Studio (I) Faust (entrando col barbone). Ho lasciato le praterie ed i campi velati dall'ombre della notte, la quale empie la nostra anima di una segreta riverenza e di non so quali pii presentimenti. Ora veglia in me la parte migliore di mia natura; le mie bieche voglie si riposano, e con esse ogni audacia alle male opere. Mi riarde nel petto l'amore degli uomini; riardemi l'amore di Dio. Sta cheto, barbone! non correre così in qua e in là!E >che vai tu odorando costì presso il limitare? Ti adagia dietro la stufa; ed ecco il più soffice de' miei cuscini. Poiché fuori sulla via del monte ci hai ricreati con balli e con giravolte, sii ora il ben venuto; goditi le mie cure, e sta cheto. Ah, al soave riardere della lucerna nella nostra povera cella, un dolce sereno si diffonde pure nell'