Capitolo uno-1
Capitolo uno
Kazo, no.
Seke non avrebbe preso una schiava umana.
Un conto era che Zander, il principe della loro specie, acquistasse e si accoppiasse con la sua schiava umana Lamira. I suoi geni si combinavano perfettamente con quelli di lei per produrre la prole. Ma Seke non aveva alcun desiderio di prole, non dopo il dolore di aver perso tre bambini.
Né aveva bisogno di una schiava sessuale. O di una compagna.
Aveva giurato di rimanere solo quando aveva perso Becka, compagna e madre dei suoi figli, durante l'invasione dei finn del suo pianeta natale, Zandia.
Ma il principe Zander era lì, cupo e accigliato, davanti alla finestra della navicella palazzo, a ordinargli di prendere il controllo di Leora, madre di Lamira. L'orgogliosa e bella umana. Quella che lo aveva affascinato fin dal suo arrivo. Seke, a cinquanta cicli solari, era ancora nel fiore degli anni per uno zandiano, e la sua libido non era diminuita, nonostante il voto di castità.
Leora lo aveva affascinato con i suoi lineamenti delicati e morbidi e l'aspetto esotico. Il comportamento orgoglioso si addiceva più a una regina che a una schiava. Aveva dimostrato carattere. Potenza e autocontrollo. Cose che non si sarebbe mai aspettato da una donna. Ma ciò non significava che volesse possederla o addestrarla. O tenerla nella sua stanza come schiava sessuale.
«Non sono un proprietario di schiavi.» Fu categorico. Non era successo spesso, forse mai, che lui e Zander si scontrassero. Sebbene il suo ruolo di maestro d'armi fosse quello di leale protettore nonché direttore di tutte le strategie di guerra e della sicurezza, il principe era come un figlio per lui. Lo aveva praticamente allevato da quando lo aveva salvato durante l’invasione di Zandia. Aveva salvato lui invece della sua stessa famiglia, scelta con cui doveva convivere ogni giorno.
Zander di solito dimostrava un profondo rispetto per Seke, che gli era non solo amico e mentore ma anche maestro d'armi, che lo aveva addestrato nelle arti della battaglia. Ora, però, fece un gesto impaziente. «Nemmeno io lo ero, ma le circostanze a volte richiedono adattamento. Credo che me lo abbia detto proprio tu, almeno una volta.»
Seke chiuse gli occhi, chiedendosi se l'onore gli avrebbe permesso di rifiutare apertamente l'ordine. «Desideri che la punisca e che le insegni a obbedirmi come suo padrone?»
«Esatto.»
«Pensi che mi ci accoppierò?» La specie zandiana era quasi estinta, non c’erano femmine in età riproduttiva, motivo per cui Zander aveva preso un’umana per la riproduzione.
Zander si voltò infine dando le spalle alla finestra e vi si appoggiò, incrociando le braccia sul petto. «No. Ho promesso a Lamira che quando sarebbe arrivata sua madre non sarebbe mai stata usata a quello scopo. Onorerai la mia parola al riguardo.»
Avrebbe dovuto essere sollevato dalla dichiarazione: rompere il voto di celibato fatto in memoria di Becka sarebbe stato motivo di discussione. Inoltre, come maestro guerriero, era convinto che il sesso disperdesse le energie. Prima che Zander acquistasse Lamira, Seke gli aveva consigliato di non perdere tempo con le femmine fino a quando non fosse stato il momento di riprodursi. Ma il fatto che Leora fosse proibita per certi versi lo infastidiva.
«Allora perché non lo fai tu? Possiedi già una schiava e la disciplini, che differenza...
«La punizione le eccita.»
La mascella di Seke si allentò; l’immagine di Leora umiliata ed eccitata gli indurì il cazzo. «Prego?»
Zander annuì. «Mi hai capito bene. Daneth ha inserito dei sensori dentro Lamira per assistere alla riproduzione. Ho scoperto…»
Gli si strinse il petto e agitò una mano; non desiderava sapere altro. Il pensiero di un maschio che controllava Leora in quel modo – o che osservava la sua eccitazione durante una punizione – gli fece serrare i pugni. Reazione strana per lui, guerriero altamente addestrato e disciplinato che di solito teneva sotto controllo tutte le emozioni.
«Quindi non posso punirla, dato che sono sposato con la figlia. Sarebbe sbagliato. Tu sembravi l’alternativa migliore.»
«Perché?» chiese, anche se conosceva già la risposta. Aveva mostrato un interesse padronale per Leora dal giorno in cui era arrivata. Non significava però che la volesse.
Non desiderava una femmina, né per l'accoppiamento né per il sesso.
«Dovrei chiedere a Daneth?»
Zander del kazo! Troppo attento per i suoi gusti, kazo. Sapeva che Seke non avrebbe sopportato che un altro maschio toccasse Leora.
«No» tagliò corto. Se quel kazo di medico pensava di mettere dispositivi di monitoraggio a Leora o di punirla, gli avrebbe strappato gli arti.
Seke cambiò tattica. L'ordine di addestrare Leora non riguardava l’indisciplinata e sregolata umana. Riguardava la rabbia irrisolta di Zander verso la sua compagna-schiava. Incinta, Lamira era essenzialmente scappata, partendo con la madre e il guerriero Rok all'inseguimento della sorella e costringendo Zander a dargli la caccia e a entrare in una guerra tra umani e ocreziani in cui non poteva permettersi di impelagarsi.
«Hai già punito la tua compagna per la fuga?» Sapeva che non lo aveva fatto, perché il principe le aveva parlato proprio quella mattina come un perfetto estraneo. Sia Leora sia Lamira si erano dimostrate tranquille e sottomesse; gli occhi tristi di Lamira avevano seguito il compagno con desiderio.
Gli occhi di Zander lampeggiarono pericolosamente di viola. «Questo non è un affar tuo.»
Come no, kazo. Il fatto che il leader della specie zandiana permettesse ai suoi rapporti personali di influenzare il suo governo e le sue decisioni era la preoccupazione principale di Seke. Ma non lo disse. Rispetto, onore, obbedienza. Si era impegnato con il padre di Zander e la corona di Zandia. Non aveva dato sé stesso in modo condizionato.
Si strofinò l'orecchio. «Vorresti che Leora fosse punita. E addestrata.»
«Daneth manderà tutto l'equipaggiamento nella tua stanza e potrà istruirti sul suo utilizzo. La terrai lì, con te, finché non dimostrerà completa obbedienza e un legame con te come suo padrone.»
Legame. Era per questo che la punizione le eccitava? Era così che i padroni di schiavi di Ocrezia avevano imposto l'obbedienza? Punizione e accoppiamento? L’eccitazione per la punizione era il tratto che rendeva gli umani dei buoni schiavi? Aveva sempre pensato che fosse per la debole costituzione fisica unita a un’eccessiva emotività. Il pensiero gli fece venire voglia di buttare giù un muro. Chi altri aveva punito Leora? L'avevano usata per il sesso? Per l'accoppiamento?
Ma no. Entrambe le figlie erano state generate con Johan, il rivoluzionario umano ucciso durante l'ultima rivolta degli schiavi. Seke si rilassò un po’. Tuttavia il bisogno di conoscere tutti i padroni che l'avevano toccata, di cercarli e distruggerli si levò come una fiamma calda, dandogli un'energia irrequieta e furente. Piegò le dita per evitare che si serrassero.
Quindi Zander si aspettava che la punisse per eccitarla, che non facesse sesso con lei stabilendo comunque un legame. Lo riteneva possibile. Aveva addestrato molti maschi nelle arti della battaglia, stabilendo un legame maestro-discepolo. Ma con Leora, la donna che quotidianamente attentava al suo voto di celibato... kazo.
«Molto bene. Farò come chiedi. Ma con il dovuto rispetto, ti suggerisco di risolvere i problemi con la tua compagna. Gli umani hanno una costituzione delicata. Lamira sembra stressata dalla tua indifferenza, e questo potrebbe mettere a rischio la creatura che porta in grembo.»
Gli occhi di Zander lampeggiarono e si alzò in piedi, urtando quasi col petto quello di Seke. «Tu preoccupati della tua schiava e io della mia.»
Kazo.
La sua schiava. Quella che doveva punire nel modo più intimo, e che si sarebbe eccitata. Come avrebbe potuto fare, per tutte le stelle?
~.~
Leora entrò nella Sala Grande della navicella palazzo, convocata dal principe Zander. «Mi hai chiamata, mio signore?»
L'aveva convocata nella sua opulenta sala del trono senza dubbio per informarla che lo aveva contrariato permettendo alla figlia, compagna incinta del principe, di rischiare la vita per inseguire la sorella. Si aspettava un rimprovero, persino una punizione. Valeva lo stesso per sua figlia Lamira, sebbene avesse scelto di passare all’azione comunque. Erano riuscite a salvare la maggiore, Lily, grazie all'influenza forzata di Zander, e nessuno si era fatto male. Ma la sera prima erano tornate sulla navicella ed era giunto il momento della resa dei conti.
Giocherellò distrattamente con la foglia di una delle piante in vaso di Lamira. «Sì.»
Si avvicinò, fermandosi a pochi metri di distanza.
«Sei mia ospite qui, Leora.»
«Sì, mio Signore.»
«Quando ti ho comprata, l’ho fatto come regalo a Lamira. Non ti ho richiesta per nessun servizio se non per farle compagnia.»
Abbassò la testa, avvertendo l'arrivo del rimprovero. Aveva accompagnato la figlia in una missione non autorizzata e pericolosa per salvare Lily, l'altra figlia. «Sì, mio Signore.»
«In quanto sua madre, mi aspetto che consideri la sua salute e il suo benessere come la massima priorità. Ancor di più perché porta in grembo il mio erede.»
«Sì, mio signore, ecco perché...»
«No,» la interruppe. «Niente spiegazioni, non ho la pazienza di ascoltare le tue scuse. Consentire a Lamira di rischiare la vita così è inaccettabile.»
Tenne gli occhi fissi sul pavimento. «Sì, mio Signore.»
«Mi hai scontentato, e voglio che tu venga punita.»
Qualcosa le si aggrovigliò dentro. Zander l'avrebbe punita personalmente? Lamira all’inizio, all’acquisto di Leora, aveva sospettato che volesse usare anche lei come schiava sessuale. Come avrebbe reagito nel sapere che Zander l'aveva punita?
Un movimento attirò la sua attenzione sulla porta. Il maestro Seke, il guerriero, era rimasto in perfetto silenzio. Da quanto tempo era presente?
«Ho chiesto al maestro Seke di punirti.»
La sua pancia fremette mentre lo sguardo blu-violetto di Seke sosteneva il suo.
«Poiché sembra che tu abbia bisogno di un padrone diretto, ed è inappropriato per me assumerne il ruolo, ora risponderai a lui. Si assumerà la responsabilità tua e del tuo comportamento.»
Le sembrò di non riuscire a respirare.
«L’addestramento all’obbedienza inizia oggi.»
Le parole del principe le rimbombarono in testa, rimbalzando come una palla di gomma.
L’addestramento all’obbedienza inizia oggi.
Il maestro Seke si fece avanti dall'ombra per reclamarla con espressione imperscrutabile. Come tutti gli zandiani era più alto di un maschio umano, con la pelle di colore viola e due piccole antenne in cima alla testa. Il viso del maestro d’armi era vissuto e sfregiato e sempre composto. Si muoveva con grazia felina nonostante le dimensioni. Le spalle larghe tendevano il tessuto della tunica e aveva una spada alla cintura. Un color porpora bordava le iridi blu dei suoi occhi, cosa insolita. Il resto delle specie che aveva visto lei aveva le iridi marrone-viola.
Contro ogni ragione, la figa le si strinse all'idea del guerriero sfregiato che la puniva.
Aveva sempre pensato a lui come al suo guerriero, anche se si erano scambiati poche parole.
Le mise al collo un collare elastico di pelle di animale color caramello. Perfetto, aderente ma non fastidioso. Con movimento rapido e facile, le raccolse le mani dietro alla schiena e le legò i polsi con fasce di quella che sembrava la stessa pelle morbida. Il tocco fu incredibilmente delicato, considerando la forza che c'era dietro. Solo il tocco della sua pelle contro quella di lei le fece infiammare la carne.
Legarla era inutile. Non avrebbe mai vinto una lotta contro la sua specie, e c'erano guardie ovunque. Né avrebbe mai potuto lasciare la protezione dello zandiano. Quello che lui sapeva del suo passato l'avrebbe fatta immediatamente uccidere dalle specie locali, gli ocreziani. Poteva solo presumere che ammanettarla fosse per effetto. Per dimostrare il proprio dominio, il proprio dominio su di lei.
Questo maschio zandiano l'avrebbe punita presto. Il sesso le si tese di nuovo.
La spinse in avanti, con tocco ancora leggero, ma la direzione era chiara.
Come l'avrebbe fatto? Intimamente? O pubblicamente? Sarebbe stata una punizione fisica, non aveva dubbi. Lamira aveva detto che Zander l'aveva sculacciata.
Nelle fabbriche in cui aveva incontrato il suo compagno umano, Johan, e nella fattoria dove aveva allevato la figlia Lamira nascondendone la bellezza agli avidi padroni di Ocrezia, usavano shock-stick per tenere i lavoratori umani in fila. Il dolore per le scosse era insopportabile. L'abuso dello strumento causava danni permanenti ai nervi, e infine al cervello.