11. Keve Arcian era come Galia lo ricordava. Ampie ali dalle penne blu scuro, penne in testa – o piume, era difficile a dirsi – alto, imponente, tutt’altro che umano. Quella chimera impossibile si sedette in poltrona e si lasciò graziosamente servire un tè dalle mani di Galia in persona. «Grazie di aver trovato un po’ di tempo per me, Eletto» iniziò Galia. Come si aspettava, lui le ricordò che erano parenti e che poteva chiamarlo per nome. Poi aggiunse: «Se devo essere onesto, ho seguito con un certo interesse l’evolversi dei tuoi affari nel settore minerario». Che li avesse seguiti era logico, ma non scontato. Logico, perché gli affari degli Arcian servivano a foraggiare la sua carriera politica, ogni qual volta Keve aveva bisogno di sostegno. Ma non scontato perché spesso gli appart