CAPITOLO TRE

1662 Words
CAPITOLO TRE Dopo la sessione di simulazioni, Riley rimase preoccupata per Bill. Certamente si era ripreso in fretta, dopo essersi bloccato unicamente una volta. Ed in realtà era sembrato divertirsi, quando avevano cominciato a sparare con la simulazione del corpo al corpo. Le era persino parso allegro, quando aveva lasciato Quantico per tornare al suo appartamento. Eppure, non era lo stesso vecchio Bill che era stato il suo partner per molti anni, e da tanto tempo il suo migliore amico. Intuiva quale fosse la sua maggiore preoccupazione: Bill temeva che non sarebbe più stato in grado di tornare a lavoro. Avrebbe voluto poterlo rassicurare con parole gentili e semplici, come … “Stai solo attraversando un momento difficile. Succede a tutti. Lo supererai prima di quanto pensi.” Ma le rassicurazioni di maniera non erano quello di cui Bill necessitava al momento. E la verità era che Riley non sapeva davvero come sarebbero andate le cose. Aveva patito anche lei la DPTS, e sapeva quanto fosse difficile riprendersi. Voleva solo aiutare Bill ad affrontare quel terribile nemico. Riley era tornata nel suo ufficio ma, in realtà, aveva ben poco da fare quel giorno al BAU. Non aveva un caso di cui occuparsi, e questi giorni rilassati erano manna dopo l’intensità dell’ultimo caso in Iowa. Sbrigò alcune pratiche burocratiche, che necessitavano della sua attenzione, e se ne andò. Mentre guidava verso casa, si sentiva contenta al pensiero di cenare con la propria famiglia. Era felice specialmente per aver invitato Blaine Hildreth e la sua famiglia ad unirsi a loro. Riley era felice per la presenza di Blaine nella sua vita. Era un uomo bello ed affascinante e, come lei, divorziato piuttosto di recente. Si era dimostrato anche molto coraggioso. Era stato Blaine a sparare e ferire gravemente Shane Hatcher, quando aveva minacciato la famiglia di Riley. Riley gli sarebbe stata grata per questo per sempre. Aveva trascorso una sola notte con Blaine finora, a casa sua. Si erano dimostrati alquanto discreti in merito; la figlia dell’uomo, Crystal, era via dai cugini, per le vacanze di primavera. Riley sorrise ricordando come avevano fatto appassionatamente l’amore. Quella sera sarebbe finita allo stesso modo? * La governante di Riley, Gabriela, aveva preparato un delizioso pasto a base di chiles rellenos, ricetta di famiglia che aveva portato con sÈ dal Guatemala. Tutti si stavano godendo i fumanti peperoni abbondantemente ripieni. Riley si sentiva profondamente soddisfatta per l’ottima cena e la meravigliosa compagnia. “Non troppo picante?” Gabriela chiese. Non era troppo caldo e piccante per le papille gustative degli americani, naturalmente, e Riley era certa che Gabriela ne fosse consapevole. Gabriela mostrava sempre moderazione con le sue ricette originali del Centro America. Era ovviamente a caccia di complimenti, che arrivavano rapidamente e facilmente. “No, è perfetto” rispose April, la figlia quindicenne di Riley. “Il migliore di sempre” aggiunse Jilly, la tredicenne che Riley stava per adottare. “Davvero fantastico” si unì Crystal, la migliore amica di April. Il padre di Crystal, Blaine Hildreth, rimase per un poco in silenzio ma Riley intuì dalla sua espressione che era incantato dal piatto. E l’apprezzamento dell’uomo era un particolare complimento, perché veniva da un esperto: Blaine possedeva un ristorante esclusivo ma casual lì a Fredericksburg. “Come lo fa, Gabriela?” le chiese dopo qualche boccone. “Es un secreto” la donna rispose con un sorriso malizioso. “Un segreto, eh?” Blaine disse. “Che tipo di formaggio ha usato? Non riesco a capirlo. Ma so che non si tratta di Monterey Jack o Chihuahua. Manchego, forse?” Gabriela scosse la testa. “Non lo dirò mai” replicò con un sogghigno. Mentre Blaine e Gabriela continuavano a chiacchierare sulla ricetta, parte in inglese e parte in spagnolo, Riley si trovò a chiedersi se lei e Blaine potessero … Arrossì un po’ all’idea. No, non accadrà stanotte. Sarebbe stato difficile essere tranquilli e discreti, visti tutti i presenti. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato nelle cose così com’erano. Essere circondata da persone a cui voleva profondamente bene era già sufficiente per quella serata particolare. Ma, mentre osservava la sua famiglia ed i suoi amici divertirsi, una nuova preoccupazione cominciò ad emergere nella mente di Riley. Una persona seduta a tavola con loro aveva a malapena pronunciato una sola parola finora. Si trattava di Liam, il nuovo coinquilino di Riley. Aveva l’età di April, ed i due adolescenti qualche tempo prima avevano avuto una storia. Riley aveva salvato l’alto ed allampanato ragazzo da un padre violento ed ubriaco. Il giovane aveva bisogno di un posto in cui vivere, e, al momento, ciò significava dormire sul divano nel soggiorno di Riley. In genere, Liam era chiacchierone e socievole. Ma qualcosa sembrava turbarlo quella sera. Riley domandò: “Qualcosa non va, Liam?” Il ragazzo non sembrò nemmeno sentirla. Riley alzò leggermente il tono di voce. “Liam.” Liam sollevò lo sguardo dal piatto, che aveva toccato appena, fino ad allora. “Huh?” disse. “Qualcosa non va?” “No. Perché?” Riley strizzò gli occhi nervosamente. C’era qualcosa che non andava, era chiaro. Liam di rado rispondeva a monosillabi. “Me lo stavo soltanto chiedendo” la donna disse, ripromettendosi di parlare da sola con il ragazzo in un altro momento. * Gabriela concluse il pasto con un delizioso dessert a base di flan. Riley e Blaine si godettero dei drink nel dopo cena, mentre i quattro ragazzi si divertivano in soggiorno, ed infine Blaine e sua figlia tornarono a casa. Riley attese che April e Jilly si ritirassero nelle proprie camere per la notte. Poi, andò da sola in soggiorno. Liam era seduto tranquillamente sul divano ancora chiuso, con lo sguardo perso nel vuoto. “Liam, so che c’è qualcosa che non va. Vorrei che me ne parlassi.” “Non c’è niente che non va” Liam rispose. Riley incrociò le braccia e non disse nulla. L’esperienza con le ragazze le aveva insegnato che era meglio attendere che gli adolescenti si aprissero da soli. Poi, Liam sbottò: “Non ho voglia di parlarne.” Riley ne rimase stupita. Era abituata ai cambiamenti di umore di April e Jilly, di tanto in tanto. Ma quello non era un tratto tipico di Liam, che si era sempre dimostrato disponibile e cortese. Era anche uno studente costante, e Riley apprezzava la sua influenza su April. Riley continuò ad aspettare in silenzio. Finalmente, l’adolescente iniziò: “Ho ricevuto una telefonata da papà oggi.” Riley avvertì un senso di agitazione alla bocca dello stomaco. Non poteva dimenticare quel terribile giorno, in cui si era precipitata a casa di Liam, per impedire che il padre lo picchiasse brutalmente. Sapeva che non doveva sorprendersi di questa notizia ma non aveva idea di che cosa dire. Liam aggiunse: “Mi ha detto di essere dispiaciuto per tutto. E anche che sente la mia mancanza.” La preoccupazione di Riley s’intensificò. Non aveva alcuna custodia legale su Liam. Al momento, svolgeva il ruolo di genitore affidatario improvvisato, non sapeva esattamente quale sarebbe stato il suo futuro ruolo nella vita del giovane. “Vuole che torni a casa?” Riley domandò. Liam annuì. Riley non poteva permettersi di porre la domanda più ovvia … “Tu che cosa vuoi?” Che cosa avrebbe dovuto fare, che cosa poteva fare, se Liam avesse affermato di voler tornare a casa sua? Lei sapeva che Liam era un ragazzo gentile e indulgente. Come molte vittime di abusi, era anche incline alla profonda negazione. Riley si sedette accanto a lui. Gli domandò: “Sei stato felice qui?” Liam fece un piccolo singhiozzo. Per la prima volta, Riley si rese conto che era stava per scoppiare in lacrime. “Oh, sì” rispose. “Questo è stato… sono davvero stato … tanto felice.” Riley sentì un nodo alla gola. Voleva dirgli che poteva restare lì per tutto il tempo che desiderava. Ma che cosa avrebbe potuto fare, se il padre avesse voluto che rientrasse a casa? Non avrebbe avuto alcun modo di impedire che accadesse. Una lacrima scese lungo la guancia di Liam. “È solo che … da quando la mamma se n’è andata … sono tutto ciò che mio padre ha. O almeno lo ero, finché non me ne sono andato. Ora è tutto solo. Mi ha detto che ha smesso di bere. Che non mi farà più del male.” Riley quasi disse … “Non credergli. Non credergli mai quando dice una cosa simile.” Ma le sue parole furono diverse: “Liam, devi sapere che tuo padre è molto malato.” “Lo so” Liam disse, consapevole. “Spetta a lui ottenere l’aiuto di cui ha bisogno. Ma finché non lo fa … beh, sarà molto difficile per lui cambiare.” Riley restò in silenzio per un istante. Poi aggiunse: “Ricorda soltanto che non è colpa tua. Lo sai questo, vero?” Liam deglutì un singhiozzo ed annuì. “Sei mai tornato a trovarlo?” Riley chiese. Liam scosse silenziosamente la testa. Riley gli dette una pacca sulla mano. “Voglio solo che tu mi prometta una cosa. Se andrai a trovarlo, non andarci da solo. Voglio venire con te. Me lo prometti?” “Lo prometto” Liam disse. Riley prese una confezione di fazzolettini, posata lì vicino, e ne diede uno a Liam, che si asciugò le lacrime e si soffiò il naso. Poi restarono entrambi seduti in silenzio per alcuni lunghi istanti. Infine, Riley esclamò: “Hai ancora bisogno di me?” “No. Sto BENE ora. Grazie per … beh, lo sai.” Le sorrise debolmente. “Un po’ per tutto” aggiunse. “È stato un piacere” Riley disse, ricambiando quel sorriso. A quel punto lasciò il soggiorno, entrò in sala e si sedette da sola sul divano. Improvvisamente, un singhiozzo si fece strada dal profondo e cominciò a piangere. Rimase sorpresa di quanto fosse stata scossa dalla conversazione appena avuta con Liam. Ma, ripensandoci, le fu abbastanza facile comprenderne la ragione. Mi sono spinta troppo oltre rispetto alle mie possibilità, pensò. Dopotutto, stava ancora provando ad adottare Jilly. Aveva salvato quella povera ragazza dalla sua dose di orrori. Quando Riley l’aveva trovata, Jilly era tanto disperata da essere pronta a vendere il proprio corpo. Che cosa aveva pensato di fare portando un altro adolescente nella sua casa? Improvvisamente desiderò che Blaine fosse ancora lì a parlare con lei. Blaine sembrava sempre sapere che cosa dire. La tranquillità sembrava essere finita. Si era goduta il periodo di stasi sul lavoro ma, a poco a poco, le preoccupazioni stavano cominciando ad emergere sia riguardo alla sua famiglia sia riguardo a Bill. Faticava a considerare quei giorni una sorta di vacanza. Riley non riusciva a fare a meno di chiedersi … C’è qualcosa che non va in me? Era in qualche modo semplicemente incapace di godersi una vita serena? Ad ogni modo, era certa di una cosa. Quel periodo di stasi non sarebbe durato. Da qualche parte, un mostro stava commettendo atti efferati, e sarebbe spettato a lei fermarlo.
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