«Bisognerebbe essere a Enscombe, e conoscere le abitudini della famiglia prima di decidere che cosa egli possa fare,» rispose Mrs. Weston. «Si dovrebbe forse usare la stessa cautela nel giudicare della condotta di qualsiasi individuo in qualunque famiglia; ma Enscombe, io credo, certo non dev’essere giudicato secondo criteri generali: quella là è così irragionevole; e ogni cosa si piega al suo volere.»
«Ma è così affezionata al nipote: è tanto il suo beniamino! Ora, secondo l’idea che mi faccio di Mrs. Churchill, sarebbe naturalissimo che mentre essa non fa alcun sacrificio per il benessere del marito, a cui deve tutto, mentre nei riguardi di lui si abbandona a continui capricci, dovesse poi spesso lasciarsi governare dal nipote, a cui non deve nulla.»
«Emma cara, non presumere, col tuo carattere angelico, di capirne uno cattivo, o di fissarne le leggi: devi lasciarlo andare per la sua strada. Non dubito affatto che egli non abbia, talvolta, considerevole influenza; ma può riuscirgli perfettamente impossibile sapere in anticipo quando sarà.»
Emma ascoltò, poi disse calma calma: «Non sarò contenta se non viene.»
«Può avere un bel po’ d’influenza in certi casi,» continuò Mrs. Weston, «e pochissima in altri: e tra questi ultimi, in cui essa è irremovibile, è molto probabile che sia proprio questa circostanza di lasciarli per venire a far visita a noi.»
Capitolo XV
Mr. Woodhouse fu presto pronto per il suo tè; e quando ebbe bevuto il suo tè si sentì pronto per tornare a casa; e tutto quello che poterono fare le sue tre compagne fu di cercare di distrarlo dall’idea che era tardi, fino alla comparsa degli altri signori. Mr. Weston era loquace e gioviale, e non disposto a lasciar partire presto gli amici; ma alla fine la compagnia in salotto ricevette un accrescimento. Mr. Elton, d’umore eccellente, fu tra i primi ad entrare. Mrs. Weston e Emma sedevano assieme su un sofà. Egli s’uni a loro immediatamente, e senz’essere neanche invitato, si sedette tra loro due.
Emma, che era pure di buon umore, per lo spasso offerto alla sua mente dall’attesa di Mr. Frank Churchill, era disposta a dimenticare le recenti scorrettezze di Mr. Elton, e a esser soddisfatta di lui come prima, e, allorché egli fece di Harriet il suo primo tema, era pronta ad ascoltare coi più amichevoli sorrisi.
Egli si professò estremamente preoccupato intorno alla bella amica di Emma, la sua bella, leggiadra, amabile amica. «Aveva notizie?... Aveva sentito nulla intorno a lei, da quando erano a Randalls? Egli provava molta ansia, doveva confessare che la natura della sua infermità l’allarmava parecchio.» E in questo stile egli seguitò a parlare per un po’ molto appropriatamente, senza badar molto alle risposte, ma in complesso abbastanza compreso del pericolo d’un brutto mal di gola; ed Emma era piena di benevolenza verso di lui.
Ma alla fine la cosa parve prendere una brutta piega; sembrò tutt’a un tratto come se egli avesse più paura che fosse un brutto mal di gola per via di lei, che per via di Harriet, più ansioso che essa evitasse l’infezione, che ansioso che la malattia non fosse di natura infettiva. Cominciò con gran calore a supplicarla di astenersi dal visitare di nuovo la camera della malata, per il momento; a supplicarla di promettere a lui di non esporsi a tal rischio finché egli non avesse veduto Mr. Perry e sentito che cosa ne pensasse lui; e benché essa cercasse di prender la cosa ridendo e di rimettere il tema sulla buona strada, non c’era verso di porre fine alla sua estrema premura per lei. Emma era seccata. Sembrava proprio - non c’era da nasconderselo - come se egli pretendesse d’essere innamorato di lei invece che di Harriet; un’incostanza, se fosse stata vera, quanto mai spregevole e detestabile! Ed essa trovava difficile non perdere la pazienza. Egli si rivolse a Mrs. Weston per implorare la sua assistenza. Non gli avrebbe dato man forte? Non avrebbe aggiunto le sue persuasioni a quelle di lui, per indurre Miss Woodhouse a non recarsi da Mrs. Goddard, finché non fosse certo che l’infermità di Miss Smith non era infettiva? Non sarebbe rimasto contento senza una promessa, non avrebbe lei esercitato la sua influenza per procurargliela?
«Così scrupolosa per gli altri,» continuò, «eppure così non curante per se stessa! Voleva che io mi riguardassi per il mio raffreddore restando oggi a casa, eppure non vuol promettere d’evitare il pericolo di prendersi lei stessa un mal di gola ulceroso! È giusto Mrs. Weston? Giudicate voi. Non ho io il diritto di lamentarmi? Son sicuro del vostro cortese sostegno e aiuto.»
Emma vide la sorpresa di Mrs. Weston, e sentì che doveva esser grande, a una preghiera che, nelle parole e nel modo, arrogava a lui il diritto di primario interesse per lei; e quanto a se stessa, era troppo irritata e offesa per aver il potere di dire direttamente qualcosa in proposito. Poté solo dargli uno sguardo; ma era uno sguardo tale che essa pensava che dovesse farlo rinsavire; indi lasciò il sofà, e andò a prender posto presso la sorella, a cui dette tutta la sua attenzione.
Non ebbe tempo di vedere come Mr. Elton pigliasse il rimprovero, tanto rapidamente sopravvenne un altro tema; poiché in quel punto rientrò nella camera Mr. John Knightley dall’aver esaminato il tempo, e si rivolse a tutti informandoli che il suolo era coperto di neve, che ancora nevicava forte, con un ventaccio di tormenta, concludendo con queste parole a Mr. Woodhouse:
«Questo minaccia di essere un esordio piuttosto vivace dei vostri impegni di quest’inverno, caro signore. Una nuova esperienza per il vostro cocchiere e i vostri cavalli farsi strada in una tormenta di neve!»
Il povero Mr. Woodhouse era muto dalla costernazione; ma ciascuno degli altri aveva qualcosa da dire; ciascuno rimase sorpreso o non sorpreso ed ebbe da rivolgere qualche domanda o da porgere qualche conforto. Mrs. Weston e Emma si misero d’impegno a rianimarlo e a distogliere la sua attenzione dal genero, che continuava a trionfare senza molta pietà.
«Ho ammirato molto la vostra risoluzione,» diceva, «nell’arrischiarvi fuori con un tempo simile, perché certo vedevate che presto sarebbe caduta la neve. Ognuno deve essersi accorto che era tempo da neve. Ho ammirato il vostro coraggio, e m’immagino che arriveremo a casa senza incidenti. Un’altra ora o due di neve difficilmente potrà rendere la strada impraticabile; e abbiamo due carrozze; se una si ribalta nella parte scoperta del pascolo comunale, ci sarà pronta l’altra. Immagino che saremo tutti sani e salvi a Hartfield prima di mezzanotte.»
Mr. Weston, con un trionfo d’altra natura, confessava che lui sapeva da qualche tempo che nevicava, ma non aveva detto nulla, perché Mr. Woodhouse non si mettesse in agitazione e si servisse di quella scusa per andarsene via presto. Che poi fosse caduta, o stesse per cadere neve in quantità tale da ostacolare il loro ritorno, codesto era solo uno scherzo; egli temeva che non avrebbero trovato alcuna difficoltà. S’augurava che la strada potesse essere impraticabile, per poterli trattenere tutti a Randalls; e con la miglior buona volontà era sicuro che si sarebbe potuto dare alloggio a tutti, e chiedeva alla moglie se non era così, che, con qualche ripiego, si poteva trovar posto per tutti, cosa che essa non avrebbe saputo come fare, conoscendo che nella casa non c’erano più di due stanze libere.
«Che s’ha da fare, cara Emma?... Che s’ha da fare?» Fu la prima esclamazione di Mr. Woodhouse, e tutto quel che egli seppe dire per qualche tempo. Si rivolgeva a lei per aver conforto; e le sue assicurazioni che non c’era pericolo, il suo fargli presente l’eccellenza dei cavalli e di James, e che avevano tanti amici intorno, gli ridettero un po’ di coraggio.
Lo sgomento della sua figlia maggiore era pari al suo. L’orrore di rimanere bloccata a Randalls, mentre i bambini erano a Hartfield, le occupava la fantasia; e immaginandosi che la strada fosse ancora appena praticabile per gente azzardosa, ma in uno stato da non ammettere alcun indugio, sollecitava che si decidesse che il padre ed Emma rimanessero a Randalls, mentre lei e il marito sarebbero partiti all’istante sfidando tutta la possibile accumulazione di neve portata dal vento che avrebbe potuto ostacolarli.
«Faresti bene a ordinar subito le carrozze, amor mio,» disse lei; «immagino che riusciremo a passare, se partiamo subito; e se ci troviamo in serie difficoltà, io posso scendere e andare a piedi. Io non ho affatto paura. Non m’importerebbe di fare a piedi metà del cammino. Potrei cambiarmi le scarpe, sai, appena giunta a casa; e non è codesto il genere di cose che mi fa infreddare.»
«Davvero!» Rispose lui. «Allora, mia cara Isabella, è il più straordinario genere di cose che ci sia, perché di solito basta un nonnulla per darti il raffreddore. Andare a piedi a casa!... Hai proprio le scarpe adatte per andare a casa a piedi, stai pur sicura. Non sarà uno scherzo neanche pei cavalli!»
Isabella si volse a Mrs. Weston perché approvasse il suo progetto; Mrs. Weston non poteva non approvare. Isabella allora andò da Emma: ma Emma non sapeva rinunziare così interamente alla speranza di riuscir tutti a partire; e stavano ancora discutendo questo punto, quando Mr. Knightley, che aveva lasciato la stanza immediatamente dopo che il fratello aveva dato notizia della neve, rientrò e disse che era uscito di casa per esaminare, e poteva assicurare che non c’era la minima difficoltà per il ritorno a casa, quando volessero, o subito o dopo un’ora. Si era spinto oltre al viale curvo delle carrozze - per un tratto lungo la strada di Highbury - in nessun punto la neve era più alta di mezzo pollice, in parecchi posti non ce n’era neanche tanta da imbiancare il terreno; ora cadevano ben rari fiocchi, ma le nubi s’aprivano, e tutto lasciava credere che presto avrebbe cessato di nevicare. Aveva visto i cocchieri, e entrambi erano d’accordo con lui che non c’era nulla da temere.
A Isabella tali notizie recarono un gran sollievo, e poco men gradite giunsero a Emma per via del padre, che immediatamente si calmò tanto a codesto riguardo quanto permetteva la sua costituzione nervosa; ma l’allarme che s’era levato non poteva venir sedato al punto di lasciarlo tranquillo finché rimaneva a Randalls. S’era rassicurato che non esisteva alcun pericolo presente per il ritorno a casa, ma nessuna assicurazione poteva convincerlo che fosse prudente di restare; e mentre gli altri facevano varie premure e raccomandazioni, Mr. Knightley ed Emma sistemaron la cosa in poche parole; così:
«Vostro padre non sarà tranquillo; perché non andate?»
«Io son pronta, se lo sono gli altri.»
«Devo suonare il campanello?»
«Sì, fatelo pure.»
E fu suonato il campanello, e si chiesero le carrozze. Pochi minuti ancora, ed Emma sperava di veder depositato alla propria casa un compagno seccante, perché rinsavisse e si raffreddasse, e di veder l’altro riacquistare il buonumore e la felicità una volta finita questa penosa visita.
Vennero le carrozze e Mr. Woodhouse, sempre la prima persona a cui pensare in tali occasioni, fu premurosamente accompagnato alla sua carrozza da Mr. Knightley e Mr. Weston; ma tutto quel che essi poteron dire non riuscì a evitare il ritorno d’un po’ d’allarme alla vista della neve che era effettivamente caduta, e alla scoperta d’una notte molto più buia di quella che s’aspettava. Aveva timore che sarebbe stata una brutta scarrozzata. Temeva che non sarebbe piaciuta affatto alla povera Isabella. E poi ci sarebbe stata la povera Emma nella carrozza dietro. Non sapeva che cosa sarebbe stato meglio fare. Dovevano tenersi vicini il più possibile; e parlò a James, che venne richiesto di andare piano piano e di aspettare l’altra carrozza.
Isabella salì dopo il padre; John Knightley, dimenticandosi che non faceva parte della loro comitiva, sali assai naturalmente dietro a sua moglie; sicché Emma trovò, venendo scortata e seguita nella seconda carrozza da Mr. Elton, che lo sportello veniva chiuso dietro di loro legittimamente, e che essi avrebbero fatto parte del tragitto da soli. Non ci sarebbe stato un momento d’imbarazzo, anzi, sarebbe stato un piacere, prima dei sospetti della giornata presente; lei avrebbe potuto parlargli di Harriet, e i trequarti di miglio non sarebbero sembrati che uno. Ma ora essa preferiva che ciò non fosse successo. Credeva che lui avesse bevuto troppo del buon vino di Mr. Weston, e si sentiva sicura che egli avrebbe voluto dire delle sciocchezze.
Per frenarlo per quanto era possibile coi suoi modi, essa stava preparandosi a parlare con calma e gravità squisite del tempo e della notte; ma aveva appena cominciato, avevano appena oltrepassato il cancello delle carrozze accodandosi all’altra vettura, che essa si senti troncar l’argomento, prender la mano, richiedere la sua attenzione, e trovò che Mr. Elton le faceva disperatamente la corte: approfittando della preziosa opportunità, dichiarava sentimenti che supponeva ben noti, sperava, temeva adorava, era pronto a morire se lei gli diceva di no; ma si lusingava che il suo ardente affetto e il suo impareggiabile amore e la sua passione senza precedenti non avrebbero mancato di ottenere qualche risultato; insomma, era risolutissimo a farsi seriamente accettare al più presto possibile.