Era Astrea che, dopo essere scesa velocemente dalla scala di sinistra, li raggiunse rapida, facendo fluttuare i lunghi lembi azzurro polvere della camicia da notte di seta e della vestaglia. Benché sconvolto per quella discussione che gli sembrava un incubo allucinante, Ares non poté fare a meno di notare quanto fosse bella. Nella fretta, la cintura si era allentata e la vestaglia di lana leggera lasciava scorgere la scollatura di pizzo écru sulla quale ricadevano i capelli sciolti, mossi dal respiro leggermente affannoso. Ammonendoli con uno sguardo, Astrea stese il braccio destro con la mano a pugno e, voltandosi prima verso gli alloggi maschili e poi quelli femminili, diresse il proprio Segno – lo splendido anello d’argento con l’Uroboros, il serpente-drago cosmico, che stringeva tra