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Dove sono? È la prima cosa a cui penso quando apro gli occhi. Sono in una stanza totalmente bianca e la luce che entra dalle finestre mi danneggia la vista. Ho qualcosa sul naso che mi fa sentire il respiro più forte e qualcosa che mi punge il braccio. È un contagocce. Cerco di muovermi ma i miei muscoli non rispondono, non riesco nemmeno a sollevare la testa dal cuscino sul tavolo. Sono in ospedale. Ma cosa ci faccio qui? Al che un'infermiera entra nella stanza con un sacchetto di liquido trasparente in mano, ma quando mi vede fa una smorfia sorpresa e scappa. Che strano. Focalizzo tutta la mia attenzione sul muovere le dita della mia mano destra, una per una, ma delle voci interrompono la stanza. Sono mia madre e il suo nuovo marito. Mia madre singhiozza quando mi vede e mi abbraccia, inzuppandomi delle sue lacrime. Anche Jim sta piangendo, lo vedo, ma subito si asciuga la lacrima con la manica della camicia e mi sorride. Si potrebbe dire che all'inizio Jim non era di mio gradimento, ricordo che volevo solo che mio padre tornasse, e ora mia madre avrebbe avuto un altro uomo nella sua vita. Stava per sostituire papà. Poi ho capito che erano davvero innamorati, quindi ho accettato la loro relazione. Ma vederli piangere davanti a me mi rende ancora più confuso. Non capisco niente. - Cosa...- Mi interrompo da solo quando sono costretto a tossire, la gola è troppo secca e la voce esce rauca- Che ci faccio qui? - Non posso credere che ti sei svegliato- Mia madre tira fuori un fazzoletto dalla tasca e si succhia il naso. Ha enormi occhiaie e occhi rossi e gonfi, immagino che abbia pianto. Sembra dieci anni più grande di lei l'ultima volta che l'ho vista. L'ultima volta... Qual è stata l'ultima cosa che ricordo? Sento la mano di mia madre accarezzare la mia. - Non ricordi niente? Ci metto un po' a rispondere ma sono ancora troppo confuso. La mia mente sembra essere in trance. Cosa si è svegliato? Da quanto tempo dormo? -No- Scuoto la testa e mi lecco le labbra con la punta della lingua. Jim guarda tristemente la scena da dietro mia madre. Non credo che osi dire niente. - Voglio sapere mamma. -Oh tesoro...- le accarezza il viso e poi mi dà un bacio materno. - Andrà tutto bene, vedrai - ma sento che mi sta mentendo, ho una brutta sensazione dentro di me, un vuoto enorme che mi dice che qualcosa non va. Mi hanno messo alla prova e mi hanno somministrato farmaci per il recupero tutto il giorno e mi sento troppo stanco, quindi decido di andare a dormire. Ho insistito che mia madre e Jim tornassero a casa a dormire ora che potevano essere calmi. Nessuno ha voluto dirmi niente di quello che è successo tutto il giorno, tutti mi dicono che prima dovrei riposarmi a sufficienza, ma comincio a diventare impaziente e la testa non smette di girarmi pensando a tutto quello che mi è successo. Sospiro e spengo la lampadina che illumina la stanza. Sto per addormentarmi quando all'improvviso inizio a sentire dei rumori. Apro lentamente gli occhi e vedo la sagoma di un uomo, in piedi dandomi le spalle, che cammina verso la porta della mia stanza. Ha una schiena molto larga ed è alto. Il mio cuore inizia a battere più forte. -Chi sei?- mormoro, strizzando gli occhi per catturare maggiori dettagli. La mia voce sembra sorprenderlo e lui si volta. Non ho tempo di vederlo in faccia perché corre subito fuori e si butta dalla finestra della camera da letto. Sussulto e cerco di alzarmi in piedi il più velocemente possibile, ma le mie gambe non rispondono bene. Li ho rigidi e faccio fatica a spostarli. Finalmente riesco a farli scendere dalla barella e con un po' di fatica mi alzo, ma mi indeboliscono e sento un tremendo capogiro. Non mi ero ancora alzato dal tavolo, il che spiega la mia incapacità di camminare, ma lo faccio ancora il più velocemente possibile verso la finestra, trascinando il contagocce e poi sporgendomi. Poi mi rendo conto di essere al secondo piano. Mi guardo intorno all'esterno dell'ospedale sperando di vedere chi sia, ma non c'è più nessuno. Torno sulla barella e mi stendo sperando di riaddormentarmi, ma è impossibile. Non riesco a smettere di pensare a chi fosse quel ragazzo che era saltato dalla finestra e cosa ci facesse qui, aggiungendo il fatto che sto rodendo il desiderio di sapere cosa mi è successo. Ricordo così alcune delle tipiche parole usate da mia madre: "L'ospedale è mal organizzato. Ci sono troppi dipendenti durante il giorno, alcuni di loro passano la giornata senza fare nulla e vengono comunque pagati. E poi durante il turno di notte non c'è nessuno da guardare e mi scelgono sempre nel caso in cui lì è un'emergenza" Ricordo che si lamentava ogni volta che faceva il turno di notte, perché è un'infermiera e lavora qui al Middton Hospital. Mi sono sempre sentito infelice perché era l'unica persona che doveva sopportare le lamentele della mamma, ma vedo che finalmente mi ha servito bene. Mi alzo di nuovo dalla barella e guardo l'orologio alla parete: le quattro e mezzo del mattino. Ho un'ora e mezza per andare a prendere il mio file, leggerlo e tornare in camera senza che nessuno mi veda trascinare con me quel dannato contagocce. Esco dalla stanza e controllo il corridoio buio, c'è luce da entrambi i lati, ma quando vedo passare un'infermiera da dietro sul lato destro, decido di andare dall'altra parte. Vado scalzo e sento il freddo che emana la terra in contrasto con i miei piedi, ma mi conforta sentire qualcosa di nuovo, ho la sensazione di aver dormito per sempre. Una volta arrivato in fondo, vedo alla mia destra la reception al secondo piano con la receptionist al suo posto. Non posso attraversare senza che lei mi veda. Aspetto contro il muro del corridoio senza fare il minimo rumore mentre penso. Vorrei avere i miei migliori amici qui, quando eravamo piccoli giocavamo sempre a spiare e ci intrufolavamo in casa del signor Benson, il mio vicino, e anche se alla fine ci beccavano sempre, ci divertivamo. Ho un'idea un po' rischiosa ma potrebbe funzionare. Torno un po' indietro nel corridoio ed entro nella stanza dove sono tenuti i prodotti per la pulizia, mi intrufolo dentro e prendo tre lattine di prodotti per la pulizia con la mano libera, poi torno in fondo al corridoio trascinando il contagocce e mi sporgo di nuovo. La receptionist sta esaminando alcune carte, la sua testa china e i suoi occhi si stanno chiudendo. Ne approfitto per prendere uno dei prodotti e lanciarlo con tutte le mie forze verso il lato opposto del corridoio dove devo attraversare. Fa un gran rumore e la povera receptionist salta al suo posto con la faccia spaventata. In questo momento vorrei ridere a crepapelle ma non posso. Vedo che si sta chinando per prendere qualcosa e ne approfitto per varare un'altra delle barche. La povera donna sussulta di paura e lascia il suo posto di lavoro. -Chi è là? -Ti sento chiedere mentre si allontana, sono sicuro che controllerò cosa diavolo sta succedendo. Sollevò il contagocce dal pavimento ed entrò nella reception per trovare le chiavi dell'archivio. Una volta che li trovo, corro attraverso il corridoio fino a raggiungere l'altra estremità e mi chino per mettere il mio bidone della pulizia di scorta sul pavimento. Continuo a camminare fino alla fine, poi giro di nuovo a destra e appena fuori dalla porta d'ingresso c'è l'archivio. Infilo la chiave nella serratura e la giro il più lentamente possibile per non fare rumore, e una volta dentro chiudo la porta e accendo la luce. Digito il mio nome sul computer e la mia storia medica appare immediatamente. Lo apro senza pensarci più e inizio a leggere.
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