PREFAZIONE

452 Words
PREFAZIONECristiana Astori ha reso molto originale un terreno noto e frequentato, quello dei gialli ambientati nel mondo del cinema. Lo ha reso originale perché il suo stile non è classicheggiante ma nervoso e pulp, perché riflette la lezione di Quentin Tarantino (nei suoi romanzi personali reali e immaginari si mescolano – e questa non sarebbe una novità – ma soprattutto personaggi viventi fanno pessime fini – e chi scrive ne sa qualcosa – proprio come Hitler e i suoi compari in uno dei più bel film di Quentin). E poi c’è un’altra componente, altrettanto importante. Le scene d’azione sono descritte con una capacità di evocazione visiva veramente straordinaria. Gli inseguimenti, le corse in macchina, gli agguati: sembra davvero di vederli, e forse non è un caso se Cristiana si è dedicata anche al fumetto. E i particolari di ambientazione sono evocati con rara precisione. In un romanzo precedente una scena chiave si svolgeva in uno storico cinema di Torino, oggi abbattuto. Credo sia una delle poche fonti che ci può restituire le dimensioni, le caratteristiche, persino l’odore dello storico cinema Zeta d’essai. Infine, l’elemento più importante di tutti. La protagonista dei romanzi della Astori è una ricercatrice che si appassiona ai casi di film rari, sconosciuti, attorno ai quali fioriscono leggende e si intrecciano interessi sordidi e pulsioni omicide. Anche in questo caso teoricamente non si dovrebbero scorgere novità di rilievo visto che la cinefilia (quella vera, ma soprattutto quella presunta) è da tempo argomento di scrittura molto diffuso. Per la Astori però la cinefilia è un sentimento che non impedisce alle sue storie di essere pienamente contemporanee. Non c’è nostalgia, non ci sono calchi narrativi o stilemi citazionisti. C’è una storia ambientata nell’oggi, con la sensibilità di oggi e le tensioni di oggi, che scaturisce da un passato che è presente ma che è vissuto come qualcosa con cui bisogna fare i conti, ma che al tempo stesso è lontana e distante. I personaggi vivono e muoiono nell’epoca contemporanea, non c’è nostalgia, non ci sono bolle temporali. Ancora una volta il richiamo è a Quentin: pochi sanno che c’è stato un Django anche negli anni Sessanta, e il Django che porta la sua firma è coinvolgente e divertente anche per chi ignora totalmente il fatto che si tratti di un remake. È questa la forza di Quentin, è questa la forza di Cristiana Astori, presenza assolutamente unica (e notevole) nel panorama giallo contemporaneo. STEVE DELLA CASA “Tra queste pagine troverete la verità... e l’immaginazione. L’una è necessaria all’altra e viceversa; ma ognuna deve essere considerata per quello che è. Quello che vedrete potrebbe anche non piacervi, ma voi vedrete!” (Anton Szandor LaVey) Ai miei folletti Prince & Crudelia
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