«Emma ha avuto sempre l’intenzione di legger di più da quando aveva dodici anni. Ho visto moltissime liste, compilate da lei in varie epoche, di libri che intendeva leggere da cima a fondo, ed erano ottime liste, benissimo scelte e ordinate con gran nitidezza, talvolta in ordine alfabetico, tal altra secondo qualche altro criterio. La lista che compilò quando non aveva che quattordici anni, ricordo che faceva tanto onore al suo giudizio, che io la tenni di conto per qualche tempo; e si può star certi che ora avrà compilato una lista eccellente. Ma ho rinunziato ad aspettarmi da Emma una serie di letture metodiche. Essa non si sottometterà mai a cosa che richieda laboriosità e pazienza, e una subordinazione della fantasia all’intelletto. Laddove Miss Taylor non è riuscita a stimolare, posso affermare con sicurezza che Harriet Smith non avrà alcun effetto. A voi non è mai riuscito di persuaderla a leggere la metà di quanto desideravate. Sapete che non potevate farlo.»
«Oso dire,» replicò Mrs. Weston sorridendo, «che allora pensavo così; ma da quando ci siamo separate, non riesco a ricordarmi che Emma abbia trascurato di fare qualunque cosa io desideravo.»
«Non che io desideri di rinfrescare una memoria come quella...» disse Mr. Knightley con calore; e per un momento s’interruppe. «Ma io,» subito aggiunse, «che non ho avuto tale incanto gettato sopra i miei sensi, non posso ancora fare a meno di vedere, di udire e di ricordare. Emma è viziata per essere l’ingegno più vivo della famiglia. A dieci anni ebbe la disgrazia di riuscire a rispondere a domande che lasciavano perplessa sua sorella che ne aveva diciassette. Emma fu sempre pronta e sicura di sé; Isabella, lenta e diffidente. E dal suo dodicesimo anno Emma è stata padrona di casa e di tutti voi. Con la madre perdette la sola persona che poteva tenerle testa. Essa eredita il talento della madre, e a lei dovrebbe essere stata sottomessa.»
«Sarei stata dispiacente, Mr. Knightley, di dovermi rimettere alla vostra raccomandazione, se avessi lasciato la famiglia di Mr. Woodhouse e desiderato un altro posto; non credo che avreste detto una buona parola ad alcuno in mio favore. Sono certa che voi mi avete sempre ritenuta incapace per l’ufficio che mi era affidato.»
«Sì,» diss’egli sorridendo, «il vostro posto è meglio qui; adattissimo per moglie, ma niente affatto per governante. Ma vi preparaste ad essere una moglie eccellente tutto il tempo che foste a Hartfield. Può essere che non abbiate dato a Emma quella completa educazione che le vostre doti sembravan promettere; ma riceveste un’ottima educazione da lei, su quell’importantissimo capitolo del matrimonio che consiste nel sottomettere la propria volontà e nel fare come si è comandati; e se Weston mi avesse chiesto di raccomandargli una moglie, certamente avrei fatto il nome di Miss Taylor.»
«Grazie. Ci sarà ben poco merito nell’essere una buona moglie per un uomo come Mr. Weston.»
«Ebbene, a confessare il vero, ho paura che siate piuttosto sprecata, e, con ogni disposizione a sopportare, non vi tocchi di sopportare nulla. Però, non disperiamo. Weston potrebbe diventare bisbetico per l’eccesso stesso delle comodità, o suo figlio potrebbe tormentarlo.»
«Questo poi spero che non succeda. Non è verosimile. No, Mr. Knightley, non predite contrarietà da quella parte.»
«Oh, io no davvero. Enuncio solo delle possibilità. Non pretendo di avere il genio di Emma per predire e indovinare. Spero con tutto il cuore che quel giovanotto possa riuscire un Weston per merito, e un Churchill per patrimonio. Ma Harriet Smith... non ho ancora detto la metà di quel che voglio dire su Harriet Smith. La credo la peggior sorta di compagna che potrebbe capitare a Emma. Non sa nulla lei stessa, e considera Emma onnisciente. È in tutti i suoi modi un’adulatrice; e tanto peggio in quanto non di proposito. La sua ignoranza è una continua adulazione. Come può Emma pensare d’aver lei stessa da imparare qualcosa, mentre Harriet le offre lo spettacolo di sì deliziosa inferiorità? E quanto ad Harriet, mi azzardo a dire che neanch’essa ha nulla da guadagnare dalla conoscenza. Hartfield non farà che stuccarla di tutti gli altri posti a cui essa appartiene. Diventerà giusto abbastanza raffinata per trovarsi a disagio con coloro tra i quali la sua nascita e le sue circostanze han collocato il suo ambiente. O mi sbaglio di molto, o le dottrine di Emma non son fatte per dare fortezza d’animo, o per guidare una ragazza ad adattarsi razionalmente alle variazioni della sua situazione nella vita. Esse dan solo un’infarinatura di belle maniere.»
«O io confido più di voi nel discernimento di Emma, o mi preoccupo di più del suo benessere presente; ché non riesco a deplorare quella conoscenza. Che buona cera aveva la sera scorsa!»
«Oh, vorreste parlar piuttosto della sua persona che del suo spirito, eh? Benissimo; io non negherò davvero che Emma sia carina.»
«Carina; dite bella piuttosto. Potete immaginarvi qualcosa di più vicino alla perfetta bellezza che Emma nel suo insieme: faccia e personale?»
«Non so quel che potrei immaginare, ma confesso che di rado ho visto un volto o un personale più attraenti dei suoi. Ma io ho la parzialità d’un vecchio amico.»
«Che occhi! I veri e propri occhi color nocciola; e così scintillanti! Fattezze regolari, viso aperto, e un colorito! Oh, che fior di salute, e che altezza, che proporzioni leggiadre; che figura diritta e ben piantata! Spira salute non solo il suo incarnato, ma anche la sua aria, la sua testa, il suo sguardo. Si sente talvolta dire d’un bambino che è “il ritratto della salute”; ebbene, Emma mi fa sempre l’effetto d’essere il ritratto perfetto della salute adulta. È la leggiadria fatta persona. Non è così, Mr. Knightley?»
«Non c’è difetto che io possa trovare nella sua persona,» egli rispose. «Credo che sia tutto quel che voi dite. Amo guardarla; e aggiungerò questa lode, che non la credo vanesia della sua persona. Considerando quanto è bella, sembra che se ne occupi poco; la sua vanità è altrove. Mrs. Weston, non mi leverete di mente la mia disapprovazione per la sua intimità con Harriet Smith, o il mio timore che questa nuoccia a entrambe.»
«E io, Mr. Knightley, sono egualmente irremovibile nella mia fiducia che quell’intimità non nuoccia loro affatto. Con tutti i suoi difettucci la nostra Emma è una creatura eccellente. Dove trovare una figliuola migliore, o una sorella più affettuosa, o una amica più vera? No, no; ella possiede qualità su cui si può contare; non guiderà mai proprio male nessuno; non commetterà errori irreparabili; se Emma sbaglia una volta, cento volte è nel giusto.»
«Sta bene; non vi tormenterò più. Emma sarà un angelo e io mi terrò per me il mio malumore finché Natale porti John e Isabella. John vuol bene ad Emma con un affetto ragionevole e perciò non cieco, e Isabella la pensa sempre come lui; eccetto quando lui non ha abbastanza paura per i bambini. Son sicuro di aver la loro opinione dalla mia parte.»
«So che tutti voi le volete realmente troppo bene per essere ingiusti o duri verso di lei; ma scusatemi, Mr. Knightley, se io mi prendo la libertà (voi sapete che io ritengo d’avere un po’ del privilegio di parlare che avrebbe avuto la madre di Emma), la libertà d’avvertire che non credo che qualcosa di buono possa venire dal vostro mettervi a discutere molto tra di voi l’intimità con Harriet Smith. Vi prego di scusarmi, ma supponendo che da tale intimità si possa temere qualche piccolo inconveniente, non ci si può attendere che Emma, avendo da rispondere soltanto a suo padre, che approva interamente quella relazione, vi metta fine, finché costituisca per lei una fonte di piacere. Per tanti anni quello di dar consigli è stato il mio campo, che non potete rimaner sorpreso, Mr. Knightley, di questi strascichi del mio ufficio.»
«Oh, affatto,» esclamò lui; «ve ne sono anzi obbligato. È un ottimo consiglio, e avrà miglior sorte di quanta non ne abbiano avuta spesso i vostri consigli poiché gli darò ascolto.»
«Mrs. John Knightley s’allarma facilmente, e potrebbe angustiarsi nei riguardi della sorella.»
«Rassicuratevi,» diss’egli, «non farò scalpore. Mi terrò per me il mio cattivo umore. Ho per Emma un interesse proprio sincero. Isabella non sembra di più di mia sorella; non ha mai stimolato un interesse maggiore; forse neanche un interesse così grande. C’è dell’ansia, della curiosità in ciò che uno sente per Emma. Mi domando che ne sarà di lei.»
«E così faccio io pure,» disse con dolcezza Mrs. Weston; «moltissimo.»
«Essa dichiara sempre che non si sposerà mai, che, naturalmente, non vuol dir nulla. Ma non ho l’impressione che essa abbia mai ancora incontrato un uomo che la interessi. Non sarebbe male per lei innamorarsi molto di una persona ammodo. Mi piacerebbe di vedere Emma innamorarsi, e in dubbio se il suo amore sia ricambiato; le farebbe bene. Ma da queste parti non c’è nessuno che possa attirare il suo affetto; e si allontana così di rado da casa!»
«Sembra davvero che ci sia ben poco che per il momento possa tentarla a rompere la sua risoluzione,» disse Mrs. Weston, «e mentre è così felice a Hartfield, non posso desiderare che con tragga un legame d’affetto che creerebbe tanta difficoltà, in considerazione del povero Mr. Woodhouse. Per il momento non raccomando a Emma il matrimonio, sebbene, vi assicuro, io non intenda dir male dello stato coniugale.»
Parte del suo intento era di nascondere il più possibile certi pensieri favoriti suoi propri e di Mr. Weston in proposito. A Randalls si formulavano voti circa il destino di Emma, ma non era desiderabile farli sospettare; e la tranquilla transizione che Mr. Knightley fece subito dopo a «Che pensa Weston del tempo? Avremo pioggia?», la convinse che egli non aveva nient’altro da dire o da congetturare circa Hartfield.
Capitolo VI
Emma non dubitava affatto di non aver dato alla fantasia di Harriet una buona direzione e di non aver elevato a un ottimo fine la gratitudine della sua vanità giovanile, perché la trovò decisamente più sensibile di prima al fatto che Mr. Elton era un gran bell’uomo, dai modi simpaticissimi; e siccome non ebbe alcuna esitazione a secondare con lusinghieri accenni l’assicurazione che egli l’ammirava, ben presto confidò di creare da parte di Harriet tanta simpatia quanta permettevano le circostanze. Emma era assolutamente convinta che Mr. Elton fosse sul punto d’innamorarsi, se proprio non era già innamorato. Nei suoi confronti non aveva scrupoli. Egli parlava di Harriet, e la elogiava così caldamente, che Emma non poteva supporre che mancasse nulla che un po’ di tempo non avrebbe aggiunto. Il suo accorgersi dello straordinario miglioramento dei modi di Harriet, da quando era stata introdotta a Hartfield, non era una delle meno gradite prove del suo crescente affetto.
«Voi avete dato a Miss Smith tutto quello di cui abbisognava,» diss’egli; «l’avete resa aggraziata e spigliata. Era una bella creatura prima di venir da voi, ma, a parer mio, le attrattive che avete aggiunto voi sono infinitamente superiori a quelle che ha ricevuto dalla natura.»
«Sono lieta che pensiate che io le sia riuscita utile; ma Harriet aveva solo bisogno che si cavasse fuori quel che c’era in lei, e di ricevere pochi, pochissimi suggerimenti. Aveva in sé tutta la grazia naturale della semplicità e d’un carattere dolce. Io ho fatto ben poco.»
«Se fosse permesso di contraddire una signora...» disse il galante Mr. Elton.
«Forse le ho dato un po’ più fermezza di carattere, le ho insegnato a pensare a cose su cui non le era capitato di fissarsi prima.»
«Proprio così; questo è ciò che principalmente mi colpisce. Una tale aggiunta di decisione di carattere! Abile è stata la mano.»
«Grande è stato il piacere, v’assicuro. Non mi sono mai imbattuta in una disposizione più genuinamente amabile.»
«Non ne dubito.» E ciò fu detto con una specie di sospirante animazione, che pareva proprio d’un innamorato.
Un altro giorno essa non rimase meno soddisfatta del modo in cui Mr. Elton secondò un suo improvviso desiderio, d’avere il ritratto di Harriet.
«Vi siete mai fatta fare il ritratto, Harriet,» disse Emma. «Avete mai posato davanti a un pittore?» Harriet era sul punto di lasciare la stanza, e si fermò solo per dire, con un’ingenuità simpaticissima: «Oh, Dio, no, mai!»
Appena fu scomparsa, Emma esclamò:
«Come sarebbe delizioso possedere un buon ritratto di lei! Pagherei non so cosa per averlo. Mi sento quasi voglia di tentare io stessa di ritrarla. Non lo sapete, immagino, ma due o tre anni fa io avevo una gran passione di far ritratti, e mi provai con parecchi dei miei amici, e in genere mi si riconosceva abbastanza occhio. Ma per una ragione o per l’altra, ci rinunziai disgustata. Ma davvero quasi m’azzarderei, se Harriet volesse posare per me. Sarebbe un tal piacere possedere la sua immagine!»
«Lasciate che io vi supplichi,» esclamò Mr. Elton. «Sarebbe davvero un tal piacere! Lasciate che io vi supplichi, Miss Woodhouse, di esercitare un talento così affascinante a favore della nostra amica. So come sono i vostri disegni. Come avete mai potuto supporre che io li ignorassi? Non è forse questa camera ricca di saggi dei vostri fiori e dei vostri paesaggi? E non ha Mrs. Weston alcuni inimitabili studi di figura nel suo salotto a Randalls?»