Ritentò ancora per tre volte, senza alcun successo: il suo comando si abbatteva inesorabilmente su di lui col massimo vigore. Dopo l’ultimo attacco, rimase a terra. Il cuore martellava tanto forte da assordarlo, era madido di sudore, nei polmoni gli sembrava che la poca aria rimasta fosse infuocata. Era esausto. Venne preso dall’avvilimento. Non era possibile riconoscere i nemici: le immagini riflesse erano tutte uguali, niente le differenziava, era solo questione di fortuna. Alla ricerca di conforto, la sua mente andò ad Astrea e, subito, l’idea che dovesse subire quelle prove lo terrorizzò. Sconvolto pensò che, probabilmente, lei era nelle sue stesse condizioni. Era indignato: come poteva Yolhair trattarla in quel modo?! Il pensiero che lei stesse soffrendo gli era intollerabile. Non av