Prologo

3028 Words
Prologo «Muriel», qualcuno stava chiamando il mio nome, toccandomi il braccio. Aprii gli occhi, facendo una smorfia per il mal di testa lancinante che sentivo. «Svegliati» disse mia sorella, in un sospiro tremolante. «Che succede, Fleur?», gracchiai. «Si è spento il fuoco? Dov’è Sabine?» «È sparita, ricordi? Non la vediamo da un giorno e una notte.» Fleur stava parlando, ma io a malapena riuscii a sentirla mentre mi alzavo di scatto e fissavo tra le sbarre di una gabbia. Dove mi aspettavo di trovare le pareti della nostra casa e il camino in pietra, c’era invece soltanto foresta. «Che cos’è questo?», sussurrai. Eravamo sedute al centro di una gabbia di legno fatta di rimani alti quanto un uomo e lunghi il doppio, coperte da pellicce pesanti. Oltre le sbarre c’erano figure a muoversi intorno ad un fuoco acceso. Qualche uomo accompagnato da cani giganti. Fleur si avvicinò di più a me. «Sono venuti durante la notte», sussurrò di rimando. «Ricordi? Sono entrati dentro e ci hanno prese.» «Sì… sì, mi ricordo.» La testa era dolorante, ma cominciai lentamente a ricordare le figure scure che incombevano su di noi. Quando erano entrati, io mi ero subito alzata in piedi, puntando loro contro un piccolo coltello che la mia sorella maggiore, Sabine, mi aveva insegnato a portare sempre con me. Uno dei guerrieri era riuscito a prenderlo direttamente dalla lama. «Facciamo attenzione», aveva riso, strappandomi l’arma dalla mano nonostante la sua stesse sanguinando, «Questa qui è combattiva.» «Lasciatemi stare!», avevo urlato. La mia forza però era andata via nel momento in cui uno di loro mi aveva presa e gettata a terra con tutta la loro forza. Avevo cercato di muovermi anche a terra, inclinando il capo per poter guardare Fleur. La mia sorella gemella era spesso malata, molto più cagionevole di salute di quanto fossi io. Stava indietreggiando sempre più sul suo letto, in quel momento, mentre tre di quei guerrieri si avvicinavano a lei. «Lasciateci in pace!» «Se stai zitta, non ti faremo del male.» Il guerriero che mi teneva dai polsi aveva poi coperto il mio viso con un sacco, e mi aveva preso di peso per alzarmi. In un attimo ci eravamo ritrovati fuori da casa mia, nel buio della notte. Avevo urlato, e avevo cercato di liberarmi con tutta la forza che avevo. Il guerriero che mi portava cercò di tenermi ferma, e poi— Buio. Da quel momento in poi, non ricordavo più niente. «Che cosa è successo?» chiesi a mia sorella, senza staccare gli occhi di dosso agli uomini che potevo vedere grazie alla luce gettata dal fuoco. I guerrieri giganti stavano tagliando altra legna da aggiungere al fuoco. «Non ricordo molto di ciò che è successo dopo che siamo state prese. Devo aver sbattuto la testa.» «L’uomo che ti portava ti ha colpito, per farti dormire», disse Fleur. «Ma io sono rimasta sveglia per tutto il tempo. Ci hanno portate qui, più velocemente di quanto un uomo normale possa correre. So che non mi credi…» Fleur si ritrovava spesso ad avere sogni e visioni durante il giorno. Fantasticava su cose che, poi, condivideva soltanto con me. Le capitava spesso di vedere cose che non erano vere, per poi ritrovarsi a chiedere di loro a me. Con il mio aiuto, evitava di parlarne con altra gente. Se l’avesse detto a qualcun altro, l’avrebbero certamente scambiata per una strega, e l’avrebbero uccisa. «Ti credo», le dissi, stringendo forte la sua mano. «Questo è reale. Sta succedendo.» Gli uomini intorno al fuoco erano più spaventosi quando stavano alla luce che quando stavano al buio. Giganti e muscolosi, portavano i vestiti dei guerrieri e grandi armi, asce e archi, coltelli e spade. Nonostante fossero più grandi di qualsiasi altro uomo mi fosse mai capitato di vedere, si muovevano con estrema grazia, proprio come predatori. Uno dei nostri rapitori camminava con solo pelli addosso, ed uscì fuori dalla foresta con un grosso ramo sulla spalla, come se pesasse nulla. Lo buttò su una pila piena di rami grossi tanto quanto quello, poi si unì al gruppo intento a studiarci. Tra gli uomini camminavano alcune bestie giganti che pensavo fossero cani, se non fosse stato per la loro stazza e quegli occhi dorati e intelligenti che sembravano in qualche modo umani. Fleur ed io ci attaccammo l’una all’altra in mezzo a quell’incubo. «Ma chi sono questi uomini?» chiesi, disperata. I miei denti sbattevano insieme, più per paura che per il freddo. «Lupi.» Fleur indicò due dei guerrieri appostati a farci da guardia. Non passava neanche un minuto senza che loro ci guardassero. Non riuscii a fare a meno di notare che sembravano particolarmente interessati a Fleur, tra le due, e mi venne naturale stringerla più forte. «Vedi quei due? Sono stati loro a portarmi, hanno fatto a turno. Mi hanno detto che una strega li ha maledetti con grandissima forza e velocità, ma che con la maledizione è arrivata la rabbia e la ferocia di una bestia potente. Non riuscivo a capire, fino a quando non ho visto uno di loro, il terzo, trasformarsi da uomo a lupo.» La bestia che indicava in quel momento era enorme, più grande di qualsiasi cane o lupo avessi mai visto.Con quel pelo scuro e gli occhi a brillare nella luce del fuoco, sembrava una creatura demoniaca. E non la smetteva di fissare Fleur. «Cosa vogliono da noi?» «I guerrieri mi hanno detto che non hanno donne. Ci hanno prese perché hanno bisogno di compagne.» Forzai il mio sguardo incredulo via dalle bestie giganti e dai guerrieri, per poggiarlo sugli occhi pallidi di Fleur. Mia sorella era naturalmente pallida, ma in quel momento sembrava ancora più stanca e sfinita, con cerchi enormi sotto gli occhi. Ma non importava quanto fosse stanca, dentro me sapevo che stesse dicendo la verità. «Com’è possibile?» «Una profezia ha detto che c’era una razza di donne con cui loro avrebbero potuto accoppiarsi. Muriel… loro hanno Sabine.» «È qui? È viva?» Nostra sorella maggiore era sparita qualche notte prima. Mi strinsi nelle pelli, sopraffatta da tutte le cose che stavo sentendo e dall’unica buona notizia tra tutte le altre. Fleur annuì, e poi si sdraiò accanto a me. «L’hanno presa per prima, perché lei è stata scritta come compagna dei due Alpha.» Aggrottai la fronte. «Due? Insieme?» «A volte si accoppiano con una donna insieme.» Chiusi gli occhi. La testa faceva male di nuovo, e non per il colpo che avevo preso poco prima. «Pensi che stia bene?» A volte non andavo molto d’accordo con mia sorella maggiore, ma lei si preoccupava sempre di guardarci le spalle, si occupava sempre di noi, e lo aveva fatto dalla morte di nostra madre. Avevamo un’altra sorella, Brenna, più grande di tutte noi, ma anche lei era stata presa. «Io penso che Sabine stia cercando di andare contro di loro. Quando ne hanno parlato, però, lo hanno fatto ridendo, dicendo che, in un modo o nell’altro, si occuperanno gli Alpha di farla calmare. E poi…» la voce di Fleur scemò, ma non aveva bisogno davvero di finire la frase perché io capissi. Quando Sabine fosse stata calmata, sarebbe stato il nostro turno. Venne l’alba, e nonostante la paura ad attorcigliarmi lo stomaco ed una brutta sensazione sul mio petto, mi svegliai comunque. Quando lo feci, la folla di guerrieri si era fatta più magra. C’erano soltanto tre guerrieri rimasti—gli uomini che avevano portato Fleur, e il loro compagno in forma di lupo. Qualcuno aveva lasciato un po’ d’acqua proprio fuori dalle sbarre. Aspettai più che potei, ma alla fine allungai le braccia oltre esse per afferrarla. La odorai con attenzione, ma non c’era niente nell’odore che potesse farmi pensare ci fosse veleno all’interno. E se quei guerrieri volevano ucciderci, avrebbero potuto farlo semplicemente con la forza bruta. Convincendo me stessa con quelle motivazioni, smisi di esitare e bevvi un po’. Quando il vento cambiò direzione e il fumo arrivò dentro la nostra gabbia, Fleur cominciò a tossire nel sonno. Mi spostai per prendere il fumo invece che lei, ma lei non smise di tossire. I suoi polmoni non sono mai stati particolarmente forti. Se solo Sabine fosse lì. Era sempre stata lei, quella forte e intelligente, quella con la magia. Lei non avrebbe avuto problemi a chiedere ai nostri rapitori di portare qualcosa per Fleur, qualche medicina, e non si sarebbe fermata prima di assicurarsi che fossimo libere. Avevo appena portato le gambe vicino al petto, la testa sulle mie ginocchia… quando una voce sussurrò direttamente nel mio orecchio. Alzai di scatto la testa, e quando la girai mi ritrovai di fronte due occhi dorati. Un lupo dal pelo rosso, così rosso che avrei pensato fosse una volpe se solo non fosse stato così grande, era seduto a pochissimi passi da dove ero seduta io nella gabbia. Lo guardai confusa, e restai a guardare anche quando la magia cominciò a funzionare, e poco a poco il lupo si trasformò lentamente in un uomo, nudo se non per un misero perizoma. Se Fleur non mi avesse spiegato tutto la notte prima, avrei pensato di star ancora dormendo, o di essere uscita fuori di testa. Ma quell’uomo sembrava parecchio reale. Era giovane e forte, con petto e gambe pallidi ed estremamente muscolosi. L’unica cosa che aveva in comune con il lupo che era appena andato via erano i capelli rossi. Mi scoccò un sorrisetto furbo, poi poggiò un dito sulle labbra, intimandomi di restare in silenzio. Guardai i guerrieri dietro di me che dovevano farci la guardia, tutti intenti a guardare il fuoco. Il fumo continuava ad arrivare nella nostra direzione. Diedi loro le spalle, poi annuii al guerriero dai capelli rossi. Per qualche ragione lui non voleva essere visto, e il suo segreto era al sicuro con me. Il suo sorrisetto si fece più grande, mettendo in mostra i suoi incisivi lunghi. Mi chiamò più vicino. Per qualche ragione, mi ritrovai ad obbedire, strisciando tra le pelli per avvicinarmi al lato della prigione di legno. «Muriel?» la sua voce bassa era roca, quasi difficile da comprendere, ma riuscii a distinguere il mio nome quando lui ripeté, «Sei tu Muriel?» Guardandolo, annuii. «Sei sicura, ragazza?», mi chiese. «Ho un messaggio per Muriel, e non voglio darlo alla persona sbagliata.» Leccandomi le labbra, riuscii a trovare la mia voce. «Sono Muriel, sì. Tu chi sei? Che sta succedendo?» «Sei stata presa dai Berserker, guerrieri a cui è stata lanciata una maledizione, e sono costretti a vivere come bestie. Sei stata rapita dal Clan Lowland. Io sono Fergus, del Clan Highland. Il mio Clan e questo non vanno d’accordo.» Questo spiegava la sua segretezza. «E hai detto di avere un messaggio per me?» «Sì. I miei Alpha ti promettono che non ti verrà fatto del male. Presto sarai libera.» Si avvicinò ancora di più, attaccandosi alle sbarre. Se avessi messo una mano tra di esse, sarei riuscita a toccarlo. «Non è molto sicuro, per me, uscire fuori dal mio nascondiglio… ma avevi un’aria molto triste. E volevo rassicurarti.» Così vicino, riuscivo a vedere la cascata di lentiggini sul suo viso. «Grazie. È stato molto gentile, da parte tua.» «Non posso restare a lungo. Ho corso questo rischio perché la direzione del vento è cambiata, e fin quando resta così non riusciranno a sentire il mio odore.» «Per favore… potresti liberarci?» «Non posso. Non adesso. Non finché non saprò che sei al sicuro. Sai perché sei dentro questa gabbia?» Guardai di nuovo il fuoco, ma le nostre guardie erano ancora distratte. «Per impedirci di fuggire?» «No, per impedire ai mostri di entrare.» Avrei voluto chiudere gli occhi, stendermi e dormire, e dimenticare tutto ciò che stava succedendo quasi come fosse stato un sogno. O un incubo. Invece continuai a studiare Fergus. Con le sue lentiggini e i suoi modi carini di fare, avrebbe benissimo potuto essere uno dei ragazzini del mio villaggio, se non fosse per il suo aspetto meraviglioso e corpulento, e quella magia che lo rendeva un lupo. «Perché ci hanno prese? Perché siamo qui?» «Perché hanno bisogno di compagne.» Fleur aveva detto la verità. Strinsi più forte le sbarre, stringendo la mascella per tenere dentro le lacrime. Fergussembrava affranto. «Adesso, ragazza, non piangere», sussurrò. «Andrà tutto bene.» «Non so come smetterla… non so cosa fare.» «L’aiuto sta arrivando. Te lo giuro sulla mia vita, ti farò uscire di qui. Non preoccuparti, piccolina.» Dopo un respiro tremolante, annuii. «Il vento sta cambiando. Se riescono a sentire il mio odore, mi prenderanno.» «Non andartene…», lo pregai. Lui inclinò la testa. Le sue spalle erano coperte di lentiggini come il suo viso. «Non hai paura di me, piccolina?» Non sapevo come rispondergli a quella domanda. «Per favore…» «Non sarò così lontano da te. Mi assicurerò che nessuno ti faccia del male. Questo Clan è pericoloso, ma i lupi più instabili hanno l’ordine di starti lontano.» Cambiò forma un’altra volta di fronte a me, le sue caratteristiche fisiche da uomo si trasformarono in quelle grosse e piene di pelo di un lupo. Mi feci indietro, ma lui era già andato via, il movimento di una foglia su un ramo basso lì vicino l’unica prova che lui fosse stato lì di tutto principio. Mi attaccai a Fleur, ma lei era ancora nel pieno del sonno, le sue guancefin troppo pallide, il suo corpo scosso dalla tosse. Le lacrime cominciarono a scendere copiose sulle mie—colpa del fumo, dissi a me stessa. Non della paura. Un guerriero si avvicinò verso il gruppo. Pallido e biondo, era più alto di tutti gli altri, e torreggiò su di loro quando chinarono il capo verso di lui. «Arne, Erik», disse agli uomini, poi si rivolse al lupo, «Gunnr.» Aveva uno strano accento, ma parlava con voce acculturata e calma. Lo avrei quasi considerato un Lord di qualche corte lontana, ma quando alzò il mento per annusare l’aria, vidi il predatore che era in lui. «Alpha», lo salutarono i guerrieri, e la sua testa si voltò verso la nostra gabbia. «Che cosa è quest’odore?», chiese l’Alpha ai suoi uomini. «È quello di un lupo. Uno che non fa parte dei nostri.» «Lo sento anch’io», ringhiò il guerriero di nome Arne. La paura mi fece tremare. Avrebbero scoperto dove si trovava Fergus, e sarebbe stato tutto perduto. Mi spinsi più lontano possibile da loro nella gabbia, lontana da dove ero stata con Fergus. «Ehi», urlai verso di loro. «Voi, lì.» Afferrai le sbarre, cercando di scuoterle. Fleur tossì un’altra volta nel sonno, la distrazione perfetta. L’attenzione dei guerrieri si spostò subito su di me. La paura mi impediva quasi di sentire il mio corpo, e a questo si aggiungeva il freddo, e in quel momento la rabbia. «Mia sorella sta male. Potrebbe morire se non riesco a darle le erbe che necessita.» Il biondo alto venne verso di me. Si abbassò, inclinando la testa per guardarmi negli occhi. I suoi erano di un dorato acceso. Aspettai che parlasse, ma l’unica cosa che fece fu continuare a guardarmi. «Mi avete sentito?» Fu la rabbia a darmi la forza di parlare. «Ci avete prese entrambe—e presto una di noi due morirà. Se è lei ad andare… ve la farò pagare.» Non sapevo come avrei fatto. Le mie guance erano congelate dalle lacrime precedenti… o forse erano nuove? «Minacci chi ti tiene in trappola?», mormorò l’Alpha. «Mi chiedo cosa ti renda così coraggiosa.» «È il nemico, Ragnvald», rispose una delle guardie—Erik. Il secondo e il terzo, in forma da lupo, stavano fermi al margine della foresta, ululando e colpendo il terreno con le loro zampe nel punto esatto in cui era stato Fergus. Camminarono verso un lato della gabbia, ed io cominciai a tremare di paura. «È stato qui. Uno del Clan Highland. Se partiamo adesso, possiamo stanarlo.» Fissai in volto il capo del Clan, pregandolo silenziosamente. «No», disse lui alla fine. «Lasciamolo andare. Se il piano va come deve, il Clan Highland non costituirà più una minaccia per noi.» Mantenni lo sguardo fisso nel suo ancora per un po’, poi un dolore lancinante mi colpì la testa ed io abbassai gli occhi. Un potere strano si fece largo nell’aria, più forte di quanto potessi umanamente comprendere io, e mi si alzarono i peli sulle braccia. Fleur tossì un’altra volta, e l’incantesimo si spezzò. «Vi prego, mio Signore», dissi. «Mia sorella sta davvero male.» «Sai cos’è che può salvarla?» chiese Erik con voce dura e gutturale. Si avvicinò alla gabbia, gli occhi sul corpo esile di Fleur. Io mi feci indietro, ma il guerriero si fermò solo quando il leader alzò una mano perché lo facesse. Ogni singolo muscolo sul corpo di Erik era teso, come fosse stato pronto a scattare a comando e rompere le sbarre della gabbia. «Sì», deglutii. «Posso trovare le erbe che mi servono per farle le medicine, se mi lasciate andare.» Fleur tossì un’altra volta, ed uno dei lupi piagnucolò di nuovo. «Alpha, per favore», chiese Erik a voce bassa. Il sudore gli imperlava la fronte mentre aspettava la risposta del suo capo. «D’accordo.» Erik si avvicinò, rompendo i lacci nella gabbia cosicché un lato di essa venisse aperta. «Prendi Gunnr con te e andate a cercare il nostro intruso», continuò Ragnvald. «Quando lo troverete, non fategli del male. Ditegli soltanto che desidero vederlo per parlare di una tregua, e per negoziare la pace tra i nostri Clan.» Io non riuscii a respirare fino a quando i guerrieri non furono andati via. «Stai tranquilla, Muriel», disse l’Alpha. «Tua sorella mi ha parlato di te e del tuo coraggio. E sembra che anche Fleur abbia già incantato i miei guerrieri in meno di mezza giornata.» Il Cielo blu mi chiamava da oltre la gabbia di legno, eppure io mi ritrovai ad esitare. L’Alpha parlò di nuovo. «Vieni fuori, sorellina. Io sono Ragnvald, l’Alpha del Clan Lowland. Ti assicuro che non ti farò alcun male.» «Non sono tua sorella», gli dissi. «Non ancora, è vero», rispose lui, divertito. «Ma quando Sabine accetterà il suo posto al mio fianco, lo sarai.» Con il cuore a martellare forte dentro il petto, uscii fuori dalla gabbia. L’Alpha del Clan Lowland mi porse la mano, portandomi dentro la mia nuova vita.
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