Capitolo X Lo strangolatore Erano trascorsi venti giorni. Tremal-Naik, mercé la sua robusta costituzione e le assidue cure dei suoi compagni, guariva rapidamente. La ferita si era ormai richiusa e poteva alzarsi. Però, mentre riacquistava le forze, l’indiano diventava ognor più cupo ed inquieto. I suoi compagni lo sorprendevano talvolta colla faccia nascosta fra le mani e le gote umide, come se avesse pianto. Non parlava che rade volte, non confessava a chicchessia il terribile dolore che struggevalo e talvolta veniva assalito da improvvisi accessi di rabbia, durante i quali si lacerava le carni colle unghie e tentava di gettarsi dall’amaca gridando: «Ada! Ada!» Kammamuri ed Aghur indarno [93] si sforzavano di farlo parlare; indarno cercavano la causa di quelle sfuriate che minaccia