CAPITOLO V

901 Words
CAPITOLO V Non appena spedita la lettera, la signora Dashwood si dette il piacere di comunicare al figliastro e a sua moglie che si era provveduta di una casa, e che appena questa fosse pronta per esser abitata non li avrebbe più oltre disturbati con la sua presenza. Essi udirono la notizia con sorpresa. La giovane signora non disse nulla, ma suo marito espresse cortesemente la speranza che si sistemasse non lontano da Norland. Ella fu molto soddisfatta di rispondere che andava nel Devonshire. Ciò udendo, Edward si voltò di scatto a guardarla, e con una voce stupita e preoccupata, che non richiedeva spiegazioni, ripeté: “ Nel Devonshire! Davvero vanno laggiù? Così lontano? E in quale parte?”. La signora spiegò dove era situata la casa: a quattro miglia circa a nord di Exeter. “ Non è che un villinetto,” seguitò, “ma spero di vedervi molti dei miei amici. Si possono facilmente aggiungere una o due stanze; e se i miei amici non avranno difficoltà a fare un viaggio così lungo per venirmi a trovare, io certamente non ne avrò nessuna per sistemarli.” Chiuse con un invito compitissimo al signore e alla signora Dashwood di andarla a trovare a Barton, e con uno a Edward, anche più affettuoso. La recente conversazione con sua nuora, se aveva determinato la sua decisione di non restare a Norland più dello stretto necessario, non aveva prodotto su di lei il minimo effetto proprio per quello a cui tendeva principalmente. Separare Edward e Elinor era più che mai lontano dalle sue intenzioni, ed ella desiderava far capire alla giovane signora, con quell’invito tanto significativo, di non tenere in nessunissimo conto la sua disapprovazione per l’eventuale matrimonio. John Dashwood ripeté più volte a sua madre quanto gli dispiaceva che avesse preso una casa tanto lontana da Norland da impedirgli di esserle utile nel trasloco. A dire la verità, era coscienziosamente dispiaciuto del contrattempo: ché la nuova sistemazione rendeva impossibile, in pratica, proprio lo sforzo a cui aveva limitato l’adempimento della promessa fatta a suo padre. I bagagli furono mandati per via di mare. Consistevano principalmente nella biancheria, l’argenteria, il vasellame, i libri di famiglia e il bel pianoforte di Marianne. La giovane signora Dashwood vide partire il carico con un sospiro: le faceva male che i più bei pezzi dell’arredamento domestico fossero toccati proprio a sua suocera, i cui redditi erano un’inezia in paragone ai suoi! La signora Dashwood affittò la casa per un anno; era già mobiliata e a sua immediata disposizione. Non sorse nessuna difficoltà né da una parte né dall’altra; ella aspettava soltanto, per mettersi in viaggio, d’aver disposto dei beni personali a Norland e prese le decisioni per la futura sistemazione domestica; e poiché era estremamente sbrigativa nell’eseguire ciò che le stava a cuore, fu presto fatto. I cavalli che le aveva lasciato suo marito erano stati venduti subito dopo la morte di lui, ed essendosi presentata l’occasione di vendere la carrozza, ella accettò di disfarsi anche di quella dietro insistenza della sua primogenita. Se avesse consultato soltanto i propri desideri, l’avrebbe tenuta per comodità delle sue figliole, ma la prudenza di Elinor prevalse. Fu lei che limitò saggiamente a tre il numero dei domestici: due donne e un uomo, scelti senza difficoltà fra il personale già a loro servizio a Norland. Il domestico e una delle cameriere furono mandati subito nel Devonshire a preparare la casa per l’arrivo della padrona perché questa, dato che non conosceva affatto lady Middleton, preferiva recarsi direttamente al villino anziché ospite a Barton Park; e si fidava così completamente della descrizione di sir John da non provare nessuna curiosità di vedere la casa prima di insediarvisi. La sua ansia di andarsene da Norland era accresciuta anziché diminuita dalla evidente soddisfazione della nuora all’idea del suo allontanamento: soddisfazione appena appena velata da un freddo invito a rimandare la partenza. Ormai era giunto il momento per adempiere doverosamente la promessa del figlio al padre, Poiché egli aveva trascurato di farlo quando era entrato in possesso dell’eredità, sembrava che l’occasione più adatta per portarla a compimento si presentasse ora che sua madre e le sue sorelle lasciavano la casa: ma la signora Dashwood non tardò a perdere qualunque speranza del genere, e a convincersi, dall’indirizzo che prendeva sempre la conversazione, che l’assistenza promessa non andava più in là del loro mantenimento a Norland per quei sei mesi. John Dashwood parlava tanto spesso delle aumentate spese per la casa, dei perpetui salassi subiti dal suo portafoglio, ai quali, come uomo di una certa posizione sociale, era esposto al di là dell’immaginabile, che sembrava avesse bisogno di denaro lui stesso anziché essere in condizione di darne. Pochissime settimane dopo l’arrivo della prima lettera di sir John Middleton a Norland, tutto era abbastanza pronto nella nuova dimora perché la signora Dashwood e le sue figliole potessero mettersi in viaggio. Molte lacrime furono sparse da tutte loro dando l’ultimo addio a un luogo tanto amato. “ Caro, caro Norland!” Esclamava Marianne vagando intorno alla casa, l’ultima sera del loro soggiorno; “non finirò mai di rimpiangerti! Non imparerò mai a sentirmi a casa mia fuori di qui!... Oh, felice dimora, sapessi quanto soffro nel guardarti da questo punto donde forse non ti guarderò più!... E voi, alberi ben noti! Voi continuerete come al solito... Nessuna foglia appassirà perché noi ce ne andiamo, nessun ramo cesserà di ondeggiare perché noi non possiamo vedervi più!... No, voi continuerete come al solito, ignari del piacere e del rimpianto che suscitate, e insensibili a qualunque cambiamento in coloro che passeggiano sotto le vostre ombre!... Ma chi rimarrà a godere di voi?”.
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