Prologo
JULIA
Tutti i miei fratelli avevano trovato “Quella Giusta” per loro. Perfino mio cugino Porter. Era successo in fretta nel loro caso. Bam. Colpiti in pieno dal tir dell’amore. Erano tutti morti di figa e felici di esserlo.
Era dura stare a guardare perché anche io volevo ciò che avevano loro. Un uomo che fosse ridicolmente possessivo, premuroso, protettivo. Amorevole. Devoto. Tutti gli aggettivi che cercava una donna in un uomo.
Il loro attaccamento passionale e intenso mi deprimeva ancora di più. Rendeva le cene del venerdì sera ancora più difficili da digerire. Evientemente, una relazione non faceva per me. L’amore esisteva, solo per il resto del mondo.
Ero condannata ad essere la zitella con sei gatti e ancor più vibratori.
Ero stata talmente demoralizzata dalle relazioni amorose che non mi accorsi nemmeno quando me ne arrivò una proprio davanti alla porta. Mi suonò perfino il campanello. Per quanto riguardava la velocità? Avrei dovuto avere un cronometro a portata di mano per misurare quanto tempo mi ci volle ad innamorarmi. Un solo fine settimana, e ci si sarebbe potuto scrivere una storia intera.
I ragazzi Duke avevano tutti dei soprannomi legati ai tagli di carne. Pezzo di Manzo. Bisteccone. Salsicciotto. Dopodutto eravamo una famiglia che gestiva un ranch. E io? Non ero nè petto nè coscia. Non gli avevo dato molto peso fino a quando Cash e Bennett non mi dissero – e mi mostrarono – quanto gli piacessero entrambe quelle parti di me, mi dissero che c’era da leccarsi i baffi per quanto fossi appetitosa.
Avevo intenzione di fidarmi di loro. Ogni singola volta che mi facevano venire.