CAPITOLO XXII In uno dei primi giorni di maggio, sei mesi dopo la morte del signor Touchett, un gruppetto di persone che un pittore avrebbe definito ben composto, stava raccolto in una delle molte stanze di un’antica villa, situata in cima a un colle ammantato di ulivi, fuori Porta Romana, a Firenze. La villa era una costruzione lunga, dall’aspetto poco interessante, col tetto spiovente, come usano in Toscana; quel tetto che, visto da lontano, sulle colline che circondano Firenze, forma un così armonioso rettangolo, insieme ai cipressi bruni e slanciati che si elevano intorno, a tre o a quattro. La facciata guardava su un’erbosa piazzetta rurale vuota, che occupava una parte della cima, e vi si aprivano, a intervalli, poche finestre. Alla base correva una panca di pietra per sedervisi e