Il soldato

474 Words
IL SOLDATO Chicago Bratva, Libro 4 DOVREI RINUNCIARE A LEI, LASCIARLA LIBERA. L'esercito russo mi ha reso un assassino, ma la fratellanza mi ha reso quello che sono. Spietato. Mortale. Irredimibile. Ecco perché Kayla dovrebbe stare alla larga. L'innocente, giovane attrice ha un futuro luminoso davanti a sé, a patto che qualcuno non la distrugga prima. Qualcuno come me. Ogni fine settimana, si dona a me completamente. Senza discutere. Senza esitazione. Lei è sottomessa al mio comando. In cambio, io le do ciò che brama: dolore e piacere. Ma è una fantasia che non potrà mai diventare realtà. Stiamo giocando con il fuoco, ma non riesco a lasciarla andare... Cari lettori, ho scritto per la prima volta la storia di Kayla e Pavel come racconto breve per l'antologia di San Valentino Black Light: ritorno alla Roulette. Gli ho dato un lieto fine e ho concluso con loro, o almeno così pensavo. Ma continuavano a parlarmi. Volevano un libro completo, quindi eccolo qui. È un po' diverso dagli altri della serie, dato che i due già si trovavano in una relazione dominatore-sottomessa consolidata e non stavo giocando col mio elemento preferito: il dubbio consenso. Il loro dramma ribolle sotto la superficie e va più in profondità. Spero che vi piaccia tanto quanto a me! Nel caso in cui non l'aveste letto (non è necessario, è solo divertente!), ecco un assaggio tratto da "Posseduta". Pavel mi prese il gomito in modo autorevole e mi portò via dal palco per sistemarsi accanto alla prima coppia mentre aspettavamo che il resto delle accoppiate fossero fatte. Mi piazzai in modo da essere di fronte a lui, ribaltando la testa all'indietro per lanciargli di nuovo quello sguardo di sfida. Chiuse immediatamente le dita intorno alla mia gola e strinse – non abbastanza da fermarmi il respiro ma quasi. «Non saresti dovuta venire, stasera, fiorellino.» Strinse di più le dita per una frazione di secondo, poi allentò la presa. «Pensavo che il punto fosse proprio venire.» E così mi guadagnai un sorriso vero – malvagio e selvaggio. Avevo ragione: accoglieva con favore le risposte insolenti. «Net. Non saresti dovuta venire. Qualcuno sta per schiacciarci i petali, fiorellino.» Trovavo il suo accento sexy. Sembrava il cattivo di un film di spionaggio, e io mi innamoravo sempre del cattivo. «Quel qualcuno saresti tu?» chiesi; la voce mi uscì più roca di quanto mi aspettassi. Mi rilasciò il collo e distolse lo sguardo, come non fossi stata degna di una risposta o della sua continua attenzione. Okaaaaay. Forse faceva tutto parte del gioco mentale del dominatore. Stava cercando di sbilanciarmi. O forse non gli piacevo sul serio. Solo che poi lo sentii borbottare: «Ti farai male.» Spinsi fuori le tette, anche se lui stava ancora guardando altrove. «Sono qui proprio per questo.» —da “Posseduta” di Black Light: ritorno alla Roulette
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