L’altro balzò a tal domanda.
«Ma!... mi sembrava che Vostra Eccellenza lo sapesse meglio di chiunque.
«Io? niente affatto. V’è tuttora nella Bastiglia una quantità di detenuti che vi stanno sino dal tempo del signor di Richelieu e di cui neppure so i nomi.
«Oh! ma di me gli è tutt’altro, monsignore, e il mio vi è noto, giacchè per un ordine di Vostra Eccellenza fui trasportato dal Castelletto alla Bastiglia.
«Credete?
«Ne son certo.
«Sì.... mi pare di ricordarmene.... Non ricusaste in addietro di fare un viaggio per la regina a Brusselles?
«Ah ah! ecco dunque la vera causa! da cinque anni la ricercavo, e sciocco che sono! non la rinvenivo.
«Non vi dico già che quella sia la causa del vostro arresto, intendiamoci; vi fo soltanto questa interrogazione: non negaste di andare a Brusselles per servizio della regina, mentre avevate aderito a andarvi per servizio del defunto Richelieu?
«Appunto perchè mi ci ero recato per il defunto ministro, non potevo tornarci per la regina. Ero stato a Brusselles in una terribile circostanza. Fu all’epoca della congiura di Chalais. V’ero andato per sorprendere la corrispondenza di Chalais con l’arciduca, e già allora quando fui riconosciuto ebbi ad esser fatto in pezzi[5]. Come volevate che vi tornassi? compromettevo la sovrana, anzi che giovarle.
«Or bene, capite? ecco come sono male interpretate le migliori intenzioni, mio caro signor di Rochefort. La sovrana vide nel vostro rifiuto un rifiuto puro e semplice; aveva avuto da dolersi moltissimo di voi sotto il fu ministro, Sua Maestà la regina!»
Il gentiluomo sorrise con disprezzo.
«Precisamente perchè avevo servito bene il signor di Richelieu contro la regina, morto lui, dovevate comprendere, monsignore, che vi servirei bene contro a tutti.
«In verità, signor di Rochefort, io non sono come il signor di Richelieu che mirava all’onnipotenza; io sono un semplice ministro che non ho bisogno di servi, essendo io servo della regina. Orsù, Sua Maestà è puntigliosa, avrà saputa la vostra ripulsa, l’avrà presa per una dichiarazione di guerra, e conoscendo quanto siete uomo superiore, e in conseguenza pericoloso, mi avrà comandato, mio caro signor di Rochefort, di assicurarmi di voi.... Ed ecco in che modo vi trovate alla Bastiglia.
«Ebbene, monsignore, mi pare che se mi ci trovo per un abbaglio....
«Sì sì, tutto questo può aggiustarsi.... Voi siete capace di capire certi affari, e una volta capiti, mandarli innanzi per bene.
«Tale era l’opinione del signor di Richelieu, e la mia ammirazione per quel grande uomo maggiormente si accresce dacchè vi compiacete dirmi ch’è pure la vostra.
«È vero, soggiunse Mazzarino, il defunto ministro aveva molta politica: questa costituiva la sua superiorità su di me, che sono un uomo semplice e senza secondi fini; è quello il mio danno, di avere una franchezza addirittura francese».
Rochefort ai morse il labbro per non ridere.
«Sicchè, vengo alla sostanza: ho bisogno di buoni amici, di servi fedeli; quando dico: ho bisogno, voglio dire: ne ha bisogno la regina. Io non fo nulla se non per comando della regina, intendete? non sono come il signor di Richelieu che faceva tutto a suo capriccio. E perciò non sarò mai un grand’uomo a pari suo, ma invece sono un uomo buono, signor di Rochefort, e spero di provarvelo».
Rochefort conosceva quella voce melata in cui entrava tratto tratto un fischio simile a quel della vipera.
«Sono prontissimo a creder tutto, monsignore, ei rispose, quantunque dal canto mio abbia avuto poche prove di quella bontà di cui parla Vostra Eccellenza. Non vi dimenticate (seguitò veggendo l’impressione che cercava di occultare il ministro) che da cinque anni io sono nella Bastiglia, e non v’è niente che guasti tanto le idee come il guardare le cose dalle inferriate di un carcere.
«Ah! signor di Rochefort, vi ho di già dichiarato che non ci avevo che fare, nella vostra carcerazione.... La regina.... collera di donna e di principessa, che volete? ma passa da sè com’è venuta, e poi non ci si pensa più....
«L’intendo, monsignore, che non vi pensi più, essa che ha passati quei cinque anni nel Palazzo Reale tra le feste ed in mezzo ai cortigiani; io però che gli ho consumati in prigione....
«Ma Dio buono! caro di Rochefort, vi figurate che il Palazzo Reale sia un soggiorno molto allegro? no no: anche noi, vi assicuro, vi abbiamo avuti grandi tormenti. Ma basta, non discorriamo più di questo. Io giuoco a giuoco scoperto, al mio solito: orsù, siete dei nostri?
«Monsignore, dovete capire che non bramo di meglio; bensì, non sono più a giorno di nulla. Alla Bastiglia non si chiacchiera di politica se non con i soldati e i carcerieri, e non avete idea quanto quelle genti siano poco istruite di quel che succede. Io sono ancora al signor di Bassompierre.... È sempre uno dei diciassette signori?
«È morto, e questa è una gran perdita. Era uomo zelante per la regina, e gli uomini zelanti sono rari!
«Per Diana! lo credo, fece Rochefort, quando ne avete li mandate alla Bastiglia!
«Ma infatti, disse Mazzarino, che cosa prova la devozione, lo zelo?
«L’azione, replicò Rochefort.
«Ah! sì, l’azione, ripetè il ministro riflettendo, ma dove trovarli gli uomini da azione?»
Rochefort tentennò il capo.
«Non ne mancano mai: egli è soltanto, monsignore, che voi cercate male.
«Come, male? che volete dire, mio caro?... Dovete aver imparato di molto nell’intima vostra relazione col defunto ministro.... Ah! era un uomo sì grande!
«Vostra Eccellenza si sdegnerà se moralizzo un pochino?
«Io? mai; sapete che a me si può dir tutto; procuro di farmi amare, e non temere.
«Or bene, monsignore, nella mia prigione è un proverbio scritto sul muro colla punta di un chiodo.
«E che proverbio?
«Eccolo: Tal padrone.....
«Lo conosco: tal servo.
«No: tal servitore; egli è un piccolo cambiamento che gli zelanti di cui vi parlavo pocanzi vi hanno introdotto per loro particolare soddisfazione.
«E che significa il dettato?
«Che il signor di Richelieu seppe trovare dei servitori zelanti, e a dozzine.
«Egli! egli, punto di mira di tutti i pugnali! egli che passò tutta la vita a parare i colpi che gli si vibravano!
«Ma tanto li parò, eppure erano scagliati fortemente. E che se aveva dei buoni nemici, aveva anche buoni amici.
«Ma questo è quanto io chiedo.
«Ho conosciute delle genti, continuò Rochefort stimando giunto il momento di mantener la parola a d’Artagnan, che con l’arte loro delusero cento volte la penetrazione del ministro; genti, che senza danaro, senza appoggio, senza credito, conservarono una corona ad una testa coronata e fecero domandar grazia al ministro.
«Ma coloro che voi menzionate, soggiunse Mazzarino sorridendo fra sè perchè Rochefort arrivava dov’egli bramava condurlo, coloro non erano devoti al ministro, mentre contrastavano contro di lui.
«No, giacchè sarebbero stati ricompensati meglio; ma avevano la disgrazia di esser devoti a quella stessa regina per la quale testè domandavate dei servitori.
«Ma come potete sapere tutto questo?
«Lo so, perchè coloro erano in quell’epoca miei nemici, perchè lottavano contro di me, perchè ad essi io feci quanto male potei, perchè me lo resero meglio che poterono, perchè uno di loro con cui avevo avuto che fare più particolarmente mi diede una stoccata saranno ora sette anni: era la terza che ricevevo dalla medesima mano.... la fine di un vecchio conto....
«Ah! disse Mazzarino con somma bonarietà, se conoscessi simili soggetti!...
«Eh, monsignore! ne avete uno alla vostra porta da sei anni, e che da sei anni non avete giudicato buono a nulla.
«E chi?
«D’Artagnan.
«Quel Guascone! esclamò Mazzarino fingendosi egregiamente sorpreso.
«Quel Guascone salvò una sovrana, e fece confessare al Richelieu che in materia di abilità, d’arte e di politica, egli era uno scolare e non più.
«Davvero?
«Tal quale ho l’onore di riferire a Vostra Eccellenza.
«Raccontatemi un po’ tutto ciò, caro signor di Rochefort.
«È difficilissimo, monsignore, fece sorridendo il gentiluomo.
«Dunque, me lo racconterà da sè.
«Ne dubito.
«E perchè?
«Perchè non è un segreto suo proprio, perchè, come vi dissi, è il segreto di una grande regina.
«Ed era solo per compiere una simile impresa?
«No; aveva tre uomini, tre prodi che lo secondavano; prodi, come voi, monsignore, pocanzi ne cercavate.
«E quei quattro uomini erano uniti, voi dite?
«Come se fossero stati uno solo, come se i quattro cuori avessero balzato in un petto stesso.... E perciò, che non fecero quei quattro!
«Mio caro Rochefort, voi stimolate la mia curiosità ad un tal segno che non ve lo so esprimere. E non potreste narrarmi quella storia?
«No; ma posso dirvi una novella, una vera novella da fate, vi assicuro, monsignore.
«Oh! ditemela, signor di Rochefort, mi piacciono assai le novelle.
«Volete voi, monsignore? disse Rochefort procurando di discernere un’intenzione su quel viso accortissimo e scaltro.
«Sì, sì....
«Or bene, ascoltate. V’era una volta una regina.... regina potente, regina di uno dei più grandi regni del mondo, a cui un gran ministro voleva molto male per averle voluto prima molto bene.... Oh! non istate a cercare, non indovinereste chi era: tutto ciò accadde molti anni avanti che voi veniste nel reame dove regnava quella regina. Or dunque, venne alla corte un ambasciatore sì valoroso, sì ricco e sì elegante, che tutte le donne ne andavano pazze, e la regina stessa, senza dubbio per ricordo della maniera colla quale esso aveva trattati gli affari dello Stato, ebbe l’imprudenza di dargli un certo finimento di gioje tanto rimarchevole che non gli si poteva sostituirgliene alcun altro. Siccome il finimento veniva dal re, il ministro indusse questo ad esigere dalla principessa che le dette gioje figurassero addosso a lei alla prossima festa da ballo. È inutile dirvi, monsignore, che il ministro sapeva da fonte sicura che le gioje erano andate coll’ambasciatore, il quale era lontano lontano di là dai mari. La gran regina era rovinata, rovinata quanto l’infima delle sue suddite, giacchè decadeva da tutta la sua grandezza.
«Davvero! fece Mazzarino.
«Ebbene! quattro uomini decisero di salvarla. Questi non erano principi, non duchi, non soggetti potenti, neppur ricchi, ma quattro soldati, che avevano cuor grande, braccio buono, franca spada. Partirono. L’Eccellenza era informata della loro partenza, ed aveva impostati dei servi sulla strada per impedire ch’essi giungessero alla loro meta. Tre furono ridotti in grado da non più combattere dai numerosi assalitori; ma uno solo arrivò in porto, ferì od uccise quei che volevano arrestarlo, varcò il mare, e riportò il finimento alla grande regina, che potè ornarsene il giorno stabilito.... per cui il ministro fu lì lì per dannarsi. Che dite di quest’azione, monsignore?
«Magnifica! disse Mazzarino fattosi pensieroso.
«Or bene, io ne so dieci consimili».
Mazzarino non parlava più, rifletteva.
Scorsero cinque o sei minuti.
«Non avete più niente da domandarmi, monsignore? fece Rochefort.
«Anzi, sì.... E il signor d’Artagnan era uno di quei quattro?
«Fu esso che diresse tutta l’impresa.
«E gli altri, chi erano?
«Permettetemi di lasciare a d’Artagnan la cura di nominarveli. Erano amici suoi e non miei; egli solo avrebbe su di loro qualche influenza, ed io nemmeno li conosco pei loro veri nomi.
«Diffidate di me, signor Rochefort! Ebbene, io sarò schietto sino all’ultimo: ho bisogno di voi, di lui, di tutti.
«Cominciamo da me, Eccellenza, poichè mi avete mandato a chiamare e sono qui; poi passerete a loro. Non vi sorprenderà la mia curiosità: quando uno è in prigione non gl’incresce di sapere dove si voglia mandarlo.
«Voi, mio caro signor di Rochefort, avrete il posto di confidenza; andrete a Vincennes, dov’è prigioniero il signor di Beaufort.... Eh! che avete?...
«Ho, che mi proponete una cosa impossibile, rispose Rochefort muovendo la testa con sommo dispiacere.
«Come, impossibile! e perchè è impossibile?
«Perchè il signor di Beaufort è amico mio, o piuttosto io sono amico suo.... vi dimenticate che fu egli che garantì per me alla regina?
«Da quel tempo in poi, è nemico dello Stato.
«Sì, può darsi; ma siccome io non sono nè re, nè regina, nè ministro, non è nemico a me, e non posso accettare la vostra offerta.
«È questa quella che chiamavate devozione? me ne congratulo con voi! la vostra non vi obbliga a molto, no!
«E poi, monsignore, comprenderete che uscire dalla Bastiglia per entrare a Vincennes non è altro che mutar carcere.
«Dite subito che siete del partito di Beaufort, e userete più schiettezza.
«Sono stato rinchiuso tanto tempo che son di un sol partito, cioè di quello dell’aria aperta. Impiegatemi a tutt’altro, speditemi con qualche missione, occupatemi attivamente, ma sulle strade maestre se si può!
«Caro signor di Rochefort, seguitò Mazzarino in atto beffardo, il vostro zelo vi trasporta; vi tenete tuttora per giovinotto perchè il cuore c’è sempre, ma vi mancherebbero le forze. Date retta a me, quel che adesso vi abbisogna è il riposo.... Olà! qualcuno!
«Non decidete dunque nulla, monsignore?
«Al contrario, ho deciso».
Venne Bernouin.
«Chiamate un usciere, disse il ministro, e restate vicino a me», continuò più adagio.
Entrò l’usciere. Mazzarino scrisse poche parole e gliele consegnò. Indi fece col capo un saluto, dicendo:
«Addio, signor di Rochefort».
Rochefort fe’ un inchino rispettoso.
«Vedo, monsignore, che mi devono ricondurre alla Bastiglia.
«Avete una grande intelligenza!
«Io ci torno; ma ve lo ripeto, avete torto di non volere impiegarmi.
«Voi! l’amico de’ miei nemici!
«Che volete? dovevate farmi nemico dei vostri nemici.
«Credete che non vi siano altri che voi? statene persuaso, ne troverò che vagliano da quanto voi.
«Ve lo auguro, monsignore.
«Va bene; andate, andate.... Appunto, è inutile che mi scriviate più, signor di Rochefort, le vostre lettere sarebbero lettere perdute.
«Ho cavato i marroni di sul fuoco! brontolò ritirandosi il gentiluomo, e se d’Artagnan non è contento di me quando or ora gli racconterò l’elogio che di lui ho fatto, bisogna che sia molto difficile.... Ma dove diamine mi conducono?»
Egli è che Rochefort veniva guidato per la scala piccola anzi che passare nell’anticamera ove lo attendeva d’Artagnan. Nel cortile trovò la sua carrozza e i suoi quattro uomini di scorta, ma invano cercò dell’amico.
«Ah ah! disse fra sè, ecco un gran cambiamento di cose, e se v’è sempre egual quantità di plebe per le vie, procureremo di provare al Mazzarino che siamo tuttora buoni ad altro, grazie a Dio, che a custodire un prigioniero».
E Rochefort saltò in carrozza, leggiero e svelto come se avesse avuto venticinque anni.