Gli sposi erano bellissimi, io ero infantilmente innamorato di lei, della sua voce un po’ roca, dei suoi capelli castani, ma soprattutto dei suoi modi così eleganti. Wilma, l’unica donna dei porchettari con un titolo di studio. Mia madre ne parlava sempre bene. Il bicchiere tintinnò ripetutamente e io cantai il mio repertorio migliore: “Guarda che luna” di Buscaglione, “È mezzanotte” di Joe Sentieri. Tra una canzone e l’altra Lello tirava fuori uno dei tanti foglietti che teneva nel portafoglio e ci scriveva sopra una breve filastrocca di festeggiamento, me la consegnava e io cercavo di impararla ripetendola con ansia febbrile. «Niente più giorni amari ma tanta felicità al più bello dei porchettari». Applausi, risate come bombe. «Wilma tienilo tu il denaro, ricordati che tuo marito è un c