CAPITOLO TRE

1198 Words
CAPITOLO TRE Mentre Riley seguiva Bill e Lucy lungo il corridoio, in direzione dell’ufficio del Capo Meredith, provò ad immaginare il motivo per cui si sentisse così agitata. Non riusciva proprio a comprenderne la ragione. Si rese conto che, almeno in parte, era una sensazione a cui era abituata da tanto tempo ormai, si trattava di quella familiare apprensione che aumentava ogni volta che stava per ricevere dei nuovi ordini. Ma c’era dell’altro che si mescolava a tale sensazione. Non era affatto paura o inquietudine. Aveva fin troppa esperienza per preoccuparsi eccessivamente per quanto l’aspettava. Si trattava di una sensazione che a malapena riconosceva. E’ sollievo? Riley si chiese. Sì, forse si trattava proprio di questo. La cerimonia ed il ricevimento erano parsi così bizzarri e irreali, suscitando pensieri conflittuali e ondate di emozioni. Dirigersi all’ufficio di Meredith era familiare, confortevole … e sembrava una sorta di fuga. Ma una fuga verso cosa? Senza dubbio in un noto mondo di crudeltà e malvagità. Riley sentì un brivido scenderle lungo la schiena. Che cosa suggeriva su di lei, che era più a suo agio con la crudeltà e la malvagità di quanto non fosse con festeggiamenti e lodi? Non voleva lasciarsi tormentare da quella domanda, e provò a scuotersi di dosso quella sensazione di ansia, mentre camminava. Ma quasi non ci riusciva. Sembrava che si sentisse sempre meno a suo agio nella sua stessa pelle in quei giorni. Quando Riley, Bill e Lucy raggiunsero l’ampio ufficio di Meredith, il capo era seduto dietro la sua scrivania. Un’altra persona era presente, una giovane afro-americana, con lunghi capelli lisci e grandi ed intensi occhi. Quest’ultima si alzò in piedi, vedendo Riley ed i compagni entrare. Meredith disse: “Agenti Paige, Jeffreys e Vargas, vorrei presentarvi l’Agente Speciale Jennifer Roston.” Riley osservò la donna con cui aveva parlato al telefono, dopo aver risolto il caso del Killer della Scatola di Fiammiferi. Jennifer Roston non era alta, ma sembrava atletica e completamente abile. L’espressione sul suo volto era quello di una donna sicura delle proprie abilità. La Roston strinse la mano ad ognuno di loro. “Ho sentito grandi cose su di te” Lucy le disse. “Hai stabilito dei record all’Accademia” Bill intervenne. Anche Riley aveva sentito dire delle grandi cose sull’Agente Roston. Godeva già di una grandiosa reputazione, ed aveva ricevuto delle eccellenti raccomandazioni. “Sono così onorata di incontrare tutti voi” la Roston disse con un sorriso sincero. Poi, guardando Riley dritto negli occhi, aggiunse: “Specialmente lei, Agente Paige. E’ fantastico incontrarla di persona.” Riley ne fu lusingata. Provò anche una lieve, opprimente preoccupazione. Quando tutti raggiunsero le sedie e si sedettero, Riley si chiese che cosa ci facesse lì oggi la Roston. Meredith le avrebbe assegnato un caso, da seguire insieme a lei e ai due colleghi? Quel pensiero fece sentire Riley un po’ a disagio. Lei, Bill e Lucy avevano creato un grandioso rapporto, al di là del lavoro. Un nuovo ingresso nella loro piccola squadra avrebbe ostacolato il loro rapporto, almeno temporaneamente? Meredith rispose alla sua domanda: “Volevo che voi tre incontraste l’Agente Roston, perché le ho assegnato il caso di Shane Hatcher. Il bastardo è a piede libero ormai da troppo tempo. Il quartier generale ha deciso di fare di lui una priorità. E’ ora di acciuffarlo, e abbiamo bisogno di una mente giovane che si occupi di questo caso specifico.” Riley sentì crescere un po’ di agitazione dentro di sé. Sapeva che la Roston stava lavorando al caso di Hatcher. Infatti, era ciò di cui avevano discusso al telefono. La ragazza aveva chiesto di poter accedere ai file di Shane Hatcher al computer, e Riley le aveva dato quell’accesso. Ma che cosa stava succedendo ora? Senz’altro, Meredith non li aveva convocati tutti per lavorare al caso di Hatcher. Non era certa di quanto Meredith sapesse realmente dei suoi rapporti con Hatcher. Sarebbe stata arrestata, se il suo capo fosse stato totalmente consapevole, che era stata lei a lasciar andare il criminale evaso, perché l’aveva aiutata. Sapeva bene che Hatcher era probabilmente sulle montagne, nascosto nello chalet che l’agente aveva ereditato dal padre; era lì con la piena consapevolezza e l’approvazione di Riley. Come poteva anche solo fingere che stava provando a consegnarlo alla giustizia? Bill chiese alla Roston: “Com’è andata finora?” La giovane agente sorrise. “Oh, ho appena cominciato, sto solo facendo delle ricerche.” Poi, guardando di nuovo Riley, aggiunse: “Ti sono grata di avermi dato l’accesso a tutti quei file.” “Mi fa piacere essere di aiuto” Riley rispose. La Roston strizzò gli occhi a Riley, la sua espressione divenne vagamente curiosa. “Oh, è stato un grosso aiuto” replicò. “Hai messo insieme molte informazioni. Anche se mi aspettavo di trovare più dati sull’aspetto finanziario di Hatcher.” Riley soffocò un brivido, mentre ricordava di aver fatto qualcosa di affrettato dopo quella telefonata. Prima di dare alla Roston l’accesso ai file di Hatcher, ne aveva cancellato uno intitolato “PENSIERI”, un file che non soltanto conteneva i pensieri personali ed osservazioni relative ad Hatcher, ma anche le informazioni finanziarie che avrebbero condotto facilmente alla sua cattura. O, almeno, avrebbero reso possibile tagliare tutte le sue risorse. Che cosa folle, pensò Riley. Ma ormai era fatta, e non poteva essere cambiata, anche se lei avesse voluto farlo. Riley ora si sentiva a disagio sotto lo sguardo inquisitorio della Roston. “Lui è un personaggio sfuggente” Riley osservò. “Sì, così pare” la giovane replicò. Gli occhi della Roston erano incollati a quelli di Riley. Lo sconforto di Riley aumentò. Lei sa già qualcosa? Riley si chiese. Poi, Meredith disse: “Questo è tutto per ora, Agente Roston. Ho un’altra questione da discutere con Paige, Jeffreys e Vargas.” La Roston si alzò e prese educatamente congedo. Non appena se ne fu andata, Meredith disse: “Sembra che ci sia un altro serial killer nel Sud della California. Qualcuno ha ucciso tre sergenti istruttori del Forth Nash Mowat. A sparare loro è stato un tiratore esperto. La vittima più recente è stata uccisa oggi, alle prime ore del mattino.” Riley era incuriosita, ma anche un po’ sorpresa. “Ma non dovrebbe occuparsene il Comando Investigativo Criminale dell’Esercito?” chiese, utilizzando l’altro nome della Divisione di Indagini Criminali dell’Esercito. Sapeva che il CID indagava generalmente sui crimini commossi all’interno dell’Esercito degli USA. Meredith annuì. “Il CID ci già sta lavorando” disse. “C’è un loro ufficio a Fort Mowat, perciò sono già al lavoro. Ma, come sapete, il Provost Marshall, che comanda il CID, è il Generale Boyle. Mi ha chiamato prima, per chiedere l’intervento dell’FBI. Sembra che questo sia un caso davvero odioso, con ogni sorta di negative ripercussioni nelle pubbliche relazioni. Ci sarà molta stampa negativa e una grande pressione politica. Prima si risolve, meglio sarà per tutti.” Riley si chiese se questa fosse una buona idea. Non aveva mai sentito di una collaborazione tra FBI e CID, per la soluzione di un caso. Temeva che avrebbero finito per pestarsi i piedi, facendo più male che bene. Ma non fece alcuna obiezione. Non spettava a lei. “Allora, quando cominciamo?” Bill chiese. “Al più presto possibile” fu la risposta di Meredith. “Avete le vostre valigie qui?” “No” Riley rispose. “A dire il vero non mi aspettavo di mettermi al lavoro così in fretta.” “Allora, preparate le vostre cose più rapidamente che potete.” Riley fu assalita da un improvviso senso di agitazione. Stasera c’è la recita di Jilly! pensò lei. Se Riley partiva ora, se la sarebbe persa. “Capo Meredith” esordì. “Sì, Agente Paige?” Riley si bloccò. Dopotutto, l’FBI le aveva appena conferito un premio e un aumento. Come poteva respingere tutto questo ora? Gli ordini sono ordini, si disse fermamente. Non c’era nulla che potesse fare. “Niente” lei disse. “OK, allora” Meredith disse, alzandosi in piedi. “Voi tre sbrigatevi. E risolvete il caso in fretta. Altri casi stanno aspettando.”
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