- Pur stando le cose come voi dite — diss'ella - non vuol dire che rubare non sia rubare. Voi non potete sostenere una tale difesa in tribunale.
— La so — confessò candidamente. — Quello che è giusto non è sempre legale. Ed è per questo che mi trovo a disagio stando qui, seduto, a parlare con voi. Non che io non goda della vostra compagnia... certo ne godo... ma non posso farmi prendere. So che mi farebbero in questa città se mi prendessero. Vi fu un giovanotto che s'ebbe trent'anni per avere derubato un passante di due dollari e ottanticinque centesimi. L'ho letto nel giornale. Quando i tempi sono difficili e non vi è lavoro, gli uomini diventano disperati. E quegli altri uomini che hanno di che essere derubati diventano a loro volta disperati, e allora si difendono colpendo più che possono. Se fossi preso, non mi libererei con meno di dieci anni. Per questo sono ansioso di andarmene.
— No, aspettate.
Alzò la mano, come per trattenerlo, nello stesso momento togliendo il piede dal bottone del campanello, ch'essa aveva premuto intermittentemente.
— Non mi avete ancora detto il vostro nome. Egli esitò.
— Chiamatemi Dave.
— Allora... Dave... — rise con graziosa confusione.
— Si deve fare qualche cosa per voi. Siete giovane e siete al principio di una cattiva svolta. Se incominciate col cercare di prendere quello che pensate vi spetti, più tardi prenderete quello che sarete certo di non dovere avere. Invece, dobbiamo trovare per voi un lavoro onorevole.
— Ho bisogno di danaro e ne ho bisogno subito rispose egli cupamente. Non per me, ma per l'amico che vi ho detto. Si trova in un grosso guaio, e deve essere aiutato ad uscirne ora o abbandonato al suo destino.
— Posso trovarvi un posto — diss'ella, prontamente.
— Ah... sì, proprio la cosa che fa per voi... vi presterò il danaro che volete mandare al vostro amico. Me lo potrete pagare poi col vostro salario.
— Basterebbero trecento — diss'egli, lentamente. Trecento lo salverebbero. Consumerei Ie dita lavorando un anno intero in cambio di questa somma, vitto e alloggio e alcuni centesimi per comprarmi il tabacco.
— Ah! Voi fumate! Non ci avevo pensato.
La sua mano s'avanzò verso la rivoltella per indicare le gialle macchie della nicotina sulle dita di lui. Nello stesso momento essa misurò con gli occhi la distanza che separava la stia mano e la mano di lui dall'arma. Desiderava ardentemente d'impossessarsene con un movimento rapido, ed era sicura di poterlo fare, ma anche incerta nello stesso tempo; e così si frenò e ritirò -la mano.
- Perché non fumate? — chiese ella, a mo' di invito.
— Muoio dal desiderio.
— E allora fumate! Non mi disturba. Mi piace, anzi... sigarette, naturalmente.
Con la sinistra egli si frugò in tasca e ne trasse un fogliettino sciolto di carta da sigarette che passò nella destra, accanto alla rivoltella. Nuovamente si frugò in tasca, levandone un pizzico di tabacco scuro e filamentoso che pose sul fogliettino. Poi incominciò ad arroto-
lare la sigaretta, con le due mani sulla rivoltella.
- Dalla maniera che vi tenete stretta codesta brutta
arma, sembra che abbiate paura di me — diss'ella.
— Non proprio paura di voi, signorina, ma, date le circostanze, solo un pochino timido.
— Ma io non ho avuto paura di voi.
— Voi non avete nulla da perdere.
— La mia vita — ribattè essa.
— É vero — riconobbe egli prontamente. — E non avete avuto paura di me. Può darsi che io sia troppo ansioso.
— Non vi farei alcun male.
Ancora mentre parlava, il suo piede cercò il bottone dl campanello e lo premette. Allo stesso momento gli occhi di lei esprimevano il candore dell'onestà.
— Voi siete un buon conoscitore di uomini. Lo so. E delle donne. Certamente, quando sto cercando di distogliervi da una vita criminale e di trovarsi un onesto lavoro?...
Egli fu immediatamente contrito.
— Vi domando certamente scusa, signorina — diss'egli. — Penso che la mia nervosità non dev'essere complimentosa.
Così dicendo, ritirò la mano dalla tavola, e dopo aver accesa la sigaretta, abbassò la mano al fianco.
— Vi ringrazio della vostra fiducia — diss'ella con un sospiro, trattenendosi risolutamente dal guardare l'arma e tenendo fermo il piede sul bottone deI campanello.
— Quanto a quei trecento dollari — incominciò egli — li potrei spedire ancora stanotte nel West, ed accetto di lavorare un anno per tale somma, e vitto e alloggio.
— Guadagnerete di più. Posso promettervi, al minimo settantacinque dollari al mese. Ve ne intendete di cavalli?
Il volto di lui s'illuminò e gli occhi gli scintillarono.
— Allora lavorerete per me... o, piuttosto, per mio padre, benchè assuma io i servi. Ho bisogno di un secondo cocchiere...
— E portare una livrea? — l'interruppe egli brusca. mente, con un sogghigno nella voce e sulle labbra dell'uomo libero del West.
Essa sorrise benigna.
— Evidentemente ciò non va per voi. Lasciatemi pensare... Sì! Potete domare e condurre puledri?
Egli fece cenno di sì col capo.
— Possediamo una tenuta di allevamento di cavalli, e vi è posto per un uomo come voi. Volete accettare?
— Accettare, signorina? — La sua voce era piena di gratitudine e d'entusiasmo. — Non avete che a dirmi dov'è e incomincio domani stesso. E vi posso assicurare di una cosa, signorina. Non vi pentirete mai di avere aiutato ad uscire da un grosso guaio Ugo Luke...
— Mi pareva che mi aveste detto di chiamarvi Dave.
— osservò ella, con lieve tono di rimprovero.
— È vero, signorina. E ve ne chiedo scusa. Mentivo per timore. Il mio nome vero è Ugo Luke. E se mi date l'indirizzo di quella vostra tenuta, e l'importo del biglietto ferroviario, mi metto in viaggio col primo treno, domani mattina.
Durante la conversazione essa non aveva mai cessato di suonare il campanello. L'aveva suonato in tutte le forme di allarme: con tre colpi brevi e uno lungo, due e uno lungo, e cinque colpi.
Aveva provato delle lunghe serie di colpi e, una volta, aveva tenuto abbassato il bottone per almeno tre mimuti. Ed era indecisa se dar la colpa della mancata risposta ai sonno profondo del maggiordomo o al cattivo funzionamento del campanello.
— Sono così contenta — diss'ella, — così contenta che accettiate la mia proposta. Non vi sarà molto da combinare. Ma voi dovrete, innanzi tutto, fidarvi di me; vado di sopra a prendere la mia borsetta.
Vide il lampo di un dubbio passare negli occhi di lui, e s'affrettò ad aggiungere:
— Io pure mi fido di voi dandovi i trecento dollari.
— Vi credo, signorina — disa'egli ritornando fiducioso. — Ma non posso fare a meno di essere un po' nervoso.
— Posso andare a prendere il danaro?
Ma prima di ricevere risposta, giunse all'orecchio di lei un lontano caratteristico fruscio. Sapeva ch'era la. porta a battenti della dispensa del maggiordomo. Ma era un rumore così lieve — più una vibrazione di un rumore — che non l'avrebbe udito se non avesse prestato orecchio attendendo proprio quel rumore. E tuttavia anche l'uomo aveva udito. Trasalì leggermente.
— Che cos'è? —
Per tutta risposta, la mano di lei, come un lampo, tirò a sè la rivoltella. Aveva avuto il vantaggio di un secondo sulla mano dell'altro che subito dopo si chiuse vuota dov'era prima l'arma. Egli era contemporaneamente balzato in piedi.
— Sedetevi! — comandò essa, seccamente, con una voce nuova per lui. — Non vi muovete. Tenete le mani sulla tavola!
Aveva preso lezione da lui. Invece di tenere la rivoltella col braccio teso, posò il gomito sulla tavola e puntò la canna non alla testa ma al petto di lui. Ed egli, guardandola freddamente e obbedendo ai di lei comandi, sapeva che non vi era maniera di dare un colpo all'arma. Vide pure che la rivoltella non tremava e neppure la mano, e considerava il foro che avrebbe potuto fare in lui la pallottola. Non guardava lei, ma il cane della rivoltella ch'essa aveva alzato.
— Credo di dover avvertirvi che il grilletto funziona alla minima pressione. Non premete troppo, se non volete fare in me un buco grande come una noce.
Essa abbassò il cane a metà.
— Meglio così — osservò egli. — Fareste meglio ad abbassarlo del tutto. Vedete come funziona facilmente. Basta un istante per rovinare tutto il vostro bel pavimento.
Una porta s'aprì dietro di lui, che udì entrare qualcuno nella stanza. Ma non voltò il capo. La guardava, e vedeva il volto di un'altra donna, dura, fredda, e tuttavia luminosa nella sua bellezza. Gli occhi, pure, erano duri, benchè brillassero di luce fredda.
- Tommaso — ordinò essa — va' al telefono e chiama la polizia. Perché ci avete messo tanto a rispondere? - Son venuto appena ho udito il campanello — fu la risposta.
Il ladro non le levò gli occhi di dosso, né lei cessò di guardarlo, ma quando udì parlare del campanello essa notò negli occhi di lui un momento di stupore.
— Domando perdono, — disse il maggiordomo dietro di lui — non sarebbe meglio che anch'io mi armassi e che svegliassi i servi?
— No; chiamate la polizia. Posso tener a bada io quest'uomo. Andate a telefonare... svelto!
Il maggiordomo scivolò via, e la donna e l'uomo rimasero a fissarsi negli occhi. Per lei quella era una esperienza piena di una gioia eccitante: ella aveva in mente il gran parlare che ne avrebbero fatto le amiche, e vide, con gli occhi dell'immaginazione, le note nei settimanali mondani della bella e giovane signora Setliffe che aveva arrestato un ladro armato, da sola, senza soccorso alcuno. Avrebbe prodotto sensazione, ne era certa.
— Quando riceverete quella condanna di cui parlaste — diss'ella freddamente — avrete il tempo di meditare quanto siete stato stupido nel prendere la roba altrui e minacciata una donna con la rivoltella. Avrete tempo di imparare bene la lezione. Ora dite la verità. Voi non avete alcun amico nei guai. Tutto quello che mi avete detto era una bugia.
Egli non rispose. Benchè i suoi occhi la fissassero, parevano assenti. In verità, per un istante essa gli appariva velata, ed egli vedeva invece le soleggiate pianure del West, dove donne e uomini erano di una statura molto maggiore di quelle e di quelli che aveva incontrato nelle tre volte putride città dell'Est.
— Parlate, via! Perché state zitto? Perché non mentite ancora un po'? Perché non supplicate di essere lasciato libero?
— Potrei chiederlo — rispose egli, leccandosi le labbra secche. — Potrei chiedere d'essere lasciato libero se...
— Se, che cosa? — domandò essa duramente, mentr'egli esitava.
— Cercavo una parola che voi mi ricordate. Come dicevo, potrei chiederlo se voi foste una donna per bene.
— Badate! — l'ammonì.
— Voi non oserete uccidermi — sghignazzò. — Il mondo è un luogo molto basso se una creatura come voi vi circoli, ma non è così vilmente basso da permettere a voi di bucare il mio petto. Voi siete certamente malvagia, ma il male è che siete debole nella vostra malvagità. Non ci vuol molto per uccidere un uomo, ma voi non ne avete il coraggio. Ecco dove voi vi perdete.
— Badate a quel che dite — ripetè essa. — Altrimenti, vi avverto, sarà peggio per voi. Si potrà vedere se la vostra condanna sia lieve o grave.
— Vi è qualche cosa che non cammina con Dio, osservò egli in tono indifferente — per lasciar andar in giro libera una donna come voi. È oltre ogni mia possibilità di comprensione a che cosa Egli miri, giocando simili scherzi alla povera umanità. Ora se io fossi Dio...
Non potè completare la sua opinione perché rientrò il maggiordomo.
— Il telefono non funziona, signora — annunziò egli. — I fili devono essere incrociati o qualche cosa d'altro dev'essere accaduto perché non riesco ad avere il centralino.
— Andate a chiamare uno dei servi — ordinò essa. — Mandatelo a cercare una guardia, e ritornate qui. I due rimasero nuovamente soli.
— Volete gentilmente rispondere ad una domanda, signora? — disse l'uomo. — Quel vostro servo parlò di un campanello. Vi ho sorvegliata come un gatto, e certamente voi non avete suonato alcun campanello.
— Il campanello è sotto la tavola, stupido che siete. L'ho suonato col piede.
— Vi ringrazio, signora. Credevo d'aver incontrato donne del vostro genere prima d'oggi, ed ora ne sono sicuro. Vi ho parlato con sincerità e fiducia, e intanto voi mi mentivate come il diavolo.
Essa ebbe un riso di derisione.
— Dite pure, quel che vi piace! È molto interessante.
— Mi avete fatto gli occhi teneri e buoni, continuando a ricordarmi che voi portate gonne invece di calzoni, e intanto il vostro piede era sul bottone del campanello sotto la tavola. Ebbene, è anche questa una consolazione. Preferisco mille volte essere il povero Ugo Luke, che sconta i suoi dieci anni di carcere anzichè essere nella vostra pelle. Signora, l'inferno è pieno di donne come voi.
Vi fu un silenzio, durante il quale l'uomo, non togliendo gli occhi di dosso a lei, decideva sul da fare.
— Continuate! — diss'ella. — Dite qualche cosa.
— Sì, signora, dirò qualche cosa. Dirò certamente qualche cosa. Sapete che cosa farò ora? Mi alzerò di questa sedia e uscirò da quella porta. Vi toglierei la rivoltella; soltanto, potreste commettere qualche stupidaggine e lasciar partire il colpo. Ve la potete tenere, la rivoltella. È ottima. Come dicevo, uscirò da quella porta. E voi non sparerete punto. Ci vuol del fegato per uccidere un uomo, e voi certamente non ne avete. Ora preparatevi e vedete se potete tirare quel grilletto. Io non vi farò alcun male. Uscirò da quella porta, ed ecco che vado.
Tenendo gli occhi fissi su di lui, spinse indietro la sedia e lentamente si levò in piedi. Il cane dell'arma s'alzò a metà. Essa guardava il cane; e lui faceva lo stesso.
— Tirate più forte — le consigliò. — Non è ancora alzato a metà. Avanti, tirate e uccidete un uomo, spargete le cervella sul pavimento, o aprite in lui un foro grande come un pugno della vostra mano. Ecco cosa vuol dire uccidere un uomo.
II cane s'abbassò dolcemente. L'uomo volse le spalle e s'avviò a lenti passi verso la porta. Essa girò la rivoltella puntandola alla schiena dell'uomo. Due volte ancora il cane fu alzato a metà e poi, titubante, ribassato. Alla porta l'uomo si volse prima di varcare la soglia. Aveva sulle labbra un'espressione di disprezzo. Parlò a lei a bassa voce, quasi sibilando le parole, nelle quali però, era la quintessenza d'ogni vituperio, chiamandola con un epiteto innominabile e basso.