07 | Raccontami qualcosa su di te.

1126 Words
«Biscotto e cocco.» «Non mi piace il cocco, scegli un altro gusto» mi dice James. «Chi è che deve mangiare il gelato?» ribatto. «Ma io lo devo assaggiare.» «A me non piace il gusto crema, che hai scelto, eppure non mi lamento. Vorrà dire che assaggerò solo l'altro gusto. Tu cambieresti uno dei tuoi gusti solo perché a me non piace?» «No.» «Ecco.» «Ma perché proprio il cocco?» «Perché è il mio gusto preferito.» «Che gusti di merda.» «Ma sei tu una merda.» Saranno almeno cinque minuti che James e io siamo litigando sui gusti da prendere. Lui poi vuole assaggiare il mio gelato, e io di conseguenza assaggerò il suo. Sono sempre stata dell'idea tu freghi il cibo a me e io frego il cibo a te. Solo che a lui il cocco non piace, e sta cercando di farmi cambiare idea e prendere un altro gusto. Ma a me non piace la crema, eppure non mi lamento perché l'altro gusto che ha preso è menta, che a me piace, e mangerò solo quello. Ma a quanto pare non è della mia stessa idea. «Ti piace l'amarena?» chiede. «Non prenderò l'amarena al posto del cocco.» Sbuffa. «Se tu non prendi il cocco io prendo l'amarena al posto della crema e così a tutti e due piacciono i gusti dell'altro.» Mi viene un'idea. «Okay, ci sto.» Il gelataio ci guarda, meravigliato. «Avete finalmente scelto cosa prendere?» «Si» risponde James. Mi giro verso di lui, e lo indico. «Prego, ordina pure, prima le signore!» Trattengo tra i denti il labbro inferiore, cercando di non ridere. James risponde con un «grazie» e a quel punto io e il gelataio scoppiamo a ridere. Evidentemente non si è reso conto di ciò che gli ho appena detto. Lui ci guarda confuso. «Che ho detto?» Cerco di riprendermi dalle risate. «Ti ho appena dato della donna, idiota!» Mi guarda confuso, poi capisce. Mi scocca un'occhiataccia. «Sei una stronza!» «Lo so.» «Volete ordinare o no?» chiede il gelataio, mentre sta ancora ridendo. James ordina per primo. «Un cono due gusti. Menta e amarena.» Dopo che l'uomo dietro al bancone glielo consegna tocca a me. Approfitto del fatto che James stia prendendo i soldi dal portafogli, e non sta minimamente prestando attenzione a me. «Biscotto e cocco.» James paga e usciamo dalla gelateria. «Alla fine che gusti hai preso?» Maschero il mio sorriso mordendo il biscotto rotondo che mettono quasi sempre sopra il gelato. «Biscotto e fior di latte.» «Okay,» fa una pausa per leccare il gelato, evitando che si sciolga, «visto che passeremo molti giorni insieme, raccontami qualcosa su di te» esclama. «E cosa dovrei dirti?» «Da quanto disegni?» Ci penso un attimo. «Più o meno tre anni.» «E qual è il tuo artista preferito?» A questo punto rido, ricordando i tentativi dei miei genitori di portarmi ad una mostra d'arte da piccola. «Non ho un artista preferito. Mi piace disegnare, ma odio l'arte in sé. E un po' un controsenso, ma già io sono un controsenso unico.» «Hai fratelli o sorelle?» «No, sono figlia unica. E dovevo pure nascere maschio. Un po' come Timmy Turner doveva nascere femmina ma è nato maschio, io dovevo nascere maschio e sono nata femmina. L'unica differenza tra me e Timmy è che io non ho due fantagenitori.» Continuo a mangiare il gelato. «Tu hai fratelli o sorelle?» James sorride. «Oltre a mia sorella Skyler? Ho un fratello che ha due anni in più di me e un'altra sorella di un anno.» Lo guardo sorpresa. «Skyler è tua sorella?» «Sì, e Paul è mio padre.» «Quindi la vostra è un'attività di famiglia. Eccetto me.» Indica il mio gelato. «Ti fa schifo se lecco il tuo gelato?» Ghigno. «Fai pure.» Ci scambiano i gelati, io inizio a mangiare il suo e lui il mio. Appena assaggia il gusto che dovrebbe essere fior di latte sputa per terra. «Ma che schifo! Questo è cocco!» Sghignazzo. «Bingo.» «Sei una piccola nana malefica, te l'ha mai detto qualcuno?» si lamenta. «Sì, mio padre, sempre.» ⸻ «Grazie per il gelato» dico una volta che la macchina di James si ferma davanti a casa mia. «Non c'è di che.» Scendo dall'auto e apro la porta di casa. Sento i miei genitori litigare. Vederli litigare è divertente, perché ogni litigio non è niente di serio e non riescono ad essere arrabbiati l'uno con l'altra per più di un'ora. L'ultima volta che hanno litigato è perché mio padre si era dimenticato di comprare la cioccolata a mia mamma quando lei aveva il ciclo e aveva chiesto addirittura il divorzio, come in ogni litigio. Entro in salotto e vedo mio padre seduto sulla poltrona e mia madre in piedi di fronte a lui. Mio padre appena si accorge di me mi indica. «Tua figlia sapeva tutto!» Mia madre si gira a rallentatore verso di me. «È la verità, Brianna?» Li guardo confusa. «Di cosa parlate?» A parlare è di nuovo mia madre. «Tu sapevi che il pomeriggio in cui tuo padre doveva portarmi al centro commerciale per fare shopping e aveva detto di avere un amico in ospedale in realtà era andato a casa sua per guardare una partita di baseball?» Oh cazzo, come l'ha scoperto? Posso ancora salvarmi dalla sua furia di donna mestruata. Inarco un sopracciglio. «Quale padre?» Mio padre spalanca la bocca. «Quale padre? Fai sul serio, figlia?» «Io voglio il divorzio» sentenzia mia madre. Papà punta un dito verso la donna che ha sposato. «Ma tua figlia te la tieni te.» «Grazie papà per il tuo infinito affetto nei miei confronti» gli dico alzando gli occhi al cielo. «Quale papà?» mi scimmiotta lui. La mamma riprende il discorso di prima. «Non posso tenere Brianna. Devo in qualche modo superare il grande dolore del divorzio», dice teatralmente portandosi una mano al cuore, «e per noi donne implica shopping sfrenato, cibo, shopping, uscite con le amiche, shopping, e...» si gratta il mento con un dito, «ho già detto shopping?» Mio padre ribatte subito. «Neanch'io posso tenere Brianna, sono povero.» Li guardo con sufficienza, ma loro non mi calcolano nemmeno. Continuano a bisticciare su chi non può tenermi, fino a quando ad un certo punto si girano contemporaneamente verso di me. L'hanno fatto talmente velocemente che per un momento ho pensato che la loro testa potesse girare di trecentosessanta gradi come la bambina del film "L'esorcista". Hanno un sorriso inquietante sul volto, molto in stile film Truth or Dare, quello con Tyler Posey e Lucy Hale. «Sei maggiorenne, puoi anche andare a vivere da sola» dicono contemporaneamente. Faccio la mia miglior faccia offesa. «Dovrei regalarvi un premio no-bel per i peggiori genitori di sempre!» Detto questo me ne vado in camera. Tanto sanno anche loro che non mi sono offesa davvero.
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