11. Svegliarsi in una cella stretta e puzzolente. Pisciare nel buco per terra. Versarci dentro un po’ d’acqua. Uscire dalla cella, verso i simulatori. Corpo sporco e sudaticcio, barba di una settimana. Pappetta proteica. Combattere per finta. Ancora. E ancora. Un’eternità alienante. Un’ora d’aria. Il registratore ronzava dietro di lui, attorno a lui. Riprendeva il gregge di animali che ammazzava il tempo nel cortile. Bestie nude che si grattavano e scaccolavano senza pudore. Animali sporchi che dondolavano e fissavano il vuoto. Ogni tanto una zuffa da poco. Le ragazze che formavano un branco separato e compatto. Gli allenamenti in palestra. Altro cibo semi-solido. Sempre appresso il registratore che riprendeva, gli svolazzava attorno cercando qualcosa da inquadrare, documentando il