Non mi invitò a entrare, aspettò solo che lo facessi. Poi richiuse la porta alle nostre spalle e lasciò la chiave nella toppa. Mi guardai attorno. Una parete a vetrata, con vista sull’ingresso dell’impianto e sul boschetto vicino. Una grande scrivania. Una libreria. Due poltroncine. Un divano con una fantasia astratta e un tavolino di cristallo. Un grande quadro a una parete... un quadro che rappresentava una città piena di grattacieli, ma in modo stilizzato. Lo trovai molto bello. «Ti spogli?». Be’, quanto meno era una domanda, non un ordine. Indicai il quadro con il mento. «Mi piace, quello». Fairchild si sfilò la giacca e la mollò sulla scrivania. «Sul serio». «Sì, sul serio». Sbuffò. «Sul serio, spogliati» precisò. «Oh» feci io. Lui si era seduto e si stava togliendo le scarpe