2

510 Words
2Irina proveniva da San Pietroburgo e aveva alle spalle un matrimonio fallito che in seguito alla fortunata modifica di stato civile e di altro, le aveva fruttato un patrimonio di svariati milioni di rubli sgorgati dal sottosuolo sporchi e neri come petrolio. Come Dorota, anche Irina aveva gestito il suo indiretto capitale con l’intelligenza e la decisione di chi era nata nella gelida catapecchia di un kolchoz e che aveva ricevuto in eredità solo una folgorante bellezza, oltre uno spiccato intuito per gli affari. Aveva giudiziosamente curato e sviluppato i suoi interessi e solo ora, all’inizio di quel maggio 2005, aveva deciso di concedersi una vacanza speciale, la prima dopo anni di duro lavoro. Malgrado l’affollamento provocato dal cambio dei turni, il direttore di sala si mosse rapido ad accogliere la coppia e a sistemarla in un tavolo appartato, a lato di una colonna. Iano spostò la sedia e Irina si accomodò, lui la rincalzò con gesto deciso, girò intorno al tavolo e a sua volta si sistemò di fronte. Sorrise alla giovane, poi il suo sguardo scivolò intorno e incrociò quelli ostinati di due donne di mezza età che sedevano a fianco, ognuna sistemata in un tavolo singolo. Articolò un cortese cenno di saluto con la testa, attuò una rapida panoramica della sala, tornò verso Irina il cui sguardo sorvolò indifferente i volti delle vicine. Le due donne invece riuscivano solo con molto sforzo a staccare gli occhi dalla coppia. Irina esprimeva senza sforzo una bellezza fredda e distaccata, gli occhi dorati incassati in un viso lungo ed espressivo, appena divaricato da due zigomi aspri che rendevano magnetico lo sguardo. I lunghi e lisci capelli neri le scendevano sulle spalle quadrate, il supporto ideale per due seni pieni e arroganti. Il corpo rispecchiava la sua vaga età, prossima ancora alla giovinezza piuttosto che orientata verso una seducente maturità. Un abito scuro, lungo e aderente, rappresentava la confezione ideale per tutto quel ben di dio. Dissimile era l’interesse che suscitava Iano, capelli lisci e bianchi tirati dietro, il viso segnato da rughe multistrato disseminate sul viso asciutto, il naso altero, le labbra ancora piene che addolcivano l’espressione degli occhi chiari quando decidevano per un sorriso. Il corpo appariva alto e spigoloso, eppure rotondo nei punti strategici, spalle, glutei, cosce, eredità di una lunga pratica del triathlon, quando questa disciplina era appena agli inizi in Italia. L’uomo traslocava con sciolta rapidità che evidenziava un incipiente dorso curvo marcato dall’età avanzata, difficile stabilire fino a che punto. Coloro che incrociavano la coppia per la prima volta decidevano d’acchito a una diretta parentela padre–figlia, se non avessero in seguito notato paradossali gesti di tenerezza, carezze elusive, contatti delicati, che mal si addicevano a una supposta consanguineità. Da qualche giorno la curiosità accendeva gli sguardi degli ospiti dell’hotel quando appariva la coppia, in modo particolare quelli del versante femminile. Lo stesso interesse che ora si riscontrava sul viso delle due donne sistemate nei tavoli singoli, che consumavano annoiate un’insalata–aperitivo. I loro sguardi giocavano a ping–pong tra un cetriolino nel piatto e il tavolo dei due che conversavano noncuranti a voce bassa, appena sbarcati su un’isola deserta.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD