Le coprì una tetta con la mano e strinse leggermente. Adorava la consistenza soda dei seni di lei, i capezzoli sempre dritti e quella pelle così morbida, simile alla buccia di una pesca. La palpò e le titillò il capezzolo, immaginando di succhiarlo. Non ci arrivava, ma avrebbe voluto farlo. Le accarezzò lo stomaco, piatto e tonico, e la pancia, più morbida. Si chiese come sarebbe stato accarezzare la calotta dura di una gravidanza, ma quel pensiero scivolò via quasi subito, sostituito da un altro: era già bagnata? Fece scivolare la mano fino al sesso di lei e lo accarezzò delicatamente. Anche lì la pelle era liscia e morbida, ma attorno alla fessura era umida. Le titillò il clitoride e sentì che Grace sospirava di piacere, senza aprire gli occhi e senza svegliarsi del tutto. Il suo seder