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- Ho visto le statue che gli umani creano in tuo onore - disse la musa - non ti assomigliano per niente. Ares sorrise, vero, gli umani lo dipingevano come un vecchio o come un ragazzino magro. - Non sono riusciti a catturare la tua bellezza. - ha deriso la musa. Il dio si accigliò e la musa prese le sue mani e iniziò a camminare all'indietro guardandolo negli occhi. La sua felicità era evidente, irradiava luce e il suo sorriso era immenso. Anche Ares era felice, vederla ballare nella foresta gli faceva dimenticare tutto, anche la guerra. - Come realizzerai la tua vendetta?- Ares la guardò serio. - Farò pagare loro quello che mi hanno fatto, tutti, li ridurrò a semplici gusci di ciò che sono ora, imploreranno di morire ma invece, darò loro una vita eterna di sofferenza. La musa si accigliò, annuì pensierosa. Era dispiaciuto per Ares, c'era così tanto odio, così tanto risentimento in lui. - È la tua famiglia. - Comunque... - Farai loro del male solo per le storie d'amore che hai avuto con una donna? - Quello che ho avuto con Afrodite era più di una relazione... era... - Amare? Il dio non rispose, guardò la musa. - Pensavo di sì, si è scoperto di no...- rispose infine. - Inoltre, non è solo per quello... è anche... quello che è successo con Enio e... di più, ok? Non è qualcosa di cui dovresti preoccuparti. La musa annuì con un cipiglio, pensando alle parole del dio, così perse la concentrazione e mentre camminava all'indietro inciampò in una radice e cadde sul sedere. Ares si posò su di lei con un sorriso sulle labbra. La musa rise mentre la luce irradiava ancora più potente da lei, ma questa luce non era dorata, era una sottile sfumatura di blu. - Riposiamo qui - disse il dio sorridendo di traverso mostrando le sue chiare intenzioni. La musa gli accarezzò lentamente la barba e il collo. Lo guardò negli occhi dorati e sorrise, baciandolo dolcemente mentre il dio l'abbracciava forte nel mezzo della foresta. Trascorsero la notte lì, in mezzo alla natura, osservati dalle stelle, facendo l'amore dolcemente, e chiacchierando di argomenti che non avevano nulla a che fare con il loro prossimo addio perché nessuno dei due voleva pensarci. Quando il sole sorse di nuovo, continuarono il loro viaggio. La musa stava giocando tra i fiori e gli alberi sotto lo sguardo di Ares. - Non hai caldo nell'armatura? - Un po. - Lo usi ogni volta che esci? - Sì. - Come mai? Non verrai in guerra. - Non sai mai da dove verrà un attacco. Non sai mai dove inizierà una battaglia. - Ti assicuro, non qui. Ares sorrise con forza. Poteva sentire il nemico, ma dove? Si avvicinò a Daria e la coprì con il suo corpo. - Cosa sta succedendo? Il dio la zittì con un dito sulle labbra. La musa si guardò intorno ma non vide nulla. Ares si alzò alto quanto lui e preparò la sua lancia, nel momento in cui la scagliò una freccia volò verso di lui. Non poteva fermarlo, era troppo tardi, ma almeno chiunque l'avesse lanciato sarebbe caduto con lui. La musa si avvicinò a lui per fermare la freccia con il suo stesso corpo e prima che Ares potesse anche solo reagire una macchia bianca uscì dal nulla, catturando la freccia prima che ferisse la musa. La lancia di Ares trafisse un grosso albero ea pochi metri da loro un ragazzo dai capelli color platino sembrava infastidito. - Perché l'hai fatto Daria? Ce l'avevo quasi. - Il ragazzo è stato rilasciato. - Eldrick! La musa si gettò tra le braccia del ragazzo felice. Il ragazzo la prese e si sciolsero in un abbraccio prolungato sotto lo sguardo disgustato di Ares. - Daria, da quanto tempo senza vederti, ho pensato che... Come sapevi che ero io? - Pensavi che non riconoscessi i tuoi attacchi? Ti muovi come un branco di centauri. Fumo nero cominciò a fuoriuscire da Ares mentre serrava la mascella così tanto da digrignare i denti. - Daria, mi farebbe piacere vederti - disse il ragazzo tenendo con entrambe le mani il viso della musa. - Sono qui, sono tornato. Finalmente... - disse la musa abbracciando l'elfo. Eldrick guardò Ares e si tirò dietro la musa. Sollevò di nuovo l'arco pronto ad attaccare. Ares lo aspettava con ansia, una battaglia, aveva bisogno di una battaglia con quell'elfo che aveva osato toccare la sua musa. - Eldrick, è un amico. - disse la musa abbassando l'arco dell'elfo- Mi aiutò a scappare L'elfo lo guardò sospettoso, senza abbassare la guardia. Daría si avvicinò ad Ares e lui la prese rapidamente per la vita, affermando la sua posizione, il suo dominio sulla musa. L'elfo lo fissò. - Andremo con mia madre, sarà sicuramente contenta di vedermi. - Sarà, lo saranno tutti. Oh Daria, ci sei mancata tanto. Gli dei maledetti che hanno osato rinchiuderti come un animale pagheranno. Ares grugnì ed Eldrick alzò la mascella per la sfida. La musa accarezzò il braccio di Ares e gli sorrise teneramente, quel tanto che bastava per riportare il dio in sé. - Allora valiamo. - Ummm... sei sicura di questo...? Porterai un dio a tua madre? Daria sorrise all'elfo, ma nel profondo capiva esattamente cosa stava dicendo Eldrick. Portare un dio ai Fae significava infrangere una delle prime regole di sua madre. Ma Daria voleva far capire a sua madre che gli dei non erano ciò che pensava, in fondo era con loro da tanto tempo e l'avevano trattata bene, la maggior parte di loro. Uno l'aveva persino salvata, mettendosi a rischio. Da allora l'elfo li ha accompagnati. Ares era sconvolto, non avevano bisogno di uno stupido elfo come guida. Non avevano bisogno di compagnia. L'unica cosa che lo teneva sui cinque sensi era la mano della musa intrecciata con la sua durante il corso. L'elfo lo guardava di tanto in tanto con disprezzo e Ares ricambiava il suo sguardo quasi con fuoco. Quando il sole tramontò di nuovo, il dio suggerì di riposarsi. - Possiamo attraversare la foresta così come durante il giorno. Non abbiamo bisogno di riposare. - L'elfo rilasciato. - Lo faremo- disse Ares. - Il potente dio ha bisogno di una sensazione prima di continuare, è così? - Eldrick sbuffò. - Voglio divertirmi con la mia musa, tutto qui. Eldrick stava per lanciarsi contro il dio ma udì la voce sommessa della musa. - Riposiamoci, un falò andrebbe benissimo in questo momento, l'aria comincia a diventare fredda. Non appena ebbe detto questo, Ares si tolse il suo mantello rosso e lo avvolse sulla musa mentre l'elfo correva per preparare il fuoco. Si sedettero accanto al fuoco, Ares con le braccia intorno alla musa ed Eldrick che lo fissava. Daría raccontò all'elfo del suo soggiorno con gli dei dell'Olimpo e raccontò al dio della sua infanzia con il suo amico Eldrick. Così la musa si addormentò tra le braccia del dio. D'altra parte, il dio non dormiva vegliando sul suo sonno. Anche Eldrick non dormiva guardando il dio. La guerra degli sguardi durò finché l'elfo non si alzò, Ares sorrise, aveva vinto, non aveva mai perso una battaglia, nemmeno gli sguardi. - Non mi fidavo di te - lo rassicurò l'elfo - tu sei uno di loro. - Non è nel mio interesse quello che pensi. - rispose Ares. - Ti ucciderei se potessi, se non avessi visto che Daria ha affetto per te, per sapere che le dai in modo che lei pensi di sentirlo... - Pensare? L'elfo rise. - Non pensi che abbia dei sentimenti per te, vero? È una fata. Odiamo gli dei. Ares posò con cura la musa a terra e si alzò. - Attento elfo, non abbiamo ancora raggiunto il dominio della regina delle fate, tecnicamente questo è un terreno neutrale. Se ti uccido qui, non sarà preso come un attacco alla tua gente, ma come un semplice capriccio di un dio. - E tu ne sai molto, vero?- Ares lo fissò. - Li hai tenuti prigionieri per anni. Guardala! È così debole, è quasi... umana- l'elfo fu rilasciato quasi con disgusto. Il dio guardò la musa. Dormiva pacificamente accanto al fuoco. Non vedeva assolutamente nulla di sbagliato in lei. - Credi che sia perfetta ora? Avresti dovuto vederla quando era più Fae che olimpionica.
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