12 | Siete stati separati dalla nascita!

1154 Words
«Oddio, ma è bruttissima!» urlo, nascondendo la faccia dietro ad un cuscino, che tenevo sulla pancia come se fosse uno scudo. Che persona coraggiosa che sono. «È ovvio che sia brutta. Stiamo guardando un film horror, mica un cartone della Disney.» Insieme a me e Skyler si sono aggiunti anche James e la tavoletta di cioccolato, di cui non ricordo il nome. La mia memoria fa abbastanza schifo. Guardo con aria di sufficienza James. «So anch’io che è un film horror. Non a caso ho gridato appena sei entrato nella stanza.» Skyler ride, mentre la tavoletta di cioccolato alza un braccio, invitandomi a battere il cinque. Ma te lo scordi che ti batto il cinque dopo avermi chiamata pupazzo di neve, stronzo. Faccio un sorriso perfido. «Metti giù quel braccio, tavoletta di cioccolato. Stavi entrando anche tu nella stanza in quel momento. Io ho gridato alla vista di entrambi.» Skyler è caduta a terra in preda alle risate. Sembra un’anguilla. Appena si riprende mi guarda. «Dovrei invitarti più spesso a casa. Sei fantastica.» I due fratelli si scambiano uno sguardo spaventato. «No!» urlano in coro. Ghigno verso di loro. «Vi perseguiterò per il resto dei vostri giorni.» James si avvicina al fratello, sussurrandogli qualcosa che capisco benissimo. «Fa più paura lei che questo film horror.» «Hai ragione» ribatte la tavoletta di cioccolato. No, sul serio, come si chiamava? Il film horror che hanno ovviamente scelto loro, anche perché io avrei preferito continuare la conversazione con zia Sasha e zia Wendy sugli uomini, è The conjuring 2. Ma cos’ha questa gente contro i film allegri dove non spuntano suore dai corridoi di casa tua? Ma un film sobrio come quello su Spongebob no eh! Sono tutti e tre tranquilli, come se vedere gli horror non mettesse paura. Io lo so che dentro di voi state tremando. Io lo so. Neanche ad esprimere l’immensità della loro tranquillità, Skyler sta bevendo l’acqua. Io nei film horror non oso bere, so che uno spirito maligno proverebbe a soffocarmi. Me lo sento. Neanche a farlo apposta, appare una suora nel film. Salto sul posto e stringo forte il cuscino. «Oddio, un mostro! James, ho trovato la tua gemella. Siete stati separati della nascita!» Skyler sputa l’acqua, e Connor è in preda alle convulsioni. Evvai, mi sono ricordata il suo nome! Sento qualcosa che mi arriva in faccia, e quando cade per terra, noto che si tratta di un cuscino. E che a lanciarlo è stato proprio James. La mia bocca ha la forma di un cerchio perfetto. Mi giro di scatto verso di lui. Faccio finta di tirarmi su le maniche, dato che ho una canottiera e non posso farlo per davvero, e punto le mani verso la sua gola, chiudendo un occhio per prendere bene la mira. «Io ti ammazzo, prete mancato e gemello di una suora!» Mi butto come un lottatore di sumo su di lui, per poi prendere un cuscino e sbattendoglielo in faccia ripetutamente. Lui afferra un altro cuscino e inizia a colpirmi, ed è così che diamo vita ad una battaglia di cuscini, in piedi sul divano, con solo noi due protagonisti, mentre i suoi fratelli esultano. «Vai ragazza! Fai vedere cosa solo un pupazzo di neve vivente può fare!» urla Connor, ridendo. A sentire quelle parole mi fermo di scatto e James mi imita, confuso dalla mia reazione, e ne approfitta per riprendere fiato. Mi giro a rallentatore verso Connor. In questo momento ho i vestiti tutti stropicciati, i capelli spettinati e davanti al viso, e il fiatone. Potrei benissimo sembrare la bambina di The Ring, se non fosse per il colore dei capelli. Evidentemente Connor deve aver pensato lo stesso, considerato che appena mi ha visto è diventato serio. «Ora ammazzo pure te!» urlo. Faccio per buttarmi addosso a lui, ma James mi colpisce da dietro con il cuscino. A causa sua perdo l’equilibrio, e cado rovinosamente per terra. Connor si mette a urlare «This is Sparta!» per poi buttarsi su di me, senza pensare al fatto che potrei farmi male. James lo imita, e poco dopo si aggiunge anche Skyler. Gemo di dolore. «Levatevi! Già non ho tette, poi se voi vi buttate su di me a peso morto divento più piatta della tavola Ouija.» Loro ridono. Si, ridete pure, ma io non scherzo. Mi state anche soffocando. «Tanto tu sei piatta a prescindere» ribatte James, per poi scoppiare a ridere di nuovo. «Ridi ridi, che ti starei già menando, se non ci fosse Connor in mezzo a noi due.» «Felice di essere il terzo incomodo» dice quest’ultimo. Qualcuno si muove, e io soffro. «Ragazzi, ora vi potete togliere?» chiedo supplichevole. «No, sono comoda» ribatte Skyler. «Grazie al cazzo che stai comoda, tu sei in cima, io sono quaggiù a soffrire» mormoro. E se provassi a strisciare per salvarmi? Mi sollevo sugli avambracci, per quanto possibile, ed inizio a far forza su di essi per strisciare. Riesco a liberarmi dalla vita in su, quando la porta del salotto, che avevamo precedentemente chiuso per guardare il film horror, ormai abbandonato, viene aperta da Paul, che entra tranquillamente nella stanza, come se fosse a casa sua. Ah, ma questa è casa sua. Ci giriamo tutti a guardarlo e lui, vedendoci a terra, inarca un sopracciglio e sorride. «Per caso Brianna ha aperto una porta e voi siete tutti caduti?» Spalanco la bocca. «Ma che str-» mi fermo quando mi ricordo che si tratta del mio capo e non di uno dei suoi figli. Mi schiarisco la voce. «Eh, volevo dire ma che brava persona.» Faccio un sorriso di circostanza. Non sembra essersi arrabbiato per quello che ho detto prima anzi, ha mantenuto sempre il sorriso. Ho il sospetto che sia merito di Julie. Ah, l’amour. Paul riprende a parlare. «La cena è pronta.» Dalla porta entra la piccola Aisha, che gattona. Mi alzo di scatto dal pavimento, facendo cadere gli altri tre. Mi giro un attimo a guardarli, e mormoro un «ops», per poi andare dalla bambina, sotto lo sguardo attento di tutti. Mi siedo accanto a lei sul pavimento, e la piccola Aisha mi allunga un foglio e un pennarello, che stavano sul tavolino poco distante da noi. Lei indica il foglio, poi guarda me. «Ariel.» Le sorrido. «Vuoi che disegni Ariel?» le chiedo. Lei annuisce, così io inizio a disegnare. Tutti stanno guardando la scena in silenzio, compresa Julie che ci ha raggiunti da poco, probabilmente chiedendosi perché non arrivavamo. Julie mi sorride. «Le piaci. Di solito è timida. Ti dispiace prenderla in braccio e portarla in cucina?» Sorrido. «Nessun problema.» Paul è preoccupato. «Ma tu sai tenerla una bambina in braccio?» Faccio spallucce. «Durante l’inverno faccio spesso da babysitter.» Fa un sospiro di sollievo. «Va bene, puoi prenderla.» Poi ritorna serio. «Ma non osare aprire una singola porta.» Tutti noi ridiamo. Penso che la storia delle porte maledette non se la scorderanno mai. Non se me lo rinfacciano sempre.
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