«Fa tanto, ma tanto freddo e c’è una tale aria di neve, che se si trattasse di qualsiasi altro posto o di qualsiasi altro invito, oggi davvero cercherei di non uscire e di dissuadere mio padre d’arrischiarsi fuori; ma dal momento che ha preso questa decisione, e non pare sentire lui stesso il freddo, non ho voglia d’intromettermi, poiché so che ciò darebbe un’immensa delusione a Mr. e Mrs. Weston. Ma, parola d’onore, Mr. Elton, se fossi in voi certamente cercherei d’esimermi. Già mi sembrate un po’ rauco, e se considerate che dispendio di voce e quanta fatica vi verranno richiesti domani, penso che non sarebbe nulla di più d’una prudenza elementare rimanere a casa e aversi riguardo stasera.»
Mr. Elton prese un’aria come se non sapesse esattamente che cosa rispondere, ed infatti tale era il caso; poiché sebbene fosse molto lusingato per la cortese premura di sì bella signora, e non gli piacesse di opporsi a un suo consiglio, non sentiva la minima inclinazione a rinunziare alla visita; ma Emma, troppo presa dalle sue idee preconcette per ascoltarlo imparzialmente, o veder chiaro in lui, rimase assai soddisfatta della sua borbottata ammissione, che era «molto freddo, certo molto freddo», e continuò a camminare, rallegrandosi d’averlo disimpegnato da Randalls e di avergli assicurato la facoltà di mandare a chieder notizie di Harriet ogni ora della sera.
«Fate proprio bene,» disse; «presenteremo le vostre scuse a Mr. e Mrs. Weston.»
Ma essa aveva appena finito di parlare, che sentì che suo cognato cortesemente offriva un posto nella propria carrozza, se il tempo era l’unico ostacolo di Mr. Elton, e che Mr. Elton di fatto accettava l’offerta con pronta soddisfazione. Era cosa fatta. Mr. Elton sarebbe andato, e la sua larga e bella faccia non aveva mai espresso tanto piacere quanto in quel momento, il suo sorriso non era mai stato più pronunciato, né gli occhi più esultanti di quando poco dopo egli si volse a guardarla.
«Mah!» Disse Emma tra sé e sé, «questa è proprio strana! Dopo che io l’avevo aiutato così bene a disimpegnarsi, preferire di recarsi in società, e lasciare Harriet a casa malata! Proprio strano davvero! Ma c’è in molti uomini, penso, specialmente negli scapoli, tale inclinazione, tale passione per pranzare fuori di casa, un invito a pranzo conta tanto tra i loro piaceri, le loro prerogative, quasi i loro doveri, che ogni altra cosa passa in sottordine, e questo dev’essere il caso di Mr. Elton; un giovanotto indubbiamente stimabilissimo, amabilissimo, piacevolissimo, e innamorato di Harriet; ma pure non sa dir di no a un invito, deve pranzar fuori ogni volta che lo sollecitano. Che strana cosa è l’amore! Egli riesce a vedere pronto ingegno in Harriet, ma non vuol pranzare da solo per amor di lei.»
Poco dopo Mr. Elton li lasciò, ed essa non poté non rendergli la giustizia di sentire che c’era un bel po’ di calore nel modo in cui nominò Harriet al momento di separarsi, nel tono della sua voce mentr’egli le assicurava che si sarebbe recato da Mrs. Goddard per aver notizie della sua bella amica, l’ultima cosa che avrebbe fatto prima di prepararsi al piacere d’incontrarla daccapo, e allora sperava di dar nuove più buone; e s’allontanò sospirando e sorridendo in modo da far pendere molto in proprio favore la bilancia dell’approvazione.
Dopo qualche minuto di completo silenzio tra loro, John Knightley cominciò con:
«In vita mia non ho mai veduto un uomo più preoccupato di rendersi piacevole di Mr. Elton. Ci si mette di lena quando si tratta di signore. Con gli uomini egli sa essere posato e spigliato, ma quando deve ingraziarsi le signore ogni suo lineamento si mette a lavorare.»
«Le maniere di Mr. Elton non sono perfette,» rispose Emma «ma dove c’è desiderio di piacere, uno dovrebbe passarci sopra, e si passa sopra a un bel po’. Quando un uomo fa del suo meglio con capacità soltanto modesta, avrà vantaggio sopra la superiorità negligente. Mr. Elton ha un’indole così buona, sì perfetta benevolenza, che non si possono non apprezzare.»
«Sì,» disse Mr. John Knightley subito, con alquanta malizia, «sembra che abbia un bel po’ di benevolenza verso di te.»
«Me!» Rispose lei con un sorriso di stupore, «t’immagini che Mr. Elton faccia la corte a me?»
«M’è venuta codesta idea, Emma, lo confesso; e se a te non è mai venuta in mente prima, puoi ben rifletterci adesso.»
«Mr. Elton innamorato di me!... Che idea!»
«Non dico proprio che lo sia; ma farai bene a considerare se lo sia o meno, e a regolare il tuo contegno in conseguenza. Credo che le tue maniere con lui siano incoraggianti. Parlo da amico, Emma. Faresti bene a sorvegliarti, e a riflettere a quel che fai e a quel che intendi di fare.»
«Ti ringrazio; ma ti assicuro che sei proprio fuori di strada. Mr. Elton e io siamo ottimi amici, e nient’altro», e seguitò a camminare, divertendosi a pensare agli sbagli che spesso nascono da una conoscenza parziale delle circostanze, agli errori in cui non finiscono mai di cadere persone che si presumono giudiziose; e non molto contenta del cognato che l’immaginava cieca e ignorante, e bisognosa di consigli. Egli non disse altro.
Mr. Woodhouse aveva talmente fatto la bocca alla visita, che malgrado il crescente freddo non pareva che pensasse a ritrarsene, e alla fine partì con perfetta puntualità con la figlia maggiore nella sua carrozza, e sembrava che si accorgesse meno degli altri del clima rigido, troppo pieno della meraviglia della sua spedizione e del piacere che avrebbe dato a Randalls, per accorgersi che era freddo, e troppo bene coperto per sentirlo. Il freddo, tuttavia, era intenso; e proprio quando la seconda carrozza si mise in moto, cominciarono a cadere alcuni fiocchi di neve, e il cielo aveva l’aspetto così carico che sarebbe bastata un po’ d’aria più mite per stendere una candida coltre su tutto in brevissimo tempo.
Emma s’accorse presto che il suo compagno non era nelle migliori disposizioni. Prepararsi e uscire con un tempo simile, rinunziando ai suoi figli dopo pranzo, erano mali, o almeno inconvenienti, che non piacevano affatto a Mr. John Knightley; non s’aspettava dalla visita nulla che valesse tutto quello scomodo, e l’intera scarrozzata fino alla canonica fu da lui impiegata a esprimere la sua scontentezza.
«Un uomo,» egli disse, «deve avere un’opinione molto buona di se stesso per invitare la gente a lasciare il canto del loro focolare, e affrontare una giornataccia come questa, per venire a trovarlo. Deve ritenersi una persona quanto mai piacevole; io non mi sentirei di fare una cosa simile. È la più grande assurdità... Ora incomincia addirittura a nevicare!... Che pazzia non lasciar che la gente se ne stia tra i suoi comodi in casa... che pazzia che la gente non rimanga comodamente a casa propria quando può! Se fossimo obbligati a uscire in una serata simile per le esigenze di un dovere o di un affare, che patimento lo stimeremmo! E invece eccoci qui, probabilmente vestiti più leggeri del solito, che usciamo di nostra propria volontà, senza scusa alcuna, sfidando la voce nella natura, che dice all’uomo, in ogni cosa che si presenta alla sua vista o ai suoi sentimenti, di rimanere a casa, e di tenere al riparo tutto quel che può; eccoci qui che usciamo per spendere cinque ore noiose nella casa d’un altr’uomo, senza nulla da dire o da ascoltare che non sia stato detto e ascoltato ieri, e che non possa dirsi e ascoltarsi di nuovo domani. Andarcene con un tempo orrendo, per tornare con un tempo probabilmente peggiore; quattro cavalli e quattro servi tirati fuori solo per trasportare cinque esseri sfaccendati e tremanti in camere più fredde e peggior compagnia di quanto avrebbero avuto a casa propria.»
Emma non si sentì capace di dare il soddisfatto assenso che indubbiamente egli era abituato a ricevere, di emulare il «proprio così, amor mio», che doveva di solito essere somministrato da colei che lo accompagnava nei suoi viaggi; ma aveva abbastanza decisione per trattenersi dal dare risposta alcuna. Non poteva annuire, temeva di mettersi a discutere: il suo eroismo non andava oltre al silenzio. Lo lasciò discorrere, e accomodò i vetri della carrozza, e si ravvolse ben bene, senza aprir bocca.
Arrivarono, la carrozza voltò, fu calato il predellino, e Mr. Elton, tutto ripicchiato, nero e sorridente, fu con loro in un attimo. Emma pensò con piacere a un mutamento di tema. Mr. Elton era tutto servizievole e gaio; invero era così gaio nei suoi convenevoli, che essa cominciò a pensare che egli dovesse aver avuto su Harriet notizie diverse da quelle che erano giunte a lei. Essa aveva mandato a informarsi, mentre si vestiva per uscire, e la risposta era stata: «Lo stesso, non meglio.»
«Le informazioni che ho avuto da Mrs. Goddard,» disse lei ora, «non erano così buone quanto speravo. La risposta che ho ricevuto io è stata: “Non meglio!”»
La faccia di lui s’allungò immediatamente; e la sua voce era piena di sentimento mentre rispondeva.
«Oh, no... mi duole di aver trovato... stavo per dirvi che quando mi sono informato alla porta di Mrs. Goddard, che è l’ultima cosa che ho fatto prima di tornare a vestirmi, mi fu detto che Miss Smith non stava meglio, non stava affatto meglio, anzi stava piuttosto peggio. Molto afflitto e preoccupato... m’ero lusingato che potesse star meglio dopo il cordiale che sapevo le era stato somministrato la mattina.»
Emma sorrise e rispose: «La mia visita è servita, spero, ad alleviare la parte nervosa della sua infermità; ma neppur io so l’incantesimo per far passare il mal di gola; è davvero una infreddatura assai grave. Mr. Perry è stato da lei, come probabilmente sapete.»
«Già... me l’immaginavo... cioè... non sapevo...»
«Egli è avvezzo a curarla in simili indisposizioni, e spero che la mattinata di domani porti a me e a voi notizie più confortanti. Ma è impossibile non sentire inquietudine. Che perdita per la nostra riunione d’oggi!»
«Terribile!... Proprio così, davvero... Sentiremo la mancanza di lei in ogni momento.»
Questo era molto appropriato; il sospiro che l’accompagnò era davvero stimabile; ma avrebbe dovuto durare di più. Emma rimase piuttosto sgomenta quando solo dopo mezzo minuto egli cominciò a parlar d’altro, e con una voce che denotava in sommo grado alacrità e godimento.
«Che eccellente trovata,» diss’egli, «l’uso del vello di pecora per le carrozze! Come le fanno comode... è impossibile sentir freddo con tali precauzioni. Davvero le invenzioni moderne han reso una carrozza signorile perfettamente completa. Uno è così protetto e difeso contro le intemperie, che non un soffio d’aria può farsi strada senza averne il permesso. Il tempo finisce per non aver più nessuna importanza. È un pomeriggio freddissimo, ma in questa carrozza non ne sappiamo nulla. Ah, vedo che c’è un pochino di neve!»
«Sicuro,» disse John Knightley, «e credo che ne avremo un bel po’.»
«Tempo da Natale,» osservò Mr. Elton. «Proprio di stagione: e ci possiamo proprio ritenere fortunati che non cominciasse ieri, e non abbia impedito la riunione quest’oggi, cose che avrebbe potuto fare benissimo, poiché Mr. Woodhouse si sarebbe difficilmente arrischiato fuori se ci fosse stata molta neve per terra; ma adesso non ha nessuna importanza. Questa è davvero la stagione che ci vuole per ritrovi d’amici. Per Natale ognuno invita presso di sé gli amici e la gente non si preoccupa neanche del tempo più cattivo. Una volta in casa d’un amico rimasi bloccato dalla neve per una settimana. Nulla avrebbe potuto essere più piacevole. Ci andai solo per una notte, e non potei ripartire che lo stesso giorno una settimana più tardi.»
Mr. John Knightley prese l’aria di chi non comprendesse tale piacere, ma disse solo secco secco:
«Non posso desiderare di esser bloccato dalla neve a Randalls.»
In altre circostanze Emma avrebbe potuto trovare ciò divertente, ma adesso era troppo stupita del buonumore di Mr. Elton per aver posto per altri sentimenti. Pareva che Harriet gli fosse del tutto uscita di mente nell’aspettativa di una piacevole serata.
«Si può star certi che ci sarà un bel fuoco,» continuò lui, «e che in ogni cosa regnerà il più gran conforto. Persone incantevoli, Mr. e Mrs. Weston; Mrs. Weston poi è al disopra d’ogni elogio, e lui ha proprio le virtù che s’apprezzano, così ospitale, così amante della società; sarà una piccola riunione, ma quando le piccole riunioni sono scelte, son forse le più piacevoli di tutte. Nella camera da pranzo di Mr. Weston non ci si sta comodi in più di dieci; e per parte mia, mi piacerebbe di più, in tali circostanze, che fossimo due di meno piuttosto che due di più. Credo che sarete d’accordo con me (volgendosi a Emma con aria tenera), credo che certamente riscuoterò la vostra approvazione, sebbene forse Mr. Knightley, abituato com’è a grandi ritrovi a Londra, possa non condividere proprio il nostro sentimento.»