2. Mi sentii scuotere per una spalla. La testa sembrava prossima a esplodermi e non avevo idea di dove fossi. Poi, in qualche modo, ricordai. Iniziai a percepire il mondo esterno, anche attraverso le palpebre chiuse. Era giorno. Cioè, c’era luce. Ero all’esterno, per terra, ancora legata. Ipotizzai di essere ancora in mezzo al cespuglio in cui mi ero rifugiata la notte precedente. Mi facevano male le ossa e una serie di altri punti, diciamo, carnosi. Tipo abrasioni, contusioni e contratture, per capirci. Mi sentivo intirizzita e lurida, entrambe le cose. «Lo so che sei sveglia» disse una voce maschile. Socchiusi gli occhi ed emisi una sorta di gemito. Accucciato accanto a me c’era un uomo. No, aspettate. Accucciato accanto a me c’era Darien Ashtiaend. Era più meno come lo descrivevan