PARTE PRIMA-6

2013 Words
- Non è altro che un’agglomerazione di molecole fosforescenti - esclamò un ufficiale. - No, signore - ribattei convinto; - mai conchiglie o pesci poterono produrre una luce così potente. Quest’è splendore di natura essenzialmente elettrica... d’altra parte, ecco! si scosta, si muove innanzi ed indietro! si slancia incontro a noi! Un grido generale si udì nella fregata. - Silenzio - ordinò il comandante Farragut - la barra a sopravento, tutta! e la macchina indietro! I marinai si precipitarono alla barra, e i meccanici alla macchina. Il vapore fu immediatamente frenato, e l’ Abraham Lincoln, piegando a babordo, descrisse un semicerchio. - Dritta la manovella, e la macchina innanzi! - gridò il comandante Farragut. Quelli ordini furono eseguiti, e la fregata si allontanò rapidamente dal focolare luminoso. Dico male, essa volle allontanarsi, ma l’animale soprannaturale si riaccostò con una velocità maggiore del doppio della sua. Eravamo commossi, lo stupore più che il timore ci teneva muti ed immobili. L’animale ci inseguì giocherellando intorno alla fregata che filava allora quattordici nodi, e l’avvolse della sua elettrica luce come d’uno splendido pulviscolo; poi si allontanò due o tre miglia lasciandosi dietro una striscia fosforescente, paragonabile ai turbini di vapore che lascia una locomotiva. D’un tratto, dagli oscuri confini dell’orizzonte, da cui andò a prendere lo slancio, il mostro mosse subitamente verso l’ Abraham Lincoln con una spaventosa rapidità; s’arrestò di botto a venti piedi, e si estinse, non già inabissandosi sott’acqua, poiché la sua luce non scemò gradatamente, ma repentinamente, come se la fonte di quell’effluvio luminoso si fosse d’un subito inaridita! Poi riapparve dall’opposto lato della nave, sia che egli le avesse girato intorno o che le fosse passato sotto la carena. Da un momento all’altro poteva avvenire un urto che ci sarebbe stato fatale. Frattanto io mi meravigliavo delle manovre della fregata; fuggiva e non assaliva; era inseguita, mentre doveva inseguire, e ne feci osservazione al comandante Farragut, il quale, ordinariamente impassibile, aveva nelle sembianze dipinto uno stupore indefinibile. - Signor Aronnax - mi rispose - io non so con quale essere formidabile ho da fare, e non voglio arrischiare imprudentemente la mia fregata in questa oscurità. D’altra parte in qual modo attaccare l’incognito, ed in qual modo difenderci? Aspettiamo il giorno, e le parti saranno mutate. - Non vi rimane alcun dubbio, comandante, circa la natura dell’animale? - No, signore, è evidentemente un liocorno gigantesco. - E forse - aggiunsi - non è possibile accostarglisi, come non è possibile accostarsi ad un gimnoto o ad una torpedine. - Infatti - rispose’ il comandante - s’egli ha un potere fulminante, è certo il più terribile animale che sia uscito dalle mani del Creatore. È perciò che voglio tenermi in guardia. Tutti gli uomini dell’equipaggio rimasero in piedi durante la notte e nessuno pensò a dormire. L’ Abraham Lincoln non potendo gareggiare di velocità, si teneva a piccolo vapore. Dal canto suo, il liocorno, imitando la fregata, si lasciava cullare dalle onde, e pareva deciso a non abbandonare il teatro della lotta. Pure, verso mezzanotte, egli disparve, o per parlar più propriamente, si spense come una lucciola enorme. Era forse fuggito? Bisognava temerlo, non già sperarlo; ma alla una meno sette minuti del mattino si udì un fischio assordante, simile a quello che produce una colonna di acqua quando è spinta con gran violenza. Il comandante, Ned Land ed io eravamo allora sul cassero, e gettavamo avidi sguardi nella fitta tenebra. - Ned Land - chiese il comandante - voi avete spesso inteso il ruggito delle balene? - Spesso, signore, ma non mai di siffatte balene, la cui vista mi abbia fatto guadagnare duemila dollari. - Infatti voi avete diritto al premio; ma ditemi, questo rumore non è forse lo stesso che fanno i cetacei quando cacciano l’acqua dai loro sfiatatoi? - Lo stesso rumore, signore, tranne che questo è incomparabilmente più intenso. Però non si può aver dubbio; è proprio un cetaceo quello che infesta queste acque, e col vostro permesso gli diremo due parole domani allo spuntar dell’alba. - Se pure sarà disposto ad intendervi, mastro Land - risposi con accento poco convinto. - Solo ch’io me gli accosti a quattro lunghezze di rampone - ripeté - bisognerà bene che mi risponda. - Ma per accostarvi - osservò il comandante - io dovrò mettere una baleniera a vostra disposizione? - Senza dubbio, signore. - Ma porrete a cimento la vita de’ miei uomini? - E la mia - rispose semplicemente il fiociniere. Verso le due del mattino il focolare luminoso apparve non meno intenso a cinque miglia dall’ Abraham Lincoln. Ma nonostante la distanza e il rumore del vento e delle onde, si udivano distintamente i formidabili colpi di coda dell’animale e persino la sua respirazione ansimante. Pareva che quando l’enorme liocorno veniva a respirare, l’aria s’inabissasse nei suoi polmoni, come fa il vapore nei vasti cilindri di una macchina a vapore di duemila cavalli. - Uhm! - pensai - una balena che avesse la forza d’un reggimento di cavalleria sarebbe una bella balena! Si stette attenti fino al mattino e si fecero i preparativi pel combattimento. I congegni da pesca furono disposti lungo i parapetti. Il secondo fece caricare le balestre che lanciano un rampone alla distanza d’un miglio e lunghi archibugi a palla esplosiva, la cui ferita dà la morte anche ai più poderosi animali. Ned Land si era accontentato di aguzzare il suo rampone, terribile arma in sua mano. Alle sei spuntò l’alba, e con la prima luce dell’aurora scomparve l’elettrica luce del liocorno. Alle sette era giorno chiaro, ma una nebbia mattutina assai fitta restringeva l’orizzonte in modo che i migliori cannocchiali non potevano vederci nulla. D’onde dispetto e malcontento. Io mi issai fino alle sbarre d’artimone; alcuni ufficiali si erano di giù inerpicati sulle punte degli alberi. Alle otto la nebbia s’aggirò pesantemente sui flutti, e le sue grosse volute s’innalzarono a poco a poco. L’orizzonte veniva man mano allargandosi e purificandosi. D’un tratto, alla stessa maniera della vigilia, s’udì la voce di Ned Land. - Il mostro a babordo di dietro! - gridò il fiociniere. Tutti gli sguardi si diressero verso il punto indicato. Quivi, a un miglio e mezzo dalla fregata, un lungo corpo nerastro emergeva un buon metro sopra i flutti. La sua coda agitata con violenza, cagionava uno sconvolgimento considerevole nelle acque. Non mai coda batté il mare con tanta potenza. Un solco immenso splendidamente candido, segnava il passaggio dell’animale, descrivendo una curva allungata. La fregata si avvicinò al cetaceo, ed io potei esaminarlo tranquillamente. I rapporti del Shannon e dell’ Helvetia lo avevano alquanto ingrandito, ed io lo stimai lungo solamente duecentocinquanta piedi; quanto alla grossezza; mi riusciva più difficile determinarla ma nell’insieme l’animale mi parve ammirabilmente proporzionato nelle sue tre dimensioni. Intanto che osservavo quell’essere fenomenale, due getti di vapore e d’acqua si slanciarono fuori dai suoi sfiatatoi, e salirono ad un’altezza di quaranta metri; la qual cosa non mi lasciò dubbio circa il suo modo di respirazione. Conchiusi definitivamente che il mostro apparteneva ai vertebrati, classe dei mammiferi, sottoclasse dei monodelfi, gruppo dei pesciformi, ordine dei cetacei, famiglia dei... Questo io non potevo ancora determinare, ché l’ordine dei cetacei contiene la famiglia delle balene, i capidogli ed i delfini, ed è in quest’ultima che son posti i narvali. Ciascuna di queste famiglie si divide in molti generi, i generi in ispecie, e le specie in varietà. Varietà, specie, genere e famiglia mi mancavano ancora, ma io non dubitavo punto di compiere la mia classificazione con l’aiuto del cielo e del comandante Farragut. L’equipaggio aspettava impazientemente gli ordini del suo capo. Costui, dopo avere lungamente osservato l’animale, fece chiamare il macchinista, il quale accorse. - Avete della pressione? - chiese il comandante. - Sì, signore - rispose il macchinista. - Ebbene, avvivate i fuochi, e a tutto vapore! Tre evviva accolsero quell’ordine. L’ora della lotta era suonata. Alcuni istanti dopo i due fumaioli della fregata vomitavano torrenti di fumo nero, e il ponte scricchiolava al fremito delle caldaie. L’ Abraham Lincoln, spinto innanzi dalla sua elica poderosa, muoveva diritto incontro all’animale. Questo lasciò indolentemente che s’accostasse fino a sessanta braccia circa, poi, sdegnando tuffarsi, prese la fuga a piccolo passo, contentandosi di mantenersi ad eguale distanza. La caccia durò circa tre quarti d’ora, né la fregata guadagnò due tese sul cetaceo. Era dunque fatto evidente che, di quel passo, non lo avrebbe mai raggiunto. Il comandante Farragut torceva rabbiosamente la fitta ciocca di peli che gli cresceva sotto il mento. - Ned Land? - gridò. Il Canadese apparve. - Ebbene, mastro Land - chiese il comandante - mi consigliate voi ancora di mettere in mare le scialuppe? - No, signore - rispose - perché questo animale non si lascerà prendere, se ciò non gli garba. - Che fare allora? - Forzare il vapore, se è possibile, signore; in quanto a me, con vostro permesso, s’intende, mi vo a collocare sulla briglia di bompresso, e se giungiamo a tiro di rampone farò il dover mio. - Andate, Ned - rispose il comandante Farragut. - Macchinista - gridò poi - aumentate la pressione. Ned Land andò al suo posto. I fuochi furono avvivati vieppiù; tanto che l’elica fece quarantatré giri in un minuto, e il vapore uscì dalle valvole. Gettato il locche si poté accertare che l’ Abraham Lincoln camminava con la velocità di diciotto miglia e cinque decimi all’ora. Ma il maledetto animale filava anch’esso con una velocità eguale di diciotto miglia. Per un’ora ancora la fregata si mantenne di questo passo senza guadagnare nemmeno una tesa - cosa umiliante davvero per uno dei più rapidi bastimenti americani. Una sorda collera ferveva nell’equipaggio. I marinai ingiuriavano il mostro, il quale non si sognava di rispondere loro; e il comandante Farragut, non accontentandosi più di torcere la sua barbetta, la mordeva. Fu un’altra volta chiamato il macchinista. - Avete data la massima pressione? - Sì, signore - rispose il macchinista. - Le valvole sono cariche? - A sei atmosfere e mezza... - Caricate a dieci atmosfere. Ecco un ordine veramente americano. Non si sarebbe fatto di meglio sul Mississippi per passare innanzi in una gara. - Conseil - dissi al mio bravo servitore che mi stava accanto - sai tu che probabilmente salteremo in aria? - Come piacerà al signore - rispose Conseil. Ebbene, lo confesserò, non mi spiaceva di correre questo rischio. Le valvole furono caricate, il carbone si inabissò nei fornelli, i ventilatori gettarono correnti d’aria sui bracieri, e la rapidità dell’ Abraham Lincoln s’accrebbe tanto, che gli alberi tremavano fino nella loro incassatura, e i turbini di fumo trovavano appena il passo nei fumaioli troppo stretti. Si gettò il locche un’altra volta. - Ebbene! timoniere? - chiese il comandante. - Diciannove miglia e tre decimi, signore, - Avvivate i fuochi. Il macchinista obbedì. Il manometro segnò dieci atmosfere; ma senza dubbio il cetaceo avvivò anch’egli i fuochi, perché senza sgominarsi filò anch’esso le sue diciannove miglia e tre decimi. Quale caccia! Né io so descrivere la commozione che faceva fremere tutte le mie fibre. Ned Land era al suo posto col rampone in mano. Molte volte l’animale si lasciò avvicinare. - Lo pigliamo, lo pigliamo! - esclamava il Canadese. Ma nel momento che si disponeva a colpirlo, il cetaceo si allontanava con la velocità non certo minore di trenta miglia all’ora. Non basta, ché, durante il massimo della nostra velocità, si permise di farsi beffe della fregata girandole attorno. Un grido di furore proruppe da ogni petto. Al mezzodì non eravamo più innanzi che alle otto del mattino. Allora il comandante Farragut si decise a porre in opera mezzi più diretti. - Ah! quest’animale va più presto dell’ Abraham Lincoln; ebbene, staremo a vedere se andrà più presto delle sue palle coniche. Mastro, degli uomini al cannone di prua. Il cannone del castello fu immediatamente caricato e puntato. Il colpo partì, ma la palla passò alcuni piedi al disopra del cetaceo il quale si teneva alla distanza di mezzo miglio. - Ad un altro più abile! - gridò il comandante - e cinquecento dollari a chi ferirà questa bestia infernale.
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