CAPITOLO 3
Kelan Reykill era seduto nella sala riunioni a bordo della V’ager, la nave da guerra valdier di cui era comandante. Era la nave più grande e più sofisticata della loro flotta, grazie ai miglioramenti costanti apportati da suo fratello Trelon. Stava studiando accigliato i rapporti che gli erano stati consegnati.
Non era preoccupato per i rapporti riguardanti il pianeta sotto di loro. Zoran aveva già fatto loro tutte le ammonizioni del caso riguardo al pianeta primitivo su cui aveva trovato rifugio. Aveva detto loro di comportarsi con estrema discrezione, perché gli abitanti del pianeta erano ignari dell’esistenza di altre forme di vita fuori dalla loro galassia. Trelon si era già assicurato che non venissero individuati.
Kelan non era nemmeno preoccupato di quando lui, Trelon e una manciata di altri si sarebbero teletrasportati: sulla base delle informazioni contenute nei rapporti riguardo alle forze armate del pianeta, sarebbero stati assolutamente in grado di difendersi. Avrebbero potuto semplicemente teletrasportarsi di nuovo e lasciare il sistema solare prima che le forze armate sapessero della loro presenza.
No, a preoccuparlo era quello che era successo a suo fratello maggiore, Zoran. Kelan divenne rosso in viso mentre leggeva il rapporto sulla cattura e la tortura di suo fratello. Era in costante contatto con i suoi due fratelli rimasti su Valdier. Mandra e Creon sapevano che Zoran era stato catturato da un gruppo di guerrieri curizani, ma qualcosa non tornava. Erano in pace coi loro vecchi nemici da oltre un secolo. Non aveva senso.
Kelan conosceva i membri della casa reale di Curizan. Ha’ven, capo dei curizani, era il miglior amico di suo fratello Creon. Beh, per quanto Creon fosse disposto ad ammettere di avere degli amici. Kelan sapeva che Creon aveva salvato la vita di Ha’ven durante le guerre e quello era uno dei motivi per cui quella guerra era finita.
Perché mai i curizani avrebbero dovuto portare Zoran fino a una remota base militare che avevano abbandonato secoli prima? Perché volevano conoscere i segreti del rapporto simbiotico fra un guerriero valdier, il suo drago e il suo simbionte? Altri avevano cercato, in passato, di carpire quella conoscenza catturando il simbionte di un guerriero. E in tutti i casi, la cosa si era conclusa con il rapitore ucciso dal simbionte.
Era stata quella conoscenza a fornire ai capi valdier il potere di cui avevano avuto bisogno per aprire il loro pianeta agli scambi commerciali quasi trecento anni prima. Per allora, le Tre Guerre fra i sarafin, i curizani e i valdier erano quasi finite.
Erano stati firmati accordi commerciali e trattati di pace. In cambio di potenziali compagne, i valdier avevano scambiato alcuni dei loro potenti cristalli con i curizani. I sarafin avevano ricevuto la promessa che la figlia primogenita del re di Valdier si sarebbe accoppiata col figlio primogenito del re dei sarafin.
Sfortunatamente, il padre di Kelan, che aveva scritto e negoziato quel particolare trattato, non aveva informato i sarafin che le nascite di femmine erano molto rare fra i valdier, soprattutto fra i membri della casa reale. Il trattato era stato firmato oltre un secolo prima e, fino a quel momento, i valdier non avevano avuto alcun problema con i sarafin. Anzi: suo fratello Trelon visitava spesso i loro spazioporti e intratteneva importanti rapporti commerciali con loro.
Kelan si massaggiò il ventre in preda all’irritazione. Da quando suo fratello Zoran aveva presentato loro la propria vera compagna, Abby, il drago di Kelan faceva le bizze. Kelan era sempre stato orgoglioso della sua capacità di tenere sotto controllo la sua metà più primitiva, ma da quando essa aveva posato lo sguardo sul marchio draconico sul collo di Abby, convincere il drago a calmarsi era una lotta continua. La creatura voleva scendere sul pianeta e trovare la sua compagna.
Se su questo pianeta primitivo si può trovare una vera compagna, se ne può trovare anche un’altra. La mia! ringhiò infastidito il drago di Kelan. Ora vai. Trova la mia compagna.
E piantala! ringhiò rabbiosamente Kelan, abbiamo cose più importanti da fare. E poi, è improbabile trovare una compagna su questo pianeta. Lo sai com’è il nostro simbionte! È così schizzinoso che non siamo mai riusciti nemmeno a fare sesso con una femmina con quello nella stessa stanza.
Il simbionte di Kelan sollevò lo sguardo con un ringhio sommesso e mostrò i denti. Aveva assunto la forma di un enorme gattomammone, una creatura nota per sventrare le sue prede e mangiarle mentre erano ancora vive. Il drago di Kelan ringhiò a sua volta; non che la cosa servisse a granché.
Il simbionte era in grado di capire, tramite le fasce avvolte attorno alle braccia di Kelan, quello che stava facendo il suo drago, ma si limitò a sbuffare prima di abbassare la testa. Sapeva che, quando si trattava di accettare una femmina come vera compagna, se il simbionte non lo faceva, lo stesso valeva per il drago. E se il simbionte non accettava la femmina e il drago si rifiutava di alitare il suo fuoco dentro di lei, Kelan sapeva che sarebbe rimasto con un pugno di mosche. Non avrebbe mai avuto la sua vera compagna senza che tutti e tre la accettassero.
Kelan lanciò con un ringhio il rapporto sul tavolo di fronte a lui. Non aveva tempo da perdere in fantasticherie. Non aveva ancora trovato una femmina fra tutte quelle con cui era andato a letto su Valdier… nonché su Curizan, Sarafin e altri pianeti aggiunse il suo simbionte, trasmettendogli le immagini con uno sbadiglio. Kelan rispose ruggendo forte.
Il suo simbionte si alzò lentamente e si scrollò prima di voltare la testa e uscire dalla stanza. Kelan si passò le mani fra i capelli, rimpiangendo che non fosse altrettanto facile liberarsi del suo drago. La creatura lo stava lacerando dall’interno come un gattomammone che si affilava gli artigli. Doveva concentrarsi sulla situazione attuale.
Chiusi gli occhi, cercò la calma per cui era famoso prima di riaprirli con una determinazione d’acciaio che brillava in essi. Per prima cosa, doveva andare a prendere Zoran ed Abby. Poi doveva tornare su Valdier e capire cosa avessero scoperto Mandra e Creon. Infine, doveva uccidere un po’ di gentaglia. Un sorriso gli curvò le labbra mentre trovava di nuovo l’equilibrio. Il suo drago avrebbe potuto farsi una lunga doccia fredda fino a quando non avrebbero finito.