10.

581 Words

10.“C-che cosa...” La botta fu rapida, inaspettata, violenta. Ginzburg si portò la mano alla tempia. Sangue. Ne percepì la consistenza appiccicosa e l’odore stomachevole, dolciastro. “M-mio Dio...” Alzò gli occhi, stordito. La finestra sbatteva ritmica, e la pioggia penetrava dagli scuri spalancati, infradiciando la carta da parati e il vecchio tappeto persiano. La sentiva rimbombare nella testa come il tam tam di un’oscura danza pagana. Era un incubo. Doveva esserlo. Si raddrizzò, confuso, ma il rospo era di nuovo sopra di lui e lo fissava con occhi stolidi e folli. “Aiuto!” Barcollò contro la scrivania, cercando di ripararsi con una mano da quell’orribile arma, e intanto tastava febbrile sul ripiano di noce in cerca del cellulare. Incappò in opuscoli, libri, tagliacarte, ma il t

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