L’Occhio di Odino Il trenta luglio, Ares si alzò presto. Aveva dormito saporitamente, recuperando in pieno le energie consumate il giorno prima, che era stato particolarmente intenso di emozioni, oltre che di impegni. Anche quel martedì non sarebbe stato da meno. Forse di più. Aprì subito le finestre che davano sul bel giardino retrostante del Nidulus, respirando a pieni polmoni l’aria fresca e fragrante. Il cielo era d’un azzurro intenso. Prometteva di essere un giorno radioso. Fece, come al solito, una lunga doccia e uno shampoo accurato: ci teneva molto alla sua igiene. Indossò jeans e maglietta e, prima di scendere a fare colazione, chiamò Astrea per salutarla, confidando che il suo conforto l’avrebbe sostenuto nell’impresa che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco. Era felice di