Nessun problema. Finisco al volo con questi sacchettini.»
Non erano passati nemmeno due minuti quando qualcuno suonò alla porta. Guardai l’orologio sul microonde e mi resi conto che dovevano essere gli spogliarellisti. Erano in anticipo, ma non aveva importanza. Meglio che essere in ritardo. Quando aprii la porta, mi raggelai. Deglutii, sperando di non avere la bava alla bocca. Per la miseriaccia, erano ancora più sexy di quelli dello spettacolino al Cassidy.
Davanti a me c’erano due enormi uomini robusti. Immaginai che l’età fosse circa trent’anni. Uno era alto probabilmente un metro e ottantacinque, l’altro qualche centimetro in più. Uno moro, l’altro biondo. Quello coi capelli scuri – il tizio a destra – aveva la barba corta. Gli occhi castani. Quello biondo li aveva azzurri. Il loro sguardo corse lungo il mio corpo, dalla punta dei miei capelli rossi – molto probabilmente scompigliati – fino ai piedi con indosso i calzini. Si concessero del tempo nel farlo ed io ebbi la sensazione che non si fecero sfuggire nemmeno un centimetro. Improvvisamente, mi sentivo tutta eccitata e mi si indurirono i capezzoli.
Se avevano intenzione di fissarmi, lo stesso valeva per me. Passai in rassegna la maglietta bianca di flanella sul signor Occhi Castani, la maglia a manica lunga attillata sul Biondino, che si abbinava alla perfezione ai suoi jeans sgualciti e lo segnava in tutti i punti giusti. Oh, avevano decisamente ciò che serviva ad uno spogliarellista dentro a quei pantaloni, a giudicare dal bel rigonfiamento che mostravano. In effetti, era il cazzo del Biondino quello che si allungava lungo la coscia?
Vigorosi, virili, intensi, oscuri. Tenebrosi. Ben messi. Quei due non erano dei cowboy. Niente camicie con bottoni a scatto nè cappelli Stetson in vista.
«Ciao, ragazzi, siete arrivati in anticipo,» dissi dopo essermi schiarita la gola. All’improvviso, avevo la bocca molto secca. Altre parti di me invece... non erano poi così secche, e strinsi le cosce. Se alle ragazze fosse potuta venire un’erezione, io in quel momento ne avrei avuta una.
«Io sono Cash,» disse il signor Alto, Moro e Bellissimo rivolgendomi un cenno del capo. «E lui è Bennett.» Dio, aveva una voce profonda e... sexy. Avevo la sensazione che se mi avesse sussurrato all’orecchio le definizioni scritte sul dizionario sarebbe riuscito a farmi venire.
Ava avrebbe avuto ripensamenti sullo sposare mio fratello e Colton dopo aver visto quei due. Una leggera fiamma di gelosia mi fece esitare e mi resi conto di essere un’idiota. Quelli erano degli spogliarellisti, venuti lì per lavorare, non per essere trascinati all’altare. Non ero la prima donna a sbavare per loro e di certo non sarei stata l’ultima.
«Io sono Julia. Sono quella che vi ha fatti venire qui. Spero vi piaccia esibirvi per gli addii al nubilato. Tutte le signore dovrebbero arrivare tra circa un’ora per il vostro spettacolino, per cui potete intrattenervi con me fino ad allora.»
Bennett assottigliò lo sguardo e mi scrutò nuovamente, mettendomi molto a disagio. Non stavano cercando di strapparmi un appuntamento, ma soltanto di fare il loro lavoro. Sospirai rendendomi conto di essere ridicola. «Spettacolino?» chiese.
Io mi morsi un labbro e mi resi conto di aver ferito il suo orgoglio. In che modo non ne ero del tutto certa, dal momento che di sicuro non c’erano donne che non gli lanciassero addosso le mutandine ovunque andassero. Perfino se erano completamente vestiti. La loro autostima doveva essere alle stelle.
«Giusto, scusa.» Abbassai lo sguardo sui miei calzini verdi, poi lo riportai su di loro. «Non volevo sminuire il vostro lavoro. Intrattenere delle donne arrapate non deve essere facile, specialmente quando siete praticamente nudi. Io non potrei mai fare la spogliarellista.»
Loro scrutarono il mio corpo, come a giudicare se sarei potuta essere adatta a quel ruolo.
«Perchè no? A me piacerebbe vederti mentre ti togli tutto,» rispose Bennett.
Feci una piccola risatina. Non ero magra come una modella, nè avevo delle tette da soubrette come Ava, e avevo dei capelli rosso fuoco che avevano praticamente vita propria. «Non mi so muovere.» Non mi so muovere affatto, stando a Frank.
Feci un passo indietro così che potessero entrare.
«Hai accennato all’intrattenere delle donne arrapate. Tu sei arrapata?» mi chiese Cash, facendo un passo verso di me e facendomi sollevare il mento per incrociare i suoi occhi. Subito mi chiesi che sensazione mi avrebbe dato quella barba contro l’interno coscia. Calma, ragazza!
Stava solamente flirtando, uno spogliarellista professionista. Flirtare faceva parte del suo lavoro. Decisamente aiutava ad ottenere mance extra. Tuttavia, non significava altro. Solo un battibecco sexy. Non facevano sul serio con me.
«Quale donna non lo sarebbe a guardarvi?» risposi io, inclinando la testa per vedere anche Bennett. Era facile flirtare con due ragazzi che non erano veramente interessati. Era... come fare pratica di flirt.
Sul volto di Bennett si aprì un lento sorriso. «A me non interessano tutte le donne, solamente te.»
Oh. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, sarei morta... di orgasmi. E adesso le mie mutandine erano decisamente da buttare.
«Be’, um... certo. Gli uomini non sono i soli a pensare sempre al sesso. È un bene che abbia dei dildo per gli omaggi della festa. È un po’ come farlo sul serio, ma senza che nessuno si lamenti. Forza, potete aiutarmi a finire con i sacchetti.»
Loro non dissero nulla, si limitarono a fissarmi a occhi sgranati, poi si scambiarono per un istante un’occhiata.
«Avete dei costumi o delle attrezzature di scena che dovete portare dentro?» Cercai di guardare alle loro spalle fuori dalla porta, ma erano talmente grossi che mi bloccavano la visuale sulla strada.
«No,» rispose Cash.
Annuii. «Giusto. Probabilmente avete già indosso quei minuscoli perizomi. Quel piccolo pezzettino di tessuto elastico è l’unico costume che vi serve, no?» Indicando il davanti dei loro pantaloni, feci roteare un dito.
Quando loro mi fissarono come se mi fosse cresciuta una seconda testa, ripensai a cosa avessi appena detto. «Dio, scusatemi.» Mi passai una mano sugli occhi vergognandomi e scossi la testa. «Non piccolo. Cioè, certo, un tanga non ha poi tutto ‘sto tessuto, ma sono sicura che ce l’abbiate entrambi molto grosso.» Mossi in circolo un indice, poi indicai i loro cazzi. «Non era mia intenzione insultarvi... um, lì.»
Cash sogghignò ed io mi resi conto di sembrare una pazza. Non c’era da meravigliarsi che non avessi un fidanzato. «Giusto, ora sto zitta. Entrate.»
Sentii la porta chiudersi e loro mi seguirono attraversando la casa di Kaitlyn fino alla cucina.
Quando li guardai di nuovo da sopra la spalla, beccai Alto, Scuro e Bellissimo a fissarmi il culo.
Arrossii e mi fermai nuovamente di fronte ai sacchetti omaggio, non proprio certa di come intrattenerli. «Io, um, devo finire questi.» Allungai una mano dentro la scatola e tirai fuori due dildo. «Ecco.» Ne porsi uno ad entrambi. Quando il Biondino sollevò le sopracciglia fino quasi all’attaccatura dei capelli, io risi. «Sono per le buste omaggio che tutte le ospiti si porteranno a casa. Ho immaginato che dopo il vostro spettacolino avrebbero potuto volerne usare uno stanotte. Per cui, in ogni sacchetto c’è un dildo e altri omaggi. Sono là tutti in fila, così facciamo più veloce.» Indicai l’altro lato del tavolo. «Uno dentro ciascuno.»
Loro scrutarono i dildo che avevano in mano. «Perchè ti serve uno di questi? Sono sicuro che il tuo ragazzo sa ciò che fa,» disse Cash.
Io afferrai un sacchetto e feci il giro del tavolo fino agli altri oggetti omaggio. Vi infilai dentro una piccola saponetta alla lavanda, poi una di quelle frizzanti che si sciolgono nella vasca. «Nessun ragazzo,» replicai.
«Hai detto qualcosa riguardo a delle lamentele. Se non ti piace usare un dildo, ci sono altri giocattoli.»
Io sollevai lo sguardo dopo il commento di Bennett, poi afferai un romanzo erotico dalla pila e lo infilai nel sacchetto. Pensai a Frank, a ciò che mi aveva detto. Quello stronzo che si era appropriato del mio reparto di prodotti biologici. «Il dildo è stupendo,» risposi infine, prendendone uno dalla scatola per finire di riempire il sacchetto degli omaggi. «Non si lamenta quando mi scopa.»
Mi morsi un labbro, rendendomi conto di aver detto troppo. Spogliarellisti o meno, erano degli estranei. Non c’era bisogno che sapessero certe cose. Traendo un respiro profondo, mi stampai un sorriso sulla faccia. «Non vi ho ancora offerto da bere. Posso portarvi qualcosa?»
Loro mi stavano fissando. Di nuovo. Ancora. Questa volta avevano lo sguardo assottigliato, le mascelle serrate. Bennett aveva ancora in mano il dildo verde acceso e lo stava praticamente stritolando.
«Chi è che si lamenta quando ti scopa? Come si chiama?» mi chiese.
La porta d’ingresso sbattè prima che potessi dire altro. «Ciao!»
Ava. Grazie al cielo.
«Siamo qui,» la chiamai e gli uomini posarono i dildo sul tavolo. Ava entrò di corsa, tutta sorrisi e capelli perfetti da Miss America. Odiavo il fatto che fosse sempre così bella. Non l’avevo mai vista senza quantomeno del mascara e un lucidalabbra. Viveva in un ranch nel Montana, non a Park Avenue, ed io volevo odiarla per il fatto che fosse sempre così dannatamente perfetta. Eppure, non potevo.
Con lei nella stessa stanza, io sembravo un disastro. I miei capelli rossi erano scompigliati e sempre ribelli. Non ero truccata e indossavo una maglietta e dei jeans.
«Ragazzi, lei è Ava-»
«Bennett!» esclamò lei, abbracciandolo come se si fossero conosciuti. «Cash, è passato un po’ di tempo,» aggiunse quando si rivolse al signor Oscuro e Letale.
Io mi accigliai. Ma che diavolo?
Gli sguardi intensi che mi avevano rivolto scomparvero e loro sorrisero ad Ava.
«Hai più avuto problemi con quella quattro per quattro?» le chiese Cash.
Lei scosse la testa, i riccioli acconciati le scivolavano sulle spalle. «No, il nuovo carburatore ha funzionato.»
Carburatore? Da quando sapeva qualcosa dei componenti di un motore? Gestiva il Seed and Feed, ma ad ogni modo... E perchè stava parlando con quei due? Posi la fatidica domanda. «Voi vi conoscete?»
Ava si liberò dall’abbraccio di Bennett, ma gli posò una mano sul braccio. «Ma certo. Cash è il proprietario del negozio di ricambi per auto sulla Main assieme a suo zio. È stato lui a rimorchiare il tuo furgone stamattina.»
Io spalancai la bocca mentre lo fissavo. Lui sogghignò e mi fece l’occhiolino.
Ero andata ad aiutare Gus, Kemp e Poe – che gestivano una clinica veterinaria insieme – per un sito internet commerciale e, quando avevo finito, ero uscita per raggiungere il mio furgone parcheggiato davanti al loro ufficio solo per scoprire che non voleva più accendersi. Invece di andare io incontro a mia mamma per il pranzo e una manicure, era venuta lei a prendermi e più tardi mi aveva portata lì a casa di Kaitlyn. Dal momento che io ero stata impegnata, Gus aveva detto che si sarebbe occupato lui di portare la mia auto dal meccanico. Sapevo che era stata portata dall’Autoriparazioni Carter, ma non sapevo che la persona che si celava dietro quel nome fosse il bellissimo dio del sesso con la barba. Cash, il Meccanico. Dio, era un nome perfetto per uno spogliarellista.
«E Colton è in lista per una delle motociclette personalizzate di Bennett.»
Rimorchiare furgoni... Motociclette personalizzate... Carburatori...
«Pensavo... pensavo..» balbettai, guardando gli uomini. Porca puttana. Già, sapevano esattamente cosa avessi pensato.
Bennett si passò una mano sulla nuca e mi offrì un sorriso malizioso.
Quei due fighi non erano affatto spogliarellisti.