2. Capitolo Due

1560 Words
2 CAPITOLO DUE L’energia mistica vorticava intorno a Vi, e lei la lasciò penetrare in sé mentre la guidava secondo la volontà della congrega. Rosalie, la leader, intonò l’incantesimo. L’incenso le solleticava il naso e la magia le formicolava dietro le orecchie, ma lei rimase immobile. Era da un bel po’ che non partecipava a un rituale come quello. Ne aveva sentito la mancanza. Andare in tour come membro dello staff tecnico di Mercy, una delle maggiori rockstar del mondo, era stata un’esperienza unica. Ma ora era bello essere a casa. Rosalie terminò la cantilena e attirò tutta la magia verso di sé prima di rilasciarla con una scarica di potere che spezzò il cerchio. Vi inciampò all’indietro, e non fu l’unica. Lanciò uno sguardo interrogativo a Darnell, ma lui non sembrava scosso. A quanto pareva le cose erano cambiate durante i mesi in cui era stata via. Rosalie non era così potente, prima che Vi partisse. “Stai per entrare,” disse Rosalie a Deliana, la figlia di Delia, una delle compagne di congrega di Vi. Era seduta all’interno del cerchio, vestita interamente di bianco e con una ghirlanda di foglie al collo. “Nessuna scuola potrebbe respingerti.” La ragazza sorrise, anche se sembrava ancora un po’ scioccata. “Siamo realistici. Il mio punteggio al test attitudinale non era poi così alto.” Ma Rosalie stava scuotendo la testa con un sorriso indulgente. Si fece avanti e condusse via la ragazza, rassicurandola con parole di conforto. “Avrei potuto usare un incantesimo come quello quando andavo a scuola io.” Mara urtò la spalla di Vi con la propria. “C’è da bere nella borsa frigo.” Fece un cenno verso il punto in cui avevano parcheggiato l’auto. Era un luogo comune fare magia al chiaro di luna ai margini di un bosco? Forse sì. Ma almeno c’erano degli spuntini. E il sole stava già cominciando a baciare l’orizzonte. Era prima mattina, più che notte fonda. “Quando se l’è inventato Rosalie, questo?” Vi seguì Mara in direzione della borsa frigo, attenta a non inciampare nel morbido abito della donna. Fortunatamente non c’era un dress code. A Vi erano più congeniali i jeans attillati e le giacche di pelle. Mara tirò fuori due bottiglie d’acqua e ne lanciò una a Vi. “L’anno scorso, forse? È da un po’ che ha la testa in quei nuovi libri. Abbiamo fatto cose che non immagineresti.” Quello era certamente vero. Anche se gli orizzonti di Vi ultimamente si erano ampliati parecchio. “Speriamo solo che non cominci a evocare magiche bestie oscure.” Vi rabbrividì, al ricordo. Mara sembrò confusa. “Perché dovrebbe?” Giusto. Vi non aveva giurato di mantenere il segreto dopo aver aiutato Mercy, Em per gli amici, e il suo nuovo compagno, ma non amava diffondere voci. “No, niente.” “Dovremo farne un altro per te?” chiese Mara. “Di cosa? Perché?” Vi vide che Deliana e sua madre stavano ancora parlando con Rosalie, e che Deliana non si era tolta la ghirlanda di foglie. “Non stavi pensando all’università?” “Non credo che faccia per me.” Tempo prima Vi aveva immaginato una carriera accademica, durante la quale avrebbe sepolto la testa in vecchi tomi ammuffiti e scoperto i segreti del passato. Poi la realtà della scuola le era piombata addosso e aveva cominciato a desiderare di essere ovunque tranne che lì. Mara lasciò perdere, ma solo per lanciare un’altra bomba. “Noah è tornato in città.” “Davvero?” Le era uscito un tono neutro. Il che era un bene. Non pensava a Noah da settimane. Per la maggior parte del tempo era certa di averlo dimenticato. Era passato più di un anno dalla rottura. E, per coincidenza, circa un anno da quando lei aveva iniziato ad allontanarsi dalla congrega. Lui aveva fatto lo stesso. Entrambi avevano bisogno di una pausa. Vi non riusciva a spiegarsi cosa fosse andato storto tra di loro. Fino a un certo punto era sembrato tutto a posto. Poi improvvisamente Noah aveva cominciato ad accusarla di essere una bugiarda, insistendo sul fatto che gli stesse nascondendo qualcosa. Lei sapeva che non era così. Da lì in poi era andato tutto a rotoli. Supponeva che molte relazioni finissero in modo peggiore. Ma il fallimento bruciava. Mara continuò a parlare come se Vi non stesse perdendo colpi. “Sì! Katrina e io l’abbiamo invitato a cena l’altra sera. Ha viaggiato molto. Avreste molto da raccontarvi. Tra tutti e due probabilmente avete girato mezzo mondo.” “Giusto.” Vi bevve un lungo sorso d’acqua e cercò disperatamente un pretesto per andarsene. Rosalie incrociò il suo sguardo e le fece cenno di avvicinarsi. Vi si scusò e si avviò. Deliana salutò Rosalie con un abbraccio prima di tornare alla macchina insieme a sua madre. “È bello riaverti qui,” disse Rosalie. Aveva superato la cinquantina ed era stata una buona amica della zia di Vi. Lei non riusciva a ricordare un passato in cui Rosalie non fosse stata una zia onoraria, ed era stata felicissima quando era stata eletta a capo della congrega cinque anni prima. “E per me è bello essere tornata. Mi mancava tutto questo.” Era un po’ sorpresa da quanto fosse vero. Quando se n’era andata si era sentita pronta a essere una strega indipendente, senza bisogno di una congrega e del cameratismo che ne conseguiva. Si era sbagliata. Rosalie le diede una stretta alla spalla e poi la condusse verso le auto. Vi la seguì finché non si ritrovarono nel piccolo parcheggio, abbastanza lontane da non poter sentire il mormorio delle voci degli altri membri della congrega. E nessuno poteva udire le loro. “C’è qualcosa che non va?” chiese Vi, improvvisamente preoccupata. Osservò attentamente Rosalie da capo a piedi, ma la donna sembrava più in forma che mai. Rosalie le rivolse un sorriso rassicurante. No, no, niente di cui preoccuparsi. Ma c’è una… questione… di cui volevo discutere con te.” “Certo.” Vi si appoggiò al bagagliaio della vecchia berlina argentata della donna, e attese. Rosalie lanciò un’occhiata al resto della congrega come se stesse controllando per assicurarsi che fossero ancora tutti lontani. “Sai della nostra riunione della prossima settimana. Tu ci sarai, vero?” “Con la congrega di Audra Palmer?” Rosalie annuì a conferma. “Sì, è un onore essere stata invitata.” Vi si aspettava di essere finita in fondo alla gerarchia al suo ritorno, ma Rosalie e gli altri l’avevano trattata come la strega navigata che era. Non c’era mai stato nonnismo, tra loro. “La Palmer e io abbiamo dei… trascorsi. Lei… beh, non importa. Ma significa che non voglio che ci presentiamo senza protezione.” “Senza protezione? Abbiamo la magia.” Vi emise uno sbuffo di fuoco e fumo, un vecchio trucco da due soldi che le giovani streghe imparavano per mettersi in mostra. Rosalie, ovviamente, non ne fu impressionata. “Chiamerei una congrega alleata come supporto, ma temo non farebbe che peggiorare le cose. Tu hai qualche idea?” “Vampiri?” I succhiasangue potevano essere inquietanti, ma erano fantastici in battaglia. Qualcosa nel vampirismo li rendeva meno suscettibili alla magia rispetto agli umani, alle altre streghe o ai mutaforma. Rosalie scosse la testa. “La luce del sole potrebbe essere un problema.” “Si indeboliscono e basta, non è che prendano fuoco.” Ma la leader della sua congrega aveva ragione, non era il caso di portare qualcuno con un punto debole così ovvio. “No, non penso ai vampiri. Ma credo che tu conosca qualcuno che sarebbe perfetto.” La donna guardò Vi con aspettativa. Lei si scervellò, ma non sapeva a chi Rosalie si stesse riferendo. “Ne hai conosciuto uno durante quel tour musicale,” ribadì. Vi stava già scuotendo la testa. “No, no. Assolutamente no. Sono una scelta terribile.” Andre era stato una guardia del corpo fantastica, ma non sapeva nulla di magia. “Andre non ne vorrà sapere di allontanarsi dalla sua compagna e il suo branco è completamente ignorante, non solo del mondo magico, ma di cosa significa essere mutaforma. Non possiamo aspettarci che ci proteggano da una congrega.” Rosalie si fece criptica e sorrise in un modo che mise Vi a disagio. “L’ignoranza ha i suoi vantaggi.” “Davvero?” Rosalie continuò a sorridere. Non poteva essere. “Una sola dose di energia e vanno a fondo. Un’unica strega ha quasi ucciso Andre e la sua compagna. Un’intera congrega li annienterebbe.” “Possiamo prepararli, spiegare la situazione. E io dubito fortemente che la Palmer farebbe loro veramente del male. Voglio solo avere la… possibilità di difenderci se la situazione dovesse precipitare.” Vi non poteva vincere quella battaglia. Rosalie aveva già deciso prima ancora di avvicinarla, quello era ormai ovvio. E non si trattava di qualcosa di così oltraggioso da indurre Vi ad allontanarsi di nuovo dalla congrega. Così curvò un po’ le spalle e annuì. “Chiamerò Andre e vedrò cosa possono fare lui e i suoi compagni.” Rosalie sorrise. “È bello riaverti qui.” Baciò Vi sulla fronte e se ne andò. La ragazza tirò fuori il telefono dalla tasca e lo fissò con aria torva. Sperava che la situazione non le esplodesse in faccia.
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