«Sta... barando...» gli comunicai. «Mh-mh. Lo apprezzo». Tyr mi mordicchiò leggermente il clitoride, facendomi gemere, poi si stese sopra di me. Mi guardò con quei suoi occhi azzurro-giallastri e impescrutabili. Sentii la punta del suo membro fermarsi tra le mie natiche. Lo sentii farsi largo lentamente nel mio sedere. Iniziai a gemere, perché mi faceva male, mentre mi faceva godere. Tyr mi accarezzò una guancia. Un gesto stranamente delicato dallo stesso tizio che mi stava entrando dietro millimetro dopo millimetro, con lentezza vagamente sadica. Mi fissò negli occhi e non fui più lì. Ero in un ambiente buio, fumoso. L’odore del mare era forte. Le pareti di legno. Ero stesa su una pelliccia. Eravamo anche coperti dalla pelle di un animale, perché l’aria era fredda, oltre che fumos