1 Bangkok, Thailandia-1

2043 Words
1 Bangkok, ThailandiaAll’ambasciata britannica di Wireless Road a Bangkok, Michael Adams, un funzionario pubblico di medio livello, si coprì un orecchio con la mano sinistra e batté insistentemente sul tavolo con la destra. Jenny, la sua assistente, era seduta dalla parte opposta. Guardò di sottecchi i suoi movimenti, sorrise, premette il pulsante di pausa sulle sue cuffie senza fili e aspettò che lui dicesse qualcosa. “Che chiasso. Deve per caso venire qualcuno oggi?” “No, non credo.” Quando erano da soli al lavoro, come in quel momento, le formalità potevano essere dimenticate. In fondo vivevano insieme vicino all’ambasciata e avevano in programma di sposarsi entro la fine dell’anno. Jenny allungò una mano e la appoggiò su quella di Michael. “Vuoi che telefoni da basso per chiedere?” Lui sorrise, annuì e le strinse la mano. I due stavano completando la procedura di richiesta di un visto, ma fuori dal piccolo ufficio all’ultimo piano c’era un rumore assordante, come di pale di un rotore turbinanti. Jenny allungò una mano per prendere il telefono. “Oh, tesoro, per favore…” cominciò Michael, ma non riuscì a finire la frase. Jenny non poté restituirgli quel bel sorriso. Qualcosa esplose sopra le loro teste. Il muro di pietra andò in frantumi, colpendoli dritti in faccia. Appena il lampo di luce attirò la loro attenzione, le loro mani vennero separate. La scrivania tra loro si era divisa in due, ed era stata spinta dritta attraverso il pavimento. Grossi blocchi di cemento crollarono verso di loro. Una grande esplosione scosse un piano inferiore. Chissà quale. I loro corpi vennero sbattuti contro il muro alle loro spalle. Il tetto, il soffitto caddero loro addosso. La seconda esplosione aveva dato fuoco al fusto del combustibile, avvolgendo l’intero edificio tra le fiamme. C’erano ancora alcuni sopravvissuti all’interno in quel momento, ma i due erano già morti. In un certo senso forse era meglio così, perché altrimenti avrebbero assistito alla scena infernale dei loro colleghi che venivano divorati dalle fiamme. “L’America ha più informazioni di noi?” Chiese il primo ministro Hugh Lloyd al ministro degli Esteri Richard Wilkinson durante la riunione di emergenza delle 9:30, circa 40 minuti dopo l’incidente. “No, non è stato ancora reso pubblico nulla. Probabilmente anche negli Stati Uniti non hanno alcuna teoria.” “Cosa diavolo è successo?” “Non ci sono pervenute informazioni chiare da nessuna fonte, ma si ritiene che siano stati sganciati da sopra il tetto barili-bomba pieni di esplosivo ad alto potenziale, simili a quelli che produciamo noi. Si ritiene che li abbia lanciati un pilota americano che lavorava a Bangkok, per poi irrompere nel buco con un elicottero carico di carburante, causando all’incirca lo stesso livello di danni che abbiamo subito noi.” “Quindi non ci sono sopravvissuti?” “Purtroppo. Gli unici sono stati quelli che erano in vacanza e per puro caso non si trovavano sul posto.” “Non posso crederci. Allora le ambasciate erano una accanto all’altra?” “Non proprio, ma neanche molto lontane. L’ambasciata britannica si trova su Wireless Road e quella americana è dalla parte opposta della strada, oltre l’incrocio. Entrambe sono nell’area di Lumpini, nel centro di Bangkok.” “Idiozia, pura e semplice. È come se stessero deliberatamente cercando guai.” “Certo, la si potrebbe pensare così. Tuttavia, entrambe le ambasciate erano a Lumpini fin da prima dell’invenzione degli aerei.” “Capisco… Richard, ci sono altri dettagli?” “No, per ora è tutto. Questo non sembra rappresentare un rischio per la sicurezza della Thailandia. Tutti i britannici sono morti sul colpo e le autorità thailandesi hanno transennato la scena per spegnere l’incendio. Abbiamo inviato una squadra sul posto, ma non avranno abbastanza informazioni almeno fino a domani.” “Che catastrofe, e per giunta in un anno elettorale! Con due ambasciate letteralmente una accanto all’altra, è come se fossero stati in attesa di un disastro. E sembra che non sia stata ancora annunciata alcuna rivendicazione?” “Ho ricevuto alcune telefonate, ma tutte dalle solite frange incompetenti. Potremmo avere a che fare con l’Isis o Al-Qaeda.” “Non ho sentito di alcuna connessione in Thailandia.” “Non ce ne sono. Tuttavia, esistono gruppi separatisti islamici nel sud. Al momento non è altro che un’ipotesi, ma è comunque una pista da seguire.” “Hai informato l’America al riguardo?” “Non ancora, ma conoscendoli probabilmente ci avranno già pensato.” “Va bene. In tal caso vorrei avere quante più informazioni possibili sui musulmani in Thailandia. Per favore fammi sapere quando avrai ulteriori dettagli. Sarebbe fantastico se potessi darmi qualcosa ora così posso darci un’occhiata stasera quando torno a casa. Richard, subito, per favore!” “Ricevuto. Eseguo immediatamente.” “Un’altra cosa. Vorrei tenere una riunione qui alle 3 di oggi pomeriggio. Riunisci tutti gli esperti. Incluso il Secret Intelligence Service (MI6).” “Sissignore.” Anche il sovrintendente Pao Danaranjatha, capo della polizia nazionale del Regno di Thailandia, tenne il primo incontro di emergenza sui due attacchi alle 4:30 del pomeriggio. Erano passati 30 minuti da quando aveva ricevuto la notizia delle esplosioni. Secondo i resoconti dei testimoni oculari, inclusi agenti di polizia impiegati come guardie, altri funzionari di ambasciate nella zona e residenti del posto, l’attacco all’ambasciata britannica era iniziato alle 15:48. Il turno di quella americana sarebbe arrivato appena 4 minuti dopo. I vigili del fuoco avevano riferito che gli incendi erano sotto controllo, per il momento, ma non erano riusciti a entrare negli edifici perché stavano ancora bruciando. In realtà, a voler essere pignoli, le ambasciate sono trattate come suolo straniero, quindi non ne avrebbero avuto l’autorità. Secondo i rapporti della polizia, l’area era stata transennata per timore di esplosioni secondarie, e secondo il ministero degli Affari esteri thailandese le ambasciate di Londra e Washington avevano richiesto liste di tutti i thailandesi impiegati presso le ambasciate colpite, in attesa di condividere informazioni con i governi britannico e americano non appena ne avessero ricevute da Bangkok. Il sovrintendente della polizia era stato rassicurato sul fatto che si stesse facendo tutto il possibile per far fronte alla situazione e che avrebbe ricevuto l’elenco dei dipendenti il prima possibile, entro la giornata. Sapeva per esperienza che la Thailandia avrebbe dovuto avviare un’indagine su un attacco terroristico e che anche Gran Bretagna e Stati Uniti avrebbero richiesto la libertà di condurne di proprie indipendentemente. Dato che il sito era un’area di loro responsabilità, vale a dire territorio nazionale, fintanto che ne fossero stati consapevoli e l’avessero trattato con rispetto, il sovrintendente non aveva obiezioni al riguardo. Una prima indagine era stata avviata per rintracciare il proprietario dell’elicottero. Il sovrintendente l’aveva lasciata a uno dei suoi luogotenenti e aveva iniziato a preparare il discorso per la conferenza stampa. Questa era una priorità assoluta, poiché i giornalisti dell’emittente militare Channel 7 aspettavano fuori. Doveva dire qualcosa alla svelta. Tuttavia, siccome era la prima volta che il sovrintendente si presentava sulla scena mondiale, il discorso doveva essere pronunciato in modo adeguato e dimostrare la sua competenza. In realtà, le prime notizie sull’attentato erano già state trasmesse in televisione. Testimoni oculari avevano registrato video di un elicottero che sorvolava l’ambasciata britannica per poi commettere un’atroce carneficina. Il proprietario dell’elicottero era stato facilmente riconosciuto grazie all’identificativo di chiamata sulla fusoliera: si trattava di Bangkok Aerial Photography Co., Ltd., una società locale che noleggiava elicotteri con pilota per scattare fotografie aeree. Alcuni testimoni avevano cercato di vendere i loro video, mentre altri li avevano semplicemente caricati su YouTube e mandati al mondo. Inoltre molte emittenti televisive li avevano copiati e utilizzati senza scrupoli. Il comunicato e la richiesta di informazioni del sovrintendente erano inseriti alla fine di quei notiziari. La popolazione era inorridita e indignata dal fatto che tali atrocità fossero state commesse in Thailandia, o perlomeno in un’ambasciata in Thailandia. Su un lato del grande tavolo nella sala riunioni dell’ufficio di gabinetto A, o COBRA in breve, nella residenza del primo ministro, erano sedute quattro persone: il ministro degli Esteri, il segretario alla Difesa Toby Smythe, il capo di stato maggiore e generale dell’aeronautica Sir Roderic Jones e il direttore del Secret Intelligence Service (MI6), Sir Arthur Tobin. Richard Wilkinson distribuì un foglio di carta a ogni persona presente e ne mise uno anche sul posto del Primo Ministro, che sarebbe dovuto comparire a breve. “Capo di stato maggiore, è vero che una delle persone nell’ambasciata era un suo subordinato, Michael Adams?” “Sì, è così.” “Toby, conoscevi Michael?” “Non molto bene, ma l’ho incontrato due volte. Mi ha dato l’impressione di essere un bravo ragazzo. Vorrei esprimere le mie condoglianze.” “Grazie, Toby. Era un tipo affidabile, lo dicono tutti. Ho sentito che aveva appena chiesto un congedo per potersi sposare… con una segretaria, una thailandese graziosa e di bell’aspetto.” “Silenzio!” disse a tutti il ministro degli Esteri, battendo il pugno sul tavolo. “Mi scuso per la mancanza di informazioni, ma per ora questo è tutto ciò che ho. Tuttavia, il collegamento è aperto, quindi appena avrò qualcosa ve lo farò sapere. Non c’è niente che io possa fare data la differenza di fuso orario…” “Beh, queste sette ore di differenza sono una delle informazioni più preziose nel briefing. La Thailandia ha 7 ore di anticipo.” borbottò il capo dell’MI6 con uno sguardo leggermente imbronciato. “Da quando è avvenuto, l’incidente è stato trasmesso in TV diverse volte.” “Arthur, mi dispiace. Tutti i nostri ragazzi sono rimasti uccisi nell’attacco. L’ambasciata britannica e quella americana sono state spazzate via.” Improvvisamente, la porta sul lato opposto si aprì e il Primo Ministro entrò nella stanza con i suoi aiutanti. Il Primo Ministro disse al suo entourage: “Va bene, lasciatemi qui. Dite a chi di dovere che non voglio essere disturbato durante la riunione. È un incontro della massima importanza.” Rimase qualche momento a fissare le spalle dei suoi aiutanti mentre se ne andavano. “Dunque, mettiamoci al lavoro. Richard, tu che hai convocato la sessione plenaria, avviala.” disse il Primo Ministro, prendendo in mano il rapporto generale e avvicinandoselo, scorrendo le informazioni scritte sia sul fronte sia sul retro mentre lanciava un’occhiata di sfuggita a Richard, che stava per iniziare a parlare con un leggero colpo di tosse. Il Primo Ministro, notando i tanti occhi che lo fissavano, inarcò le sopracciglia, restituì gli sguardi e allontanò l’inutile pezzo di carta. “D’accordo. Questa si può definire una riunione preparatoria, ma vorrei collaborare con tutti voi qui riuniti per sviluppare una strategia che serva da contromisura, sulla base delle limitate informazioni di cui disponiamo. Prima di tutto, vorrei informarvi che abbiamo formato una squadra composta da servizi segreti, polizia e intelligence militare, e questo pomeriggio la spediremo in Thailandia con personale chiave che fungerà da sostituto provvisorio di quello dell’ambasciata. Inutile dire che la squadra ha un passaporto con immunità diplomatica in qualità di rappresentante dell’ambasciata. Con l’aiuto delle autorità thailandesi, al team è stato fornito un ufficio in un edificio non lontano dal sito, utilizzato da VFS.Global, una società in compartecipazione governativa che include operazioni di pre-elaborazione della domanda di visto. Questo edificio non è stato preso di mira ed è in ottime condizioni. La maggior parte del personale è thailandese…” “Richard, mi scuso per l’interruzione. Intendi dire che il colpevole non ha preso di mira questo edificio perché la maggior parte del personale è thailandese?” chiese il capo di stato maggiore. “Arthur, al momento sembrerebbe di sì. Gli obiettivi erano le due ambasciate fin dall’inizio. Tuttavia vale la pena tener presente la composizione etnica del personale di un edificio che è stato lasciato fuori da questo obiettivo. Il filmato che è arrivato è attualmente in fase di analisi, ma pare che le tre bombe utilizzate fossero tutte IED, ordigni esplosivi improvvisati ricavati da fusti di petrolio da 250 litri. Sembra che il primo usato in ciascuna ambasciata fosse pieno di esplosivo ad alto potenziale e il secondo nella nostra fosse pieno di carburante con un numero di ottano elevato. Risultati simili sono stati prodotti contro l’ambasciata degli Stati Uniti facendo schiantare l’elicottero attraverso il buco aperto dall’IED”.
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