CAPITOLO TRE
Riley sorrise, riconoscendo l’Agente Speciale Jake Crivaro. Aveva trascorso la mattinata tra estranei, ed era piuttosto contenta di vedere quel volto familiare.
Immagino che non dovrebbe sorprendermi, pensò.
Dopotutto, ricordò ciò che lui le aveva detto a Lanton, quando le aveva dato i documenti per iscriversi al Programma di Tirocinio …
“Ho diritto alla pensione, ma potrei restare per un po’ per aiutare qualcuno come te ad iniziare.”
Doveva aver richiesto di essere specificatamente il mentore di Riley per il tirocinio.
Ma il sorriso di Riley svanì rapidamente, quando comprese …
Non sta sorridendo.
Infatti, l’Agente Crivaro non sembrava neanche un po’ felice di vederla.
Ancora seduto al tavolo, l’uomo incrociò le braccia ed annuì verso un uomo ordinario ma apparentemente affabile sui vent’anni, che era in piedi vicino a lui. Crivaro disse …
“Riley Sweeney, voglio presentarti l’Agente Speciale Mark McCune, proprio di qui, Washington DC. E’ il mio partner su un caso a cui sto lavorando oggi.”
“Piacere di conoscerti” l’Agente McCune disse con un sorriso.
“Il piacere è mio” Riley rispose.
McCune sembrava decisamente più amichevole di Crivaro.
Crivaro si alzò dal tavolo. “Considerati fortunata, Sweeney. Mentre gli altri tirocinanti sono bloccati dentro ad imparare a riempire armadietti ed usare le graffette, tu starai proprio sul campo. Sono appena arrivato qui da Quantico per lavorare ad un caso di droga. Ti unirai all’Agente McCune e me, adesso andremo sulla scena del crimine.”
L’Agente Crivaro uscì dalla stanza.
Mentre Riley e l’Agente McCune lo seguivano, pensò …
Mi ha chiamata “Sweeney.”
A Lanton, era abituata a farsi chiamare “Riley” da lui.
Riley sussurrò a McCune: “L’Agente Crivaro è infuriato per qualcosa?”
McCune alzò le spalle e le rispose, sussurrando anche lui: “Speravo che potessi dirmelo tu. Questo è primo giorno che lavoro con lui, ma ho sentito dire che hai già lavorato ad un caso con lui. Dicono che sia rimasto particolarmente colpito da te. Gode di una reputazione da uomo brusco. Il suo ultimo partner è stato licenziato, sai.”
Riley quasi disse …
In realtà, non lo sapevo.
Non aveva mai sentito Crivaro menzionare un partner quando erano a Lanton.
Sebbene Crivaro fosse stato duro, non lo aveva considerato “brusco”. Infatti, era giunta a considerarlo come una gentile figura paterna, anche se diversa dal suo vero padre.
Riley e McCune seguirono Crivaro fino ad un’auto al livello del parcheggio dell’edificio dell’FBI. Nessuno fiatò, mentre Crivaro, alla guida, li portò fuori dall’edificio e continuò in direzione nord, tra le strade della città.
Riley cominciò a chiedersi se Crivaro le avrebbe spiegato che cosa avrebbero fatto, ovunque fossero diretti.
Alla fine, raggiunsero un quartiere di aspetto squallido. Sui lati della strada c’erano file di case, che, un tempo, pensò Riley, dovevano essere state graziose ma ora apparivano pericolanti.
Mentre continuava a guidare, l’Agente Crivaro finalmente le rivolse la parola.
“Due fratelli, Jaden e Malik Madison gestiscono un giro di droga in questo quartiere da ormai un paio d’anni. Appoggiati dalla loro gang, hanno passato il segno, vendendo persino sulla strada, come se fosse una sorta di mercato all’aperto. La polizia del posto non è riuscita a fermarli.”
“Perché no?” Riley chiese.
Crivaro rispose: “La gang è riuscita ad isolare la polizia. In effetti, hanno spaventato a morte l’intero quartiere: colpi di pistola da auto in corsa, quel genere di cose. Un paio di ragazzi sono stati colpiti a morte, perché si sono ritrovati nel posto sbagliato. Nessuno ha osato parlare con la polizia di quanto sta accadendo.”
Spostando lo sguardo lungo le file di case, Crivaro proseguì.
“E’ stata chiamata l’FBI ad occuparsene alcuni giorni fa. Proprio stamattina, uno dei nostri uomini sotto copertura è riuscito ad arrestare Jaden. Suo fratello, Malik, è ancora a piede libero, e la gang si è dispersa. Ma, grazie all’arresto, siamo riusciti ad ottenere un mandato per perquisire la casa in cui lavoravano.”
Riley chiese: “Se la gang è ancora là fuori, non ricomincerà di nuovo tutto da capo?”
McCune intervenne: “E’ di questo che dovrebbe occuparsi davvero la polizia del posto. Creeranno una ‘mini stazione’ proprio sul marciapiede: un tavolo da picnic e delle sedie, custodite da un paio di agenti in uniforme. Lavoreranno con i locali per assicurarsi che la cosa non si ripeta di nuovo.”
Riley quasi chiese …
Ma non ricominceranno in un altro quartiere?
Ma sapeva che era una domanda stupida. Naturalmente, avrebbero cominciato altrove, a meno che non venissero catturati. E, a quel punto, polizia ed FBI avrebbe dovuto ricominciare da capo, ovunque si trovassero. Era normale in questo tipo di lavoro.
Crivaro fermò l’auto e indicò la casa più vicina.
“La perquisizione è già in corso in quella lì” indicò. “E siamo qui per aiutare.”
Quando uscirono dall’auto, Crivaro agitò severamente il dito verso Riley.
“Con ‘noi’, intendo l’Agente McCune e me. Tu sei qui per osservare ed apprendere. Perciò, stai fuori dai piedi. E non toccare niente.”
Riley provò un brivido alle sue parole. Ma annuì obbediente.
Un poliziotto in uniforme, che si trovava sulla porta d’accesso, li guidò all’interno. Riley capì subito che una grande operazione era in corso. Lo stretto corridoio brulicava di poliziotti locali ed agenti che indossavano le giacche dell’FBI. Avevano raccolto armi e sacchi di droga nel bel mezzo del pavimento.
Crivaro sembrò contento. Si rivolse ad uno degli uomini dell’FBI: “Sembra che abbiate scoperto una vera miniera d’oro qui.”
L’uomo dell’FBI rise e disse: “Siamo certi che questa sia solo la punta dell’iceberg. Dev’esserci ancora un mucchio di denaro qui da qualche parte, ma non l’abbiamo ancora trovato. Ci sono decine di posti in cui nascondere la roba in una casa come questa. I nostri uomini setacceranno ogni centimetro.”
Riley seguì Crivaro e McCune lungo una rampa di scale fino al secondo piano.
Si accorse che la casa, come le altre che la circondavano, era più grande di quanto apparisse dall’esterno. Sebbene fosse stretta, era tuttavia profonda, con molte stanze lungo i corridoi. Oltre ai due piani a vista, Riley suppose che l’abitazione avesse anche un attico e un sottoscala.
In cima alle scale, quattro agenti quasi si scontrarono con Crivaro, mentre uscivano da una delle stanze.
“Non c’è niente lì” uno degli agenti disse.
“Sicuri?” Crivaro domandò.
“Abbiamo perquisito da cima a fondo” l’altro agente intervenne.
Poi, una voce proveniente dall’interno di una stanza si sentì direttamente dal fondo del corridoio …
“Ehi, credo che abbiamo trovato qualcosa qui!”
Riley seguì Crivaro e McCune in fondo al corridoio. Prima che potesse entrare con loro nella stanza, Crivaro allungò una mano e la fermò.
“Huh-uh” le disse. “Puoi guardare stando qui nel corridoio.”
Riley rimase fuori dalla porta e vide cinque uomini perquisire la stanza. Quello che aveva chiamato Jake era fermo vicino ad una forma rettangolare sulla parete.
Disse: “A quanto pare deve essere stato un montacarichi. Scommettiamo che ci troveremo qualcosa dentro?”
“Aprilo” Crivaro disse.
Riley fece un passo in avanti, per vedere che cosa stessero facendo.
Jake la guardò e gridò …
“Ehi, Sweeney. Che cosa ti ho appena detto?”
Riley stava per spiegare che non intendeva davvero entrare, quando Jake ordinò ad un poliziotto …
“Chiudi quella maledetta porta.”
La porta fu sbattuta sulla faccia di Riley, che rimase nel corridoio sentendosi sciocca ed imbarazzata.
Perché l’Agente Crivaro è arrabbiato con me? si chiese.
Molti rumori provenivano dall’interno della stanza adesso. Sembrava che qualcuno stesse prendendo un piede di porco, usandolo nella parete dove una volta si trovava il montacarichi. Riley avrebbe voluto vedere che cosa stava succedendo, ma riaprire la porta era fuori questione.
Andò in fondo al corridoio e nella stanza sull’altro lato, quella che gli agenti avevano dichiarato di aver già perquisito. Sedie e mobili erano rovesciati, e un tappeto era sgualcito per essere stato sollevato e gettato di nuovo a terra.
Sola nella stanza, Riley si diresse alla finestra che dava sulla strada.
All’esterno vide numerose persone che si muovevano rapidamente, come se andassero di fretta, qualunque fosse la destinazione.
Non si sentono al sicuro fuori, intuì, e questo le parve incredibilmente triste.
Si chiese da quanto tempo quel quartiere non era più un bel posto in cui vivere.
Si chiese anche …
Facciamo davvero la differenza?
Riley provò ad immaginare come sarebbe stata la vita lì, dopo che la “mini stazione” menzionata dall’Agente McCune fosse stata creata. I vicini si sarebbero sentiti più sicuri solo vedendo alcuni poliziotti seduti ad un tavolo da picnic?
Riley sospirò, mentre le persone per strada continuavano a muoversi con evidente fretta per strada.
Capì che si stava ponendo la domanda sbagliata.
Non c’è un “noi”, almeno non ancora.
Non era per nulla coinvolta in questa operazione. E, certamente, l’Agente Crivaro non riponeva alcuna fiducia in lei.
Si allontanò dalla finestra e tornò verso la porta. Mentre passava sopra il tappeto spiegazzato, avvertì uno strano suono sotto i suoi piedi. Si fermò e rimase immobile per un momento. Poi, batté il tacco contro il pavimento.
Iil punto in cui si trovava sembrava stranamente vuoto.
Si spostò ai lati del tappeto e sollevò il bordo dal pavimento.
Non vide alcunché di insolito, soltanto un normale pavimento in legno massiccio.
Direi che mi stavo immaginando qualcosa, pensò.
Ricordò la frase che uno degli agenti aveva detto uscendo fuori da questa stanza.
“Abbiamo setacciato da cima a fondo.”
Senz’altro, non avrebbe trovato qualcosa che era sfuggito agli agenti dell’FBI.
Eppure, era certa di aver sentito qualcosa di strano. Non lo avrebbe notato se qualcun altro si fosse mosso per la stanza. Se n’era accorta soltanto perché c’era silenzio.
Fece un paio di passi sul lato, e sbatté di nuovo il tacco contro il pavimento, che sembrava solido, anche in questo caso. Poi, si chinò e batté sul punto che aveva notato prima con le nocche.
Di fatto, sembrava vuoto. Non riusciva a vedere alcuna traccia di apertura, ma …
Mi chiedo.
Si rese conto che un’asse era più corta delle altre. Aveva un punto nero su un lato, che sembrava un ordinario nodo del legno.
Riley premette il nodo con il dito.
Fu molto sorpresa, quando l’asse si sollevò un po’ alla fine.
Ho trovato qualcosa! pensò.
Ho davvero trovato qualcosa!