XIV L’indomani, svegliandosi, si disse che bisognava rispondere a Roberto. Pioveva. Essa ascoltava con languore le gocciole d’acqua cadere sulla terrazza. Viviana Bell, minuziosa e raffinata, aveva fatto mettere sulla tavola una gran quantità di carta da lettere: dei foglietti che imitavano la carta velina dei messali, e degli altri, d’un violetto pallido, punteggiati da una cenere argentea; delle penne di celluloide, bianche e leggere, che bisognava maneggiare come dei pennelli; un inchiostro iridato che, sulla pagina, si sfumava d’azzurro e d’oro. Teresa s’impazientiva per queste delicatezze e queste preziosità, male appropriate a una lettera che avrebbe voluto semplice e poco vistosa. Accorgendosi che quel nome di «amico», dato a Roberto nella prima riga, sembrava giocare sulla carta a