Il guerriero le prese di nuovo la mano e la trascinò giù per i gradini di pietra. «Cos’hai agli occhi?» chiese. Il muro si richiuse alle loro spalle. «Cosa intendi?» «Non ci vedi al buio.» «Tu sì?» Ecco spiegato come riuscisse a muoversi così velocemente nel buio pesto. «Ahi!» Batté l'alluce su una roccia. Il guerriero lanciò una maledizione a bassa voce e la prese tra le braccia. Il suo profumo la colpì come un'esplosione di calore, caldo e invitante. Tutto quello che poteva fare era non strofinare il naso contro al suo spesso collo. «Come mi hai chiamata prima?» «Talia. Sei Talia, figlia di Seke, maestro d'armi del principe Zander.» Qualcosa di viscido e freddo le si contorse nel plesso solare. Un disagio senza nome. «No. No, non sono io.» ~.~ Il piacere di portare in braccio Ta