Faust.E >che sono io dunque se non ho mai da poter contentare quel mio lungo, affannosissimo desiderio di essere, come a dire, la somma e la corona di ogni creatura? Mefistofele. Tu sei alla fin fine — quello che sei. Ponti in capo una parrucca con millantamila ricci, e a' piedi degli zoccoli alti tre gran palmi, e tu rimarrai pur sempre quello che sei. Faust. Ahi, ben m'avveggio che indarno ho sperato di tesoreggiare in me tutte le eccellenze dell'umana natura: allorché, stanco, io desisto dalle mie ambizioni, sento che non mi è nato dentro nessun novello vigore; io non sono ingrandito di un capello, né più prossimo di un nonnulla all'infinito. Mefistofele. Mio buon signore, voi vedete le cose come si sogliono ordinariamente vedere da tutt'uomo: ma a noi tocca di usare miglior senno