LA RAZZA DI MacCOY-2

2006 Words
— Non ho la carta di Mangereva. Sulla carta grande non è che un punto invisibile. Non sarei capace di trovare il posto per entrare nella laguna. Volete venire con noi e pilotare al mio posto? La serenità di MacCoy rimase inalterata. — Sì, capitano — disse con la stessa calma noncurante, con la quale avrebbe accettato un invito a pranzo. — Verrò con voi a Mangareva. Di nuovo la ciurma fu radunata e il capitano le parlò da poppa. — Abbiamo cercato di guidare la nave, ma avete visto che abbiamo perso terreno. Essa è stata vinta da due correnti. Questo signore è l'onorevole MacCoy, capo magistrato e governatore dell'isola di Pitcairn. Egli verrà con noi a Mangareva. Vedete dunque che le nostre condizioni non sono disperate. Non ci avrebbe fatto una simile offerta se pensasse di dover perdere la vita. Inoltre, qualunque sia il rischio, se egli, di sua volontà, decide di restare a bordo, non dobbiamo dimostrarci inferiori a lui. Che cosa ne dite? Andiamo a Mangareva? Questa volta non vi fu tumulto. La presenza di MacCoy, la sicurezza e la calma che sembravano radiare da lui avevano avuto il loro effetto. I marinai parlarmi( fra loro a bassa voce. Il tempo stringeva. Essi erano virtualmente d'accordo e scelsero Cockney come parlamentare. Quel degno marinaio era conscio del propri( eroismo e di quello dei suoi compagni, quindi fu con occhi brillanti che gridò: — Per Dio! se egli lo fa, lo faremo anche noi! La ciurma dette il consenso e aspettò. — Un momento, capitano — disse MacCoy, mentre l'altro stava volgendosi per dare ordini al secondo. Prima dovrò scendere a riva. Mr. Konig fu tanto meravigliato che guardò MacCoy credendolo impazzito. - Andare a riva? — gridò il capitano. — Con la vostra canoa vi ci vorranno tre ore, per andarvi. — Sì: ora sono le sei: non sbarcherò che alle nove. Prima delle dieci non potrò riunire il mio popolo. Se questa notte il vento aumenta, potrete cominciare a muovervi: mi raccoglierete domani mattina all'alba. — In nome della ragione e del senso comune — scoppiò il capitano. — Perché volete riunire il popolo? Non pensate che il mio bastimento sta bruciando? MacCoy era calmo come quel sole estivo, e la collera degli altri non aveva alcuna ripercussione su di lui. — Sì, capitano — tubò colla sua dolce voce, simile a quella di una colomba. — So benissimo che il vostra bastimento sta bruciando: ed è per questo che verrà con voi a Mangareva. Ma devo avere il permesso di venire con voi. È nostra usanza. Il fatto che il governatore lasci l'isola ha molta importanza. Gli interessi de] popolo prevalgono su tutto, perciò esso ha il diritto di dare il suo permesso o il suo rifiuto. Ma acconsentirà, lo so! — Ne siete sicuro? - Sicurissimo! — Allora che bisogno avete di chiedere il permesso? Si tratta, per voi, del ritardo di una notte intera. — 2 nostra abitudine! — fu la risposta imperturbabile. — Poi io sono il governatore e devo ordinare tutto ciò che si deve fare nell'isola durante la mia assenza. — Ma occorrono soltanto ventiquattro ore per andare a Mangareva — obbiettò il capitano. — Supponendo anche altre sei volte tanto per ritornare contro vento, esso vi porterà per la fine della settimana. MacCoy sorrise col suo sorriso aperto e benevolo. — A Pitcairn passano ben pochi vascelli e, di solito, provengono da San Francisco o dall'Horn. Sarò fortunato se potrò ritornare in sei mesi. Forse dovrò stare assente un anno e probabilmente andare fino a San Francisco per trovare il bastimento che mi riporti. Mio padre lasciò una volta Pitcairn per stare assente tre mesi, e passarono due anni prima che potesse ritornare. Poi voi non avete più viveri. 'Se dovrete ricorrere ai battelli e il tempo diverrà cattivo, vi occorreranno molti giorni per raggiungere la spiaggia. Domani mattina potrò portarvi due canoe piene di viveri, meglio di tutto, banane. Se la brezza aumenta, avvicinatevi: più sarete vicini, maggior quantità di viveri vi potrò portare. Addio! Stese la mano: il capitano gliela strinse ma era riluttante a lasciargliela andare e pareva avvinghiarsi ad essa come un marinaio che sta per annegare si avvinghia alla tavola di salvezza. — Come faccio a sapere se domattina ritornerete? — chiese. — Sì, giusto! — gridò il secondo. — Come facciamo a sapere se egli non se ne va, piuttosto, per salvare la sua pelle? MacCoy non rispose. Li guardò con dolcezza e benignità e a loro sembrò di ricevere un messaggio della sua anima piena di fermezza. Il capitano gli lasciò la mano e MacCoy, abbracciando con un ultimo sguardo la ciurma, come per benedirla, scavalcò il parapetto e si calò nella sua canoa. Il vento aumentò e il Pyrenees, malgrado le cattive condizioni della sua chiglia, si allontanò per circa dodici miglia dalla corrente dell'Ovest. All'alba, quando Pitcairn distava tre miglia in linea d'aria, il capitano fece calare due canoe per andare incontro a MacCoy. E questi di nuovo si avvicinò, e, scavalcando il para. petto, balzò sul ponte infuocato: aveva con sè molti mazzi di banane secche ed ogni mazzo era avvolto in foglie secche. — Ora, capitano, via a grande velocità, se volete avere salva la vita. Vedete: io non sono navigatore spiegò parecchi minuti dopo, mentre se ne stava col capitano verso poppa, e quest'ultimo guardava in alto e in basso come se considerasse la rapidità del Pyrenees. — Portatela in direzione di Mangareva: quando vedrete la terra, la guiderò io. Quanto credete che potremo impiegare? — Undici — rispose il capitano Davenport con un ultimo sguardo al cammino percorso. — Undici: lasciatemi vedere: se essa è abbastanza veloce potremo vedere Mangareva tra le otto e le nove di domani mattina. Atterreremo alle dieci o, al massimo, alle undici. Allora ogni vostra preoccupazione cesserà. Il convincimento di MacCoy era tanto persuasivo che al capitano sembrò clic quel momento benedetto fosse già giunto. Ti capitano Davenport aveva resistito a quella terribile navigazione sul battello incendiato per più di due settimane, e cominciava ad averne abbastanza. Un colpo più forte di vento lo colpì dietro al collo e gli fischiò negli orecchi. Egli ne considerò la forza, poi guardò rapidamente da entrambi i lati. — n vento aumenta sempre -- disse. — Questa vecchia zitella andrà ora piuttosto a dodici che a undici. Se continua così, questa notte guadagneremo del tempo. Per tutto il giorno, il Pyrenees, portando il suo carico di fuoco vivo, navigò sul mare schiumoso. Al cadere della notte furono issate le vele maestre e la vela di gabbia, e la nave navigò nell'oscurità lasciando dietro di sè le onde increspate e schiumose. Il vento tanto desiderato aveva avuto il suo effetto e a poppa e a prua Si cominciava a vedere del chiarore. A una cert'ora alcune anime serene cominciarono a cantare e, a poco a poco, tutta la ciurma cantò. — Avevo dimenticato ciò che vuoi dire dormire — spiegò a MacCoy. — Non ne posso più. Però chiamatemi quando Io crederete necessario. Alle tre del mattino fu destato da un discreto urto di braccio. Si alzò a sedere rapidamente, richiudendo gli occhi per la luce che lo colpì, ancora stordito dal son. no pesante. Il vento cantava le sue canzoni di guerra attraverso il sartiame e un mare burrascoso schiaffeggiava il Pyrenees. A mezzanotte esso si piegava ora su di un fianco, ora su di un altro, inondandosi ogni volta. MacCoy stava gridando qualche cosa che egli non capiva. Si alzò, afferrò l'altro per le spalle, e udì le parole di lui, avvicinandogli molto l'orecchio alle labbra. — Sono le tre — cominciò la voce di MacCoy, mantenendo sempre la sua intonazione simile al tubare della colomba, ma trasformata, come se venisse molto di lontano. — Abbiamo percorso duecento cinquanta miglia. L'isola Crescent dista solamente trenta miglia davanti a noi, non so precisamente dove: non si vedono lumi: se seguiamo la corrente, la urteremo perdendo noi e la nave. — Che cosa ne pensate?... dobbiamo virare? — Sì: fino al levar del sole. Ritarderemo soltanto di quattro ore. Così il Pyrenees, col suo carico di fuoco, cambiò direzione mordendo i denti del vento, lottando e rompendo le onde potenti. Sembrava una conchiglia che si fosse spezzata, con sui bordi uomini piccoli come pagliuzze, che, faticando e lavorando, l'aiutassero nella lotta. — insolitamente strano, questo vento! — disse Mac Coy al capitano, nella cabina. — Di solito, in quest'epoca dell'anno, non c'è vento. Ma tutto ciò che riguarda il tempo è strano. Vi è stata una stasi del vento solito ed ora ci si allontana dal punto in cui esso può soffiare. Stendeva le mani nell'oscurità come se la sua vista potesse vedere a centinaia di miglia di distanza. — Verso ovest, laggiù, minaccia qualche cosa, un uragano o qualche cosa di simile. Siamo fortunati di essere così ad est. Questo vento non è poi tanto forte soggiunse. — Non può durare, ve lo assicuro. Col giorno, il vento era ritornato normale. Ma la luce rivelò un altro pericolo. Il cielo si era offuscato: il mare era coperto da una nebbia, o, piuttosto, da una nube perlacea che aveva la densità della nebbia, perché impediva di vedere al di là, ma che era soltanto una membrana sul mare, perché il sole la attraversava illuminandola di una luce radiosa. Il ponte del Pyrenees fumava più dei giorni precedenti e l'allegria degli ufficiali e della ciurma era sparita. In fondo alla cabina si sentiva piangere il mozzo. Era quello il suo primo viaggio, e il suo cuore era pieno di terrore per la morte. Il capitano sembrava un'anima in pena: si tirava nervosamente i baffi, corrugava la fronte: non poteva pensare a ciò che doveva fare. — Che cosa ne pensate? — chiese arrestandosi al fianco di MacCoy che stava facendo colazione con due banane e una ciotola d'acqua. MacCoy finì l'ultima banana, trangugiò l'acqua e si guardò intorno lentamente. I suoi occhi erano pieni di tenerezza, mentre diceva: — Bene... capitano: il vostro ponte non può più resistere per sempre: questa mattina esso è più caldo. Non avete un paio di scarpe che io possa adoperare? È diventato insopportabile per la pianta dei miei piedi. Il Pyrenees imbarcò due ondate così grosse che, sotto l'impeto, oscillò fortemente, e il secondo si augurò di avere tutta quell'acqua nella stiva, se avesse potuto introdurla senza aprire i boccaporti. MacCoy abbassò il capo sulla bussola ed osservò la posizione dell'ago. — Vorrei che si spostasse ancora un po', capitano — disse: — è stata già in balia delle onde quando abbiamo virato. — Ho già poggiato di un punto! — fu la risposta. Non basta? — Io poggerei di due, capitano. Questo colpo di nebbia respingerà la corrente dell'ovest, più presto che voi non pensiate. Il capitano Davenport fece una transazione in un punto e mezzo, poi tornò di sopra accompagnato da MacCoy per vedere se la terra compariva. Si era fatta della strada e il Pyrenees filava a 10 nodi. La violenza delle onde diminuiva rapidamente. Quella nebbia perlacea si stendeva senza interruzioni, e per dieci ore il capitano Davenport fu sempre più nervoso. Ogni mano era fer-. ma al suo posto, pronta al primo segnale di terra per scattare come mano di demonio al lavoro e condurre il Pyrenees sopravvento. Quella terra, una scogliera battuta dal mare, sarebbe stata pericolosa se si fosse presentata improvvisamente in mezzo a una simile nebbia. Passò un'altra ora. I tre uomini, in alto, scrutavano attentamente quel radioso strato di nebbia. — Che cosa succederà se perderemo Mangareva? chiese improvvisamente Davenport. MacCoy, senza mutare la direzione del suo sguardo, rispose sotto voce: — Perché? Lasciate che prosegua, capitano. Davanti a noi c'è tutto il Paumotus. Potremmo navigare per mille miglia sempre in mezzo a scogliere e atolli. Siamo costretti a raggiungere un posto qualunque. Il capitano Davenport mostrò la sua intenzione di scendere sul ponte: — Abbiamo perduto Mangareva. Dio sa quale sarà la terra più vicina. Penso che sarebbe bene poggiare di un altro mezzo punto — confessò dopo un momento. — Questa maledetta corrente è il diavolo per un navigatore. — Il vecchio navigatore chiama il Paumotus il “Pericoloso Arcipelago” — disse MacCoy quando ritornarono a poppa. — Proprio questa corrente è in parte responsabile di questo nome. — Parlavo una volta con un giovane marinaio a Sydney — disse Mr. Konig. — Aveva viaggiato per commercio nel Paumotus. Mi disse che l'Assicurazione garantiva il 18 per cento, è vero? MacCoy sorrise e scosse il capo: — Meno quello che non assicurano — spiegò. — padroni assicurano il 20 per cento del valore dei loro sehooners, ogni anno.
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